August 23, 2025

Apprendo con stupore dagli organi di stampa circa la proposta del Consigliere Regionale Vizzino, di trasformare la Centrale Edipower in un vero e proprio inceneritore nel bel mezzo della città. E’ una vecchia storia che si ripropone puntualmente ogni qualvolta si presenta il problema dei rifiuti in città e banalmente affrontato nel solito modo trito e ritrito ossia bruciare, nient’altro che bruciare.

 

Premesso che in un fazzoletto di terra, a ridosso della città, che si estende per circa 7 km sono concentrati non solo tutti gli impianti industriali, ma anche le quattro centrali elettriche tra ENEL, ENI POWER ed EDIPOWER, più un’altra denominata zuccherificio ma che in realtà brucia biomasse, la proposta di inserire un ennesimo carico di inquinanti è veramente pericoloso e privo di ogni logica di buon senso.

 

Bruciare il CDR, perché di questo si tratta in una centrale non predisposta significherebbe, anche con tutti gli adeguamenti necessari, esporre tutta la popolazione ad un rischio rilevante, come ormai dimostrato, legato alla formazione delle famigerate Diossine come prodotto della combustione dei rifiuti. Diossine che comunque sono sottoposte alla convenzione di Stoccolma del 22-23 maggio 2001, dove questo accordo, entrato in vigore il 17 maggio 2004, prevede che gli Stati aderenti prendano misure atte a eliminare ove possibile, o quantomeno minimizzare, tutte le fonti di produzione.

 

Ricordo i dati epidemiologici sulla provincia di Brindisi e l’incidenza dei malati di tumore aumentata notevolmente negli ultimi anni proprio per patologie legate all’inquinamento ambientale, senza trascurare lo studio del CNR che attribuisce fino a 44 decessi l’anno nella zona di Brindisi, Taranto e Lecce attribuiti alla centrale ENEL termoelettrica a carbone di Cerano.

 

Sinceramente da un neo eletto Consigliere Regionale mi sarei aspettato molto di più. Mi sarei aspettato ad esempio una seria proposta su concetti legati alla raccolta differenziata che se fatti bene come in altre città, possono mettere in moto un ciclo virtuoso con nuovi posti di lavoro. Mi sarei aspettato delle proposte su un uso sostenibile delle energie rinnovabili ad alto contenuto tecnologico come ad esempio il biogas prodotto da bioreattori anaerobici o il fotovoltaico di ultima generazione o il solare termodinamico o l’energia cinetica prodotta dalle correnti marine o quelle del moto ondoso. Ma di tutto questo non c’è traccia.

 

Confido nel buon senso di chi rappresenta il nostro territorio ad essere incoraggiato a cavalcare una nuova politica che tiene rispetto dell’ambiente, del territorio così come ricordato da Papa Francesco durante l’Enciclica Laudato sì sulla cura della casa comune.

 

«Laudato si’, mi’ Signore», cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba».

 

Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che «geme e soffre le doglie del parto» (Rm 8,22). Dimentichiamo che noi stessi siamo terra (cfr Gen 2,7). Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora.

 

Valerio Miceli
Segretario Regionale UIL-RUA

 

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