La lettera di Legambiente Brindisi è una fotografia lucida delle criticità e delle opportunità del nostro territorio. Condivido pienamente la necessità di riportare Brindisi al centro delle politiche regionali dopo anni in cui questa provincia è stata marginalizzata, perdendo istituzioni, presidi strategici e capacità di incidere sui processi decisionali. Il mio impegno è quello di restituire a Brindisi una rappresentanza forte e autorevole, capace di dialogare con il Governo e con la Regione su basi di parità, serietà e competenza.
Un tema cruciale riguarda l’Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale e il Sito d’Interesse Nazionale. Le bonifiche non possono più essere promesse da convegno: devono diventare opere pubbliche vere, con tempi certi, responsabilità definite e monitoraggio continuo. Senza bonifiche non esiste né sviluppo industriale né turismo sostenibile né qualità della vita. Le risorse ci sono, ma serve la volontà politica di concentrarle, non disperderle. La Regione deve pretendere dal Governo un piano di risanamento ambientale dedicato a Brindisi, proporzionato al peso che questo territorio ha avuto nella storia industriale nazionale.
Nel Polo Energetico, oggi viviamo una fase di forte ambiguità. Si parla di decine di progetti, di investimenti miliardari, del “più grande impianto di accumulo green al mondo”, ma non si chiarisce nulla sul destino dei lavoratori di Cerano, né si esclude con trasparenza l’ipotesi di tecnologie non compatibili con il futuro del territorio. Lo dico con chiarezza: Brindisi deve essere completamente estranea a qualsiasi ritorno, esplicito o mascherato, al nucleare. Gli italiani lo hanno già bocciato due volte con altrettanti referendum, e Brindisi ha pagato un prezzo altissimo a un modello energetico imposto dall’alto. L’unica transizione accettabile è quella delle energie pulite, diffuse, partecipate e integrate con la comunità.
Nel Polo Chimico, ritengo che si debba andare alla chiusura del craking, e valutare in chiave moderna le nuove iniziative che VERSALIS ha il dovere, verso i lavoratori e verso i cittadini tutti, di presentare, dopo aver tratto per decenni enormi guadagni dal territorio, puntando su iniziative compatibili con ambiente e salute, che valorizzi economia circolare, recupero di materia, tecnologie sostenibili e occupazione locale stabile. La Regione deve assumere un ruolo guida nei tavoli nazionali, con un indirizzo chiaro: non permettere che scelte industriali calate dall’alto desertifichino un comparto essenziale per l’identità economica del territorio.
Sul tema dell’emergenza idrica, la proposta del progetto “Green Independence” e l’ipotesi di utilizzare le infrastrutture idrauliche della centrale di Cerano meritano attenzione, ma anche prudenza. Un impianto di desalinizzazione può essere una soluzione utile in un contesto di cambiamenti climatici e scarsità di risorse, ma deve essere alimentato esclusivamente da energia rinnovabile prodotta localmente, e deve evitare qualsiasi ulteriore impatto sulla falda, già gravata da decenni di pressione oltre che dalle gravi problematiche create dalla realizzazione del nastro trasportatore, profondo circa 40 metri, che a mio avviso andrebbe demolito, con il ripristino dell’ambiente pre-esistente e con bonifica di tutto ciò che è stato inquinato. È necessario un confronto scientifico serio e partecipato, che valuti benefici e rischi, e che non trasformi una necessità in un nuovo affare per pochi.
Sul porto di Brindisi, condivido completamente la preoccupazione per l’assenza di una strategia moderna. Il porto è stato riconosciuto dall’UNESCO come simbolo di cultura e pace, ma troppo spesso appare un porto “delle nebbie”, senza servizi e senza una rotta chiara. Il nodo del deposito costiero di GNL va rimosso in via definitiva, perché non compatibile con una visione di sviluppo sicuro e sostenibile.
Il Porto deve riprendere la sua vocazione polifunzionale previsto dall’originario DPP del 2011 (con banchine per la logistica, il traffico merci e passeggeri, crociere, ecc.) e deve essere completata e meglio definita l’interazione delle aree portuali con quelle cittadine.
Il porto sicuramente costituisce, insieme all’aeroporto, la struttura più appetibile dell’intero territorio cittadino, in tempi di accresciuta mobilità delle merci e dei passeggeri.
Fondamentale è il suo collegamento, oltre che con le aree portuali, con una importante area retroportuale e con la rete ferroviaria nazionale.
Anche a tal proposito occorre revocare le autorizzazioni concesse al deposito EDISON, che compromette l’utilizzo, oltre che della banchina stessa, anche della linea ferroviaria esistente su tale banchina di Costa Morena Est.
Sulla Cittadella Universitaria, sono convinto che rappresenti la più grande occasione degli ultimi trent’anni. Se realizzata bene, con nuovi corsi dedicati a energia pulita, ambiente, logistica, sicurezza industriale e tecnologie sostenibili, può diventare il cuore di un modello nuovo: quello che ferma la fuga dei giovani e attira competenze da fuori. L’università non è solo formazione: è ricerca, imprese, start-up, servizi. È l’inizio di un’economia nuova.
Per quanto riguarda la valorizzazione dell’Appia Antica, oggi nel patrimonio UNESCO, è evidente che Brindisi deve svolgere un ruolo da protagonista. L’Appia arriva qui, e deve diventare un asse strategico per turismo culturale, archeologia, mobilità dolce, rigenerazione urbana e promozione delle masserie storiche. La Regione deve investire in percorsi, segnaletica, servizi culturali, guide qualificate, accessibilità. Importante è a tal riguardo anche la realizzazione di un sottopassaggio ferroviario al termine della Via Appia Urbana che consenta l’accesso in città con veduta frontale di Porta Mesagne(un tempo Porta Napoli), ripristinando l’originario percorso dell’ingresso in cittàdalla Via Appia (la Chiesa di San Lorenzo fu realizzata in Piazza Angeli o Angioli proprio per accogliere tali visitatori).
Sul tema del turismo, non si può ignorare l’effetto dell’inflazione che, negli ultimi due anni, ha reso la Puglia meno competitiva in alcune aree. La risposta non può essere aumentare i prezzi o costruire nuovo cemento: bisogna puntare su qualità, autenticità, tutela del paesaggio, prodotti locali, percorsi di comunità
La rigenerazione urbana è la chiave per migliorare l’offerta senza consumare inutilmente altro suolo.
In conclusione, condivido tutti gli obiettivi indicati da Legambiente e li considero parte integrante della mia visione regionale. Credo in una Brindisi che smette di subire e torna a decidere, che sceglie la transizione pulita, non l’imposizione; che punta sulla conoscenza, non sui ricatti; che costruisce un porto moderno e sostenibile, non uno strumento in mano a pochi; che bonifica, rigenera e crea lavoro vero.
Il mio impegno sarà totale e concreto: una Regione che negozia, che vigila, che guida; una transizione energetica senza ambiguità; una chimica moderna; un porto efficiente; un’università forte; un territorio che ritrova dignità, autorevolezza e futuro.
Roberto Fusco
