Home | Le notizie | Lo sport | I canali | Le tue foto | Brindisi Links | E-mail |

.Le news di Brundisium.net
.Lo sport: calcio, basket, volley

.I canali di Brundisium.net:

...· Approfondimenti
...· Appuntamenti
...· Arte
...· Beauty & Wellness
...· Brindisi vista da...
...· Cinema
...· Economia
...· Formazione e Lavoro
...· Frequently Asked Questions
...· Isola di G. Sciarra
...· Le tue foto
...· Libri
...· Musica
...· Personaggi
...· Poesia
...· Pubblica utilità
...· Salute
...· Scompartimento
...· Stelle e Strisce
...· Teatro
...· Università
...· Viaggi
...· Video

Brundisium.net
.Ti dico la mia
.Saluti
.La bacheca del calcio
.Il tabellone del basket
.Il muro del volley
.Baci e carezze
.Alma Mater
.La Chat di Brundisium.net
.Indice del sito
.Invia le tue foto
Brundisium.net
Arte: Avetrana: Luoghi e segni di Terra d’Otranto



Ultime pagine I canali Ricerca

Arte » 30/07/2004

Avetrana: Luoghi e segni di Terra d’Otranto


Sabato 31 luglio alle h. 19,30 si inaugura la mostra “Luoghi e segni di Terra d’Otranto - 11 presenze contemporanee nell’ipogeo del Torrione”che insisterà ad Avetrano, negli ambienti sotterranei del Castello in Via dei veterani fino al 22 Agosto 2004.
La mostra, curata dal professore brindisino Massimo Guastella ed organizzata dalla Provincia di Taranto, il Comune di Avetrana e l’Archeoclub Avetrana vede la presenza di 11 artisti contemporanei: Pino Caputi, Teresa Ciulli, Nicola Curri, Valentina D’Andrea, Cristiano De Gaetano, Raffaele Di Gioia, Semira Forte, Cosmo Damiano Molfetta, Cecilia Panaro, Adriano Pellegrini e Stefania Pellegrini.

Di seguito pubblichiamo "Sedimentazioni di segni cronologici", il testo di presentazione a cura di Massimo Guastella.

Gli ambienti ipogei ubicati presso il complesso fortilizio di Avetrana, noto come il Torrione, costituiscono un’architettura suggestiva e carica di storia.
Le sue strutture ricavate nel terreno rappresentano il vivido esempio di un bene che fu d’uso e perciò economico, sono testimonianza del livello di civiltà raggiunto dalla popolazione locale. In tal senso assume valore classificante per la vicenda sociale e culturale delle comunità di un lungo passato.
Oggi il luogo riscoperto dall’oblio e dalla trascuratezza umana è soggetto alla tutela, e andrebbe più puntualmente manutenuto e soprattutto valorizzato alla stessa stregua delle cattedrali e delle matrici, delle pitture e dei simulacri, dei palazzi e delle masserie, dei riti e delle enogastronomie.
Così come è da intendersi la conservazione della “cultura del territorio” salentino in questa nostra epoca.
Ma sarebbe riduttivo, e nel tempo tedioso, se il luogo fosse considerato esclusivamente quale patrimonio attestante il passato. Sarebbe opportuno, piuttosto, che fosse inserito in un piano di recupero globale per prefissarne la destinazione d’uso più attuale -meglio se ipotizzato come spazio culturale flessibile e polifunzionale- e quindi gli si conferisse il ruolo di un contenitore già denso di valori da utilizzare per raccordare la tradizione e la civiltà storica e le esigenze della società moderna.
Mi pare che in tal senso sia sollecita la comunità avetranese, che ha scelto di avviare un programma culturale di confronto dialettico tra problematiche di salvaguardia e promozione e fruizione delle espressioni della contemporaneità.
Un approccio alla valorizzazione attiva del manufatto, pensato attraverso occasioni culturali che lo rendano magnete, d’un interesse che coniuga ciò che rappresenta e quel che potenzialmente può valere per la crescita culturale del territorio.
Nell’articolato sviluppo di spazi sotterranei mi ci sono ritrovato in compagnia di una famigliola d’artisti: Adriano, la sua compagna Cecilia, la figlia Stefania e il suo compagno Cristiano, ossia quello che definirei il “clan dei Pellegrini”, alla maniera delle maestranze neretine che operarono nel Salento a partire dal Cinquecento, ovvero come i circuiti familiari forieri di scambi di idee, di percorsi comuni, di confronto generazionale, ognuno con una ben definita e autonoma identità artistica.
Il veterano, si fa per dire, fra loro è Adriano Pellegrini, artista tarantino, che mi ha condotto in questo progetto espositivo, voluto e fortemente sostenuto dalla attivissima sezione locale Archeoclub. L’idea di tracciare tra le ctonie cavità un percorso espositivo temporaneo, costituito da creatività artistiche e segni delle estetiche dei nostri tempi, mi è parso il miglior modo per contenere le distanze tra l’inequivocabile identità culturale del contesto ambientale e le equivoche, molteplici forme dell’arte odierna.
Solo talune ovviamente. Una ristretta rappresentanza delle variegate e talvolta ineffabili produzioni dell’arte contemporanea, che ho inteso compendiare nei lavori di un gruppo di artisti operanti in Terra d’Otranto, assegnando affatto al territorio il filo rosso della comune appartenenza geografica di luogo e artisti.
Avviamo la testimonianza critica dal tarantino neoconiato “clan dei Pellegrini”. Adriano Pellegrini ha realizzato per l’occasione un’installazione di una maialina, che finirà per essere dipinta in giallo, su un finto prato verde. Vuole proporre l’affinità comportamentale del simulacro animale con gli esseri umani, indotti in un “edulcorato” porcile di ambiguità, artificiosità, solo capaci di essere manipolati, alienati. Ambiguo è il titolo “Parco”/porca, dell’opera e qualche richiamo mi pare proponibile all’adorazione del biblico Vitello d’Oro, in assenza di valori certi.
Cecilia Panaro distende un lavoro costellato da simboli; innanzitutto l’amore ovviamente campeggiante nei due cuori trafitti. Al rimando all’amore si accosta quello alla fortuna cui si riferiscono i cornetti, oggetti di superstizione, che incorniciano i due cuori. Un’opera che si caratterizza per le allusioni ironiche, contraddittorie, dove i sentimenti sono sottomessi a scaramanzie, malie, riti popolari.
Cristiano De Gaetano è noto per l’uso d’una molteplice varietà di medium nelle sue produzioni. Mixable, ultimo delle sue fatiche, è un vetro retrodipinto, frammentato e ricomposto che da per risultato una fisionomia ottenuta da due volti. Il mosaico o puzzle presenta contemporaneamente due distinti individui, un mix di realtà e finzione, che lo spettatore avverte, nella decostruzione/ricostruzione iconica, come indizio di falsità, doppiezza, inganno.
Net.1 ovvero Nettuno è la trasfigurazione in forme umane di una rete telematica, cucitaci addosso dall’esasperante attaccamento alla tecnologia. La metafora, che è alla base di questa ricerca di Stefania Pellegrini, si concentra sull’uomo disperso nel cosmo di internet, che trova una via di fuga nel pescaggio, lasciando tuttavia una traccia di se nella muta, come accade ai serpenti.
All’area tarantina, segnatamente Massafra e Castellaneta, appartengono altri quattro artisti accomunati da un recupero in versione estetica di giocattoli infantili: ognuno, a suo modo, testimonia per dirla, come fa nel suo recente saggio, Francesco M. Cataluccio, la condanna all’immaturità, che accetta passivamente l’uomo contemporaneo, “il male del secolo”.
Tale è il peterpanismo imposto dal consumismo e lo ritroviamo nel lavoro “a quattro mani” di Cosmo Damiano Molfetta e Raffaele Di Gioia, che utilizzano per il loro Super eroe , Super Partes, dei nostri tempi la più tradizionale delle tecniche artistiche popolari, la cartapesta.
Super Partes è il vero mito dei nostri tempi, l’alter ego inesistente. Improbabile soluzione alle problematiche planetarie e non di meno a quelle della sfera soggettiva, Super Partes incarna la continua fuga dalla realtà, dalle responsabilità morali e civili, la paura di crescere e di accettare le regole biologiche dell’esistenza umana; in definitiva i due operatori stigmatizzano quella precaria identità che determina la perenne immaturità di intere generazioni, sin dalle sue fasi educative.
Nicola Curri, rimodella due schiere di diversa monocromia di soldatini in plastica, tra i più comuni giochi d’infanzia. Simula uno scontro/incontro sessuale, al limite della pornografia. Un’orgia collettiva, un p. Un’orgia collettiva, un po’ alla Charles Ray e un po’ alla fratelli Chapman, come metafora del kistch. Lascia intendere l’amore come guerra collettiva e viceversa. L’uomo si rivela, come sostiene l’artista “puer aeternus sessuomane”, degradandosi nella non rinuncia alla condizione infantile.
Accanto alla produzione pittorica che gli è propria Pino Caputi non perde occasione per eseguire dei lavori di afflato concettuale, ricavandoli da pupazzi in plastica modificati alle proprie intenzionalità semantiche. Riaffiora nel suo simulacro l’identificazione con ciò che non si potrà divenire nel proprio destino, un divo, un imbattibile combattente, un cyborg in grado di risollevare le sorti dell’umanità o per lo meno la più complicata sfera dell’irrisolto privato.
Intervengono in questa esposizione tre artiste operanti nel Salento, leccese e brindisino. Teresa Ciulli, Valentina D’Andrea, Semira Forte.

Teresa Ciulli fa convergere l’attenzione del fruitore sul momento percettivo. La figuretta femminile immersa nell’acqua accentua la relazione tra spazio contenitore e opera, come se ci fosse il mare sotto le caverne. L’artista, adusa a costruire buchi e finestre nello spessore del foglio, presenta Sott'acqua la figura che nuota nella parte superiore del foglio; riaffiora per debordare dai margini come per avventurarsi in una nuova esperienza, estetica e conoscitiva.
Il tempo addosso è un abito mentale, fantasioso com’è nelle cifre stilistiche di Valentina D’Andrea. Vestire il tempo che trascorre, i giorni che incedono è la naturale prosecuzione delle ricerche tanto biografiche quanto surreali condensate nelle installazioni dell’artista leccese. Le sue composizioni prediligono il potere affabulatorio del sogno ad occhi aperti. Dalla sua fabbrica immaginaria partorisce un taglio sartoriale, leggero, desiderabile che ha giusto le misure per essere indossato da una fatina.
Semira Forte compone due reliquiari del ricordo, illuminati da fredde luci al neon, colorate. Il suo obiettivo dichiarato è di elevare sul piano d’opera d’arte oggetti d’uso quotidiano, non casuali ma prelevati con criterio. Seleziona e accumula in genere biglietti, di vario genere, incastonandoli in telaietti per diapositive, che costituisconosouvenir di viaggi. Sono gli appunti del suo diario neodada-costruttivista, che raccoglie esperienze relazionali ritenute fondamentali dall’artista a che le emozioni private divengano spunti per la riflessione estetica e tali le propone al cospetto del pubblico.

Massimo Guastella


T. Ciulli
V. D’Andrea
Semira Forte
Super partes


31 LUGLIO – 22 AGOSTO 2004
AVETRANA, ambienti sotterranei del Castello Via dei veterani

Inaugurazione sabato 31 luglio – h. 19,30
Orari mostra. 20, 30-23,00
Infomostra: 348 100 39 55


Ultime pagine I canali Ricerca

Rassegna stampa
Brundisium Tv
Sfondi per il desktop
Fiamma - La sala giochi
Brindisi Links


Chi siamo | Contattaci | Credits | Note per gli utenti | Indice del sito | | Brundisium.net in home page