Bari, 12/10/2009
Visita al penitenziario di Brindisi. La relazione di Manni
Una nota del capogruppo regionale di Rifondazione comunista, Piero Manni, a seguito della visita nell'Istituto penitenziario di Brindisi, effettuata il 9 ottobre insieme al segretario di federazione del PRC di Brindisi, Gino Gianfreda.
“La Direzione non ha potuto compilare il questionario che avevamo preventivamente inviato, a seguito di disposizione del Provveditorato regionale il quale (su sollecitazione del Direttore dell'Istituto di Bari dottor Sagace, credo di poter dedurre da una serie di indizi) ha richiesto un parere al Dipartimento ministeriale dei penitenziari. Dipartimento che ponziopilatescamente ha scritto che la decisione è di competenza del Provveditorato regionale. In questo kafkiano scaricabarile, va segnalato che i dati richiesti sono tutti di pubblico dominio e assolutamente non soggetti a segreto né riservatezza. La spiegazione sta nel fatto che ci sono dirigenti (non solo militari ma anche civili) convinti della separatezza del carcere rispetto al contesto sociale, e che meno la società si interessa del carcere meglio è. Il comandante militare di uno degli istituti da me visitati, ha reagito con veemenza al mio impegno di sollecitare la nomina del garante per i detenuti previsto da una legge regionale, affermando che noi politici andiamo lì a procurare ulteriori fastidi a chi opera nel carcere. Per questa ragione, i dati di seguito riportati sono approssimativi.
1. L'edificio, interno alla città, risale agli anni Trenta del '900, ha una sezione ristrutturata e adeguata alla normativa vigente nel 2005. Si rileva una certa trascuratezza nella manutenzione (vetri rotti), dovuta alla mancanza di risorse. C'è una gravissima carenza di spazi per le attività.
2. La capacità ricettiva della struttura è di 89 persone; ci sono alla data del 9 ottobre 155 detenuti presenti, tutti maschi. Circa 20 sono stranieri, in prevalenza nordafricani e Rumeni. Non è presente nessun mediatore culturale né linguistico: se un cittadino straniero non conosce l'italiano, non ha possibilità di comunicare. Gli Italiani sono quasi tutti pugliesi, qualche campano.
3. Le celle della parte ristrutturata sono grandi circa 10 metri quadri, e quasi tutte con quattro ospiti: non è dunque rispettato il parametro dei quattro metri pro capite previsto dalla normativa vigente. Ciò significa che i detenuti passano il loro tempo di cella (20 ore quotidiane) prevalentemente stesi sulle brande, in quanto nello spazio non occupato dai letti è disagevole muoversi in quattro. L'arredo non è completo di un armadietto e un pensile a testa, come previsto. Ogni cella è dotata di doccia. Le celle della parte non ristrutturata, nemmeno in condizioni di normale presenza, rispondono ai criteri di superficie previsti dalla legge e hanno docce comuni.
4. Non ci sono corsi professionali né attività di formazione. Per i corsi professionali, c'è da rilevare che il trasferimento di competenze dalla Regione alle Province, ha provocato una situazione di confusione burocratica che le grandi organizzazioni riescono tranquillamente a superare ma che penalizza fortemente i piccoli enti ed in particolare quelli già non molto motivati degli istituti penitenziari. Rifondazione comunista solleciterà un'attenzione di consulenza da parte di Regione e Province in questo senso. L'anno scorso c'era un corso di scuola primaria, che quest'anno non può partire per mancanza di spazi; c'è una stanza disponibile ma manca del pavimento e non ci sono risorse per sistemarla. I mezzi di comunicazione possono lanciare un appello affinché un'azienda edile, magari utilizzando una rimanenza di magazzino, provveda alla sistemazione?
In conclusione di questo striminzito punto, nel carcere giudiziario di Brindisi non si svolge alcuna attività di formazione, non è presente alcun trattamento di risocializzazione dei detenuti, contrariamente a quanto prevedono la nostra Costituzione e il diritto penitenziario.
5. Sanità, la quale è oramai competenza totale del Sistema sanitario nazionale. Il presidio sanitario del carcere ha spazi sufficienti ed un organico quasi completo: vi operano sei medici più il dirigente, nonché cinque infermieri; è assicurata la presenza costante per tutta la settimana e per 24 ore quotidiane del personale. I medici presenti mi informano che non ci sono problemi né tempi lunghi nella fornitura dei farmaci, ed anzi che la farmacia del "Perrino", competente per le forniture, si adopera su questo punto anche nei casi in cui risulti sprovvista dei farmaci richiesti. Il punto dolente sta nella specialistica, per la quale bisogna ricorrere sempre all'esterno, anche per casi semplici, quali l'estrazione o l'otturazione di un dente: ciò comporta tempi lunghi nonché un dispendio inutile di personale di custodia per l'accompagnamento.
Fino a prima della ristrutturazione esistevano le attrezzature necessarie ad un gabinetto dentistico e a un laboratorio radiologico (cure dentarie e radiografie sono le due prestazione maggiormente richieste), attrezzature che sono andate disperse e mai più rimpiazzate. Ci siamo impegnati a sottoporre la questione al direttore generale della ASL, Rodolfo Rollo, persona la quale, anche per la sua provenienza dal volontariato, è attenta e sensibile ai problemi della marginalità e dell'emarginazione. Inoltre è presente per cinque giorni alla settimana un infermiere del SERT, per la somministrazione del metadone a circa 20 detenuti in trattamento. Il sabato e la domenica il trattamento è assicurato, su base volontaria, dal personale sanitario interno”.
COMUNICATO SERVIZIO STAMPA CONSIGLIO REGIONALE PUGLIESE
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