Il recente dissequestro di oltre 800 piante di canapa sativa light da parte del Tribunale del Riesame di Brindisi conferma un dato ormai evidente in tutto il Paese: la giustizia continua a “smontare”, caso dopo caso, l’impianto repressivo del Decreto Sicurezza. Non è il primo episodio, e certamente non sarà l’ultimo, in cui i tribunali riconoscono le legittimità di coltivazioni avviate nel pieno rispetto delle normative europee e delle filiere certificate. A sconfessare il sopra citato decreto sicurezza risulta fondamentale anche la sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione del luglio 2019, richiamata nelle diverse sentenze dei Tribunali che acclarano i principi generali del diritto.
Dunque, il Decreto Sicurezza, nella sua impostazione più rigida e ideologica, sta producendo danni concreti anche nel settore agricolo: blocca investimenti, scoraggia l’innovazione in agricoltura, alimenta un clima di sospetto verso produttori che operano nella legalità e nella trasparenza. In nome di una “sicurezza” mal interpretata, si colpisce una coltura che, tra l’altro, ha applicazioni virtuose nei settori del tessile, dell’edilizia green, della bioedilizia, della farmaceutica, dell’alimentare e della medicina.
Questa impostazione, quindi, non solo è in contrasto con la giurisprudenza prevalente, ma anche con le politiche europee, che puntano a diversificare le coltivazioni, ridurre l’impianto ambientale e garantire la sostenibilità economica ai territori rurali. In Europa la canapa è considerata una straordinaria leva per l’economia circolare. In Italia, invece, è ancora trattata come un problema di ordine pubblico.
A pagarne le conseguenze sono soprattutto i piccoli produttori, che rappresentano l’80% circa del tessuto agricolo del nostro Paese. Molti di loro avevano trovato nella canapa una risposta concreta alle difficoltà economiche, alle crisi climatiche e alla marginalizzazione dei territori interni. È opportuno, oltretutto, sottolineare che la canapa light non è solo una pianta. È un settore che coinvolge circa trenta mila addetti, tremila aziende e un indotto economico che supera i due miliardi di euro. Ed invece di incentivare un settore in crescita, il Governo contribuisce ad alimentare disoccupazione agricola e abbandono delle campagne con norme, qual è il Decreto Sicurezza, che producono incertezza e paura. È una scelta incomprensibile, miope, e in palese contraddizione con gli obiettivi di sostenibilità, coesione e rilancio delle aree rurali.
ALPAA in tutte le sue articolazioni, denuncia con decisione l’avversato Decreto Sicurezza che si conferma, oltretutto, anacronistico e deleterio anche in questo caso, criminalizzando ciò che altrove è motore di sviluppo. È necessario ed urgente che il Parlamento e il Governo avviino una revisione del quadro normativo, partendo dal riconoscimento pieno della coltivazione della canapa che ha scopi legittimi, ovvero identificando tale produzione come coltura legale, utile e strategica.
La sicurezza vera si costruisce con il lavoro, la legalità, la conoscenza. Non con la repressione cieca. Motivo per cui, si adotterà ogni utile iniziativa a difesa degli interessi legittimi dei produttori/lavoratori interessati.
ALPAA PUGLIA
