S. Pietro V.co, 13/04/2012

Musio, Ancora e Manca su ambiente e criminalità

In un momento storico in cui è forte, penetrante, diffuso il sentimento di ostilità della società verso i partiti e, di riverbero, verso la politica, la sterile guerra dei manifesti e dei comunicati a cui quotidianamente assistiamo, nonché la eterna disputa dei torti e delle ragioni tra chi governava ieri e chi governa oggi non può interessare in alcun modo i cittadini, attanagliati come sono da quotidiani problemi, spesso drammatici, di sopravvivenza.
Crediamo sia necessario abbandonare ogni sterile personalismo, imperante in questi lunghi anni, riportando l’attenzione alla gamma dei problemi più importanti e la cui soluzione diviene decisiva per lo sviluppo della nostra città, col fine ultimo di ricongiungere cittadini e politica in un’unica cornice di condivisione sociale e collettiva Ambiente e criminalità sono senz’altro due tra i problemi che destano maggiore preoccupazione.
E’, difatti, quotidiana per il cittadino la sensazione di precarietà ambientale e di insicurezza.
Questi due problemi vanno affrontati con efficacia e competenza.

E’ indubbio che l’inquinamento del territorio sanpietrano sia largamente dovuto ai veleni provenienti dall’apparato industriale brindisino, oggi individuato soprattutto nella centrale a carbone di Cerano, così come in un non lontano passato e fino agli anni ’80, era legato ai veleni generati dal polo petrolchimico.
E’ inconfutabile che i veleni di ieri, sommati a quelli di oggi, stanno imprigionando la fascia Sud della Terra di Brindisi, e San Pietro Vernotico in prima fila, in un “accumulo sanitario” di patologie divenuto medio tempore insostenibile; e tale assunto è di tal evidenza da non richiedere ulteriori indagini epidemiologiche di conferma, ove mai non fossero sufficienti quelle effettuate nel tempo dal Ministero della Salute e quelle recenti locali, di indubbio pregevolezza scientifica.
Ovviamente, qualunque ulteriore contributo, organizzato, sollecitato e/o offerto, idoneo a monitorare la condizione della salute della popolazione dell’area a rischio di crisi ambientale, va adeguatamente sostenuto.
Ma bisogna, preliminarmente, azzerare una costante “ipocrisia di Stato”, che continua a riverberare effetti perversi anche sull’area a rischio di Brindisi!
C’è da chiedersi se, per esempio, era proprio necessario attendere l’indagine sanitaria promossa dalla Procura, per ritenere Taranto un problema ambientale e sanitario nazionale! Ciò che a noi preme mettere in luce – in ambito locale - non è tanto la modalità, a dire il vero, solitaria e monastica, dell’improvvisa iniziativa giudiziaria minacciata del Sindaco nei confronti dell’Enel che, a nostro sommesso parere, pure avrebbe richiesto la ricerca preventiva di un parere, di un contributo e di un sostegno da parte delle associazioni, delle varie organizzazioni sociali e della piena condivisione da parte della popolazione.
Ravvisiamo, invero, il rischio di un inevitabile leguleico destino da Don Chichiotte in capo all’incolpevole Legale del Comune, mandato allo sbaraglio a inseguire nelle sedi civili e penali i dirigenti dell’Enel, non riuscendo ad individuare una valida e concreta via giudiziaria nel seno della delibera con la quale la Giunta Comunale ha conferito tale ingrato compito.
In ogni caso, laddove si intenda perseguire su questa strada, la via “giustizialista” decisa in solitudine dal Sindaco avrà il suo corso nelle sedi proprie.
A noi preme invece l’aspetto politico e sociale e ci chiediamo come affrontare e risolvere il problema del carbone!
Suggeriamo perciò al Sindaco di leggere e/o di rileggere le due sentenze emesse dal Tar di Lecce in decisione del giudizio tra Edipower ed Enel contro la Provincia di Brindisi (N.4090/2006 e N.617/2007). In esse si puntualizza in modo definitivo che la disciplina dell’esercizio delle centrali termoelettriche, e i relativi limiti di emissione, sono materie di esclusiva potestà legislativa statale.
E poiché a noi sembra prioritariamente opportuno preoccuparci del carbone che respiriamo, più che del mero risarcimento dei danni che esso produce – comunque benvenuto, a condizione che esso non diventi moneta di scambio per una ulteriore legittimazione del consumo attuale di carbone - ne consegue che occorre trarre dalle esperienze storiche, soprattutto da esse, una lezione definitiva che è così riassumibile: il cambiamento della grave situazione di disagio ambientale e sanitario (e, conseguentemente, anche economico) che la città vive, anche e soprattutto a causa della centrale di Cerano, lo si può perseguire unicamente attraverso la via politica, certamente non nelle aule di giustizia.
A tal fine, rammentiamo l’esperienza maturata in occasione della Convenzione tra Enel e il Governo nel 1996, e quella sul Combustibile da Rifiuti e sul Porto industriale in questi ultimi anni, perfezionate attraverso il concerto delle iniziative di cittadinanza attiva locale e di quelle istituzionali a livello regionale.
A tal punto, chiediamo pubblicamente al Sindaco perché sino ad oggi non ha inteso sostenere – così come non l’ha sostenuta, per la verità, nessun consigliere provinciale - la proposta del Presidente della Provincia di metanizzare un gruppo della centrale, al fine di ridurre sensibilmente il consumo di carbone, chiamando a raccolta, per questo obiettivo, tutte le associazioni, i Sindaci e le popolazioni della zona?!
Noi non dobbiamo e non vogliamo rassegnarci più a convivere per sempre con il carbone! Basta!
Crediamo che sia un nostro diritto pretendere il metano a Cerano, stanchi dei disastri procurati per anni e anni da tanto carbone!
Ma per rivendicare questo diritto – si rammenti - occorre costruire un fronte politico, istituzionale e sociale che funga da valido impulso verso istituzioni e potentati economici, indubbiamente refrattari ad ogni iniziativa fonte di maggior costo di impresa.

In secondo luogo, ci preme accendere i riflettori sul tema dell’ordine pubblico a San Pietro.
Ci duole constatare che, a distanza di un anno dalla richiesta avanzata dall’Associazione Antiracket “Sviluppo e legalità”, non è stato ancora predisposta la trattazione in Consiglio Comunale dell’istituzione di un “Osservatorio dei fenomeni di illegalità”.
Procedere ad una ricognizione della situazione dell’ordine pubblico è assolutamente necessario, non ritenendo affatto appaganti e risolutivi gli esiti dei processi che hanno smantellato l’organizzazione -tutta?- che in questi anni ha messo a ferro e fuoco la città.
Peraltro, recenti episodi dicono che la storia forse non è finita e che la guardia va tenuta alta.
Anche su questo tema, occorre ricordare che la repressione e la giustizia hanno strumenti, organismi, sedi e percorsi propri. A noi interessa studiare gli aspetti e le condizioni ambientali – sociali, economiche e politiche - che possono concorrere a determinare quel disagio, fonte molte volte dei fenomeni di devianza sociale e di quel diffuso senso di insicurezza che si respira ancora a San Pietro Vernotico.
Persistono ombre e zone grigie del passato che condizionano il presente? O siamo in presenza di fenomeni sconosciuti, assolutamente nuovi e agli albori? E le stesse perduranti opacità politiche, con il loro esempio negativo, continuano a perpetuare una ipoteca negativa sul futuro, per quegli insani e devianti processi imitativi che possono trovare terreno fertile nel diffuso e crescente disagio economico-sociale, colpendo personalità più fragili e più permeabili alla non legalità?
Queste domande non hanno avuto mai risposta, e sicuramente non potevano trovarla nei processi celebrati, contestualizzabili nella storia e nella vita sociale e politica del paese di questi anni.
Anche per questo è urgente, a nostro avviso, l’istituzione di un Osservatorio, capace di realizzare una analisi in tempo reale ed a tutto campo di tali fattori, per meglio prevenire ogni forma di devianza, riducendo se non eliminando cause di fenomeni a cui purtroppo il nostro paese si è dimostrato storicamente e ciclicamente predisposto.
Lo chiediamo come semplici cittadini di San Pietro Vernotico, senza sbandierare vessilli politici né di appartenenza partitica, unicamente animati dall’esigenza di assicurare alle nuove generazioni un futuro migliore di quello che ci tocca vivere.
Lo facciamo in qualità di coautore della Convenzione del ’96 (Ernesto Musio), in qualità di consigliere comunale coestensore dell’Ordine del Giorno scaturito dal Consiglio Comunale monotematico in materia di criminalità organizzata (Daniele Ancora) e in qualità di Presidente dell’Associazione Antiracket “Sviluppo e legalità” (Ermanno Manca).

Ernesto Musio, Ancora Daniele, Ermanno Manca