Isola di G. Sciarra » 10/08/2004
La casualità delle sciagure, Rebus Corsi, Rifugiati politici
• Dignità offesa
A chi, in questi giorni arriva a Brindisi via treno, gli si offre uno spettacolo indecente (sarà la definizione giusta?).
Da una decina di giorni alcune decine di eritrei e somali hanno chiesto rifugio politico. Da una decina di giorni alcune decine di profughi politici bivaccano nei giardini della stazione per dormire, in un improvvisato quanto squallido accampamento. Chi si è fatto carico di offrire loro almeno un pasto caldo è stata la Caritas diocesana. Soltanto. Considero vergognoso che le istituzioni preposte non abbiano affrontato per tempo il problema per non lasciare neanche la minima incombenza all’associazionismo. Considero tale comportamento vergognoso sia per la dignità della persona che della città.
• La casualità, ovvero chi l’avrebbe mai immaginato
L’incendio avvenuto intorno a mezzanotte di venerdì 6 agosto nella zona industriale ha danneggiato seriamente le strutture dell’azienda Alfa Edile e ha impressionato quanti hanno assistito al disgraziato incidente. Le fiamme non sono ancora domate. Ancora una volta dobbiamo ringraziare Eolo, grazie al vento la città non è stata investita, se non alla fine dell’incendio, dagli odori e dai fumi (sicuramente non salubri).
Per tale motivo la quasi totalità dei brindisini ha saputo dell’incidente, ben dopo dal suoinizio, dagli organi d’informazione. Non si conoscono le cause, fortuite, dolose? Mi chiedo se la protezione civile può dirsi soddisfatta di come si è dovuto e potuto fronteggiare la situazione, se i piani d’emergenza (se esistono) hanno funzionato e come mai la popolazione non è stata messa in guardia. Fortunatamente non vi sono state vittime, come in quel sciagurato 8 dicembre 1977 quando fu distrutto un impianto del petrolchimico e trovarono la morte quattro operai. Allora, qualcuno disse che nella sfortuna fummo fortunati poiché l’incendio dal P2T non si propagò, attraverso i tratturi, verso i serbatoi del gas. Sarebbe stata, a detta dei tecnici, una strage. L’averla evitata fu un caso. In Belgio a Ghislenghien, presso Ath, in una zona non lontana dall'autostrada Bruxelles-Tournai è accaduto pochi giorni fa uno dei più gravi incidenti delle storia belga. Probabilmente una gru, urtando la conduttura del gas, ha provocato una fuoriuscita di gas causando una terribile esplosione. Un grave bilancio: 17 morti, tre dispersi e 120 feriti. Nella zona i residenti sono stati invitati a stare in casa con le finestre chiuse. Le fiamme si sono alzate per qualche centinaia di metri e lo spostamento d'aria è stato talmente forte da proiettare persone fino a 100 metri di distanza. Un incidente, non voluto, provocato casualmente dalla manovra di un mezzo meccanico. La casualità è un fattore non previsto in nessun progetto tecnico, proprio perché non prevedibile. La casistica degli incidenti “casuali” è lunga. Abbiamo richiamato alla mente questi esempi per replicare a quanti sostengono che gli impianti che ci vogliono ancora propinare a Brindisi (rigassificatore, torcia al plasma, termovalorizzatore bis e chissà cos’altro), non è proprio il caso di accettarli, anche in considerazione che questo territorio ha già dato molto ora chiede un po’ di rispetto e giustizia.
Non esistono impianti sicuri. Far costruire questi in un territorio già duramente provato e soprattutto ad un tiro di schioppo dal centro abitato è da pazzi, oltre che immorale. Non deve sembrare né allarmistico né cinico utilizzare questi episodi per far capire alla gente quanto la pericolosità di ciò che abbiamo vicino e soprattutto di ciò che vorrebbero ancora piazzarci. Per necessità vengono accettati, per abitudine vengono considerati innocui. Il fumo dell’incendio (la nube che investito la città) che avete visto sulla città e respirato soltanto alla fine e solo una piccola cosa, che almeno era visibile. Immaginate ciò che non si vede e non si sente.
• Rebus Corsi: aperti o chiusi? Una buona iniziativa della Confersercenti.
La televisione di oggi ci ha abituato e fatto appassionare ai tormentoni di poco conto.
A Brindisi ne stiamo vivendo uno, che sinceramente non merita i fiumi d’inchiostro che si stanno sprecando: corsi chiusi o aperti. La soluzione sarebbe tanto semplice e ovvia quanto civile. Cominciamo col dire che i Corsi non furono chiusi per una scelta di normale civiltà, o per adeguarsi con ritardo ad altre realtà cittadine, ma più verosimilmente per difetto di … progettazione.
Probabilmente qualcuno pensò, giustamente, che i corsi appena rifatti, non avrebbero retto per molto l’intenso traffico quindi, per non dare argomenti ai criticoni, chiusero queste benedette vie sulle quali intere generazioni hanno letteralmente “passato” una vita. Comunque sia si adottò una scelta qualificante per la città.
Il problema fu che questa decisione, non essendo stata voluta né tanto meno programmata, non coincise con l’inaugurazione di alcun parcheggio, né sotterraneo, né a raso, né a silos. Purtroppo tale decisione si combinò con la scomparsa del contrabbando, fonte non indifferente di sostentamento del commercio brindisino e in particolare di quello dei Corsi. Fu un disastro, fu la crisi dei commercianti situati nell’isola pedonale e da quel momento alcuni di essi scesero sul sentiero di guerra e non intravidero altra soluzione se non quella della riapertura dei Corsi, secondo loro la panacea dei loro mali.
Ultimamente hanno ridimensionato le loro “pretese”. Immaginando unicamente in questo la causa delle loro disgrazie, hanno perseguito solo un unico obbiettivo: la riapertura. Non hanno visto né considerato altre “vie”. La Confesercenti ultimamente, cercando di agevolare ed invogliare la venuta in centro di potenziali clienti, ha invece elaborato una iniziativa intelligente: individuato due zone di parcheggio (Via Dalmazia e via Spalato), ha organizzato per due volte la settimana la sorveglianza gratuita in queste aree ed un servizio gratuito di minibus elettrici che ogni pochi minuti “traghettano” verso il centro. Ha invitato i commercianti a prolungare di due ore la chiusura dei loro esercizi nei giorni indicati invitando i cittadini ad usufruire del servizio per recarsi al centro e fare delle spese.
Ritengo che questa iniziativa sia da sostenere, potenziare e migliorare se necessario. Almeno nell’attesa di parcheggi, si spera sotterranei. La riapertura dei Corsi, anche quella parziale di corso Roma, per recuperare una manciata di posti auto, è una cosa da evitare. Personalmente sono contrario, e da quello che leggo e per quello che mi consta fortunatamente non sono il solo. Se il commercio è in crisi la chiusura dei Corsi non c’entra niente, le cause vanno ricercate altrove. Come abbiamo già detto la fine del contrabbando, la grave crisi economica, una busta paga non più adeguata ai consumi, la scomparsa delle navi traghetto dal porto interno e altro ancora.
Oltre questo, i titolari degli esercizi commerciali non dovrebbero trascurare di fare anche un po’ di sana autocritica. Penso che la maggioranza non voglia i Corsi aperti, l’iperattivismo di pochi fa sembrare questa soluzione voluta da tanti. Penso che non sia così. Addirittura si era diffusa la voce che Domenico Mennitti avrebbe dato l’agognata apertura in cambio del sostegno elettorale. E’ certamente una panzana, non ci credo assolutamente. Considero Mennitti una persona troppo intelligente perché possa prestarsi a sì stupida cosa, e soprattutto credo che, per apertura mentale e bagaglio culturale, sia anch’egli favorevole all’isola pedonale.
GIORGIO SCIARRA
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