November 6, 2025

Il recente dissequestro di oltre 800 piante di canapa sativa light da parte del Tribunale del Riesame di Brindisi conferma un dato ormai evidente in tutto il Paese: la giustizia continua a “smontare”, caso dopo caso, l’impianto repressivo del Decreto Sicurezza. Non è il primo episodio, e certamente non sarà l’ultimo, in cui i tribunali riconoscono le legittimità di coltivazioni avviate nel pieno rispetto delle normative europee e delle filiere certificate. A sconfessare il sopra citato decreto sicurezza risulta fondamentale anche la sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione del luglio 2019, richiamata nelle diverse sentenze dei Tribunali che acclarano i principi generali del diritto.

 

Dunque, il Decreto Sicurezza, nella sua impostazione più rigida e ideologica, sta producendo danni concreti anche nel settore agricolo: blocca investimenti, scoraggia l’innovazione in agricoltura, alimenta un clima di sospetto verso produttori che operano nella legalità e nella trasparenza. In nome di una “sicurezza” mal interpretata, si colpisce una coltura che, tra l’altro, ha applicazioni virtuose nei settori del tessile, dell’edilizia green, della bioedilizia, della farmaceutica, dell’alimentare e della medicina.

 

Questa impostazione, quindi, non solo è in contrasto con la giurisprudenza prevalente, ma anche con le politiche europee, che puntano a diversificare le coltivazioni, ridurre l’impianto ambientale e garantire la sostenibilità economica ai territori rurali. In Europa la canapa è considerata una straordinaria leva per l’economia circolare. In Italia, invece, è ancora trattata come un problema di ordine pubblico.

 

A pagarne le conseguenze sono soprattutto i piccoli produttori, che rappresentano l’80% circa del tessuto agricolo del nostro Paese. Molti di loro avevano trovato nella canapa una risposta concreta alle difficoltà economiche, alle crisi climatiche e alla marginalizzazione dei territori interni. È opportuno, oltretutto, sottolineare che la canapa light non è solo una pianta. È un settore che coinvolge circa trenta mila addetti, tremila aziende e un indotto economico che supera i due miliardi di euro. Ed invece di incentivare un settore in crescita, il Governo contribuisce ad alimentare disoccupazione agricola e abbandono delle campagne con norme, qual è il Decreto Sicurezza, che producono incertezza e paura. È una scelta incomprensibile, miope, e in palese contraddizione con gli obiettivi di sostenibilità, coesione e rilancio delle aree rurali.

 

ALPAA in tutte le sue articolazioni, denuncia con decisione l’avversato Decreto Sicurezza che si conferma, oltretutto, anacronistico e deleterio anche in questo caso, criminalizzando ciò che altrove è motore di sviluppo. È necessario ed urgente che il Parlamento e il Governo avviino una revisione del quadro normativo, partendo dal riconoscimento pieno della coltivazione della canapa che ha scopi legittimi, ovvero identificando tale produzione come coltura legale, utile e strategica.

 

La sicurezza vera si costruisce con il lavoro, la legalità, la conoscenza. Non con la repressione cieca. Motivo per cui, si adotterà ogni utile iniziativa a difesa degli interessi legittimi dei produttori/lavoratori interessati.

 

 

ALPAA PUGLIA

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