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Approfondimenti: Scrapolla: riflettiamo sull'art. 18



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Approfondimenti » 28/03/2002

Scrapolla: riflettiamo sull'art. 18

Attualmente, in base all’art. 18, nelle imprese con più di 15 dipendenti, il lavoratore viene reintegrato nel posto di lavoro se il giudice del lavoro stabilisce che il licenziamento non è sostenuto da una giusta causa o da un giustificato motivo.
Non credo sia intenzione degli imprenditori maneggiare l'arma del licenziamento indiscriminato per incutere paure e timore nei lavoratori, ma di certo, volendo mettere mano alle questioni che riguardano il mondo del lavoro, si è cominciati a farlo da un punto certamente non importante quanto quello dell'intricato mondo fiscale e delle tasse.
Se gli imprenditori investono milioni di euro all'estero, come est europa o sud america ed asia, certamente non è per la sadica possibilità di licenziare, ma perchè le condizioni fiscali sono più agevoli.
Il problema vero del mondo del lavoro, non riguarda la possibilità di licenziare, ma in realtà verte sulla possibilità degli imprenditori di avere meno vincoli burogratici e fiscali, così come la possibiltà di accedere ai finanziamenti bancari con più facilità.
Attualmente in Italia le banche offrono finaziamenti a chi già possiede sufficienti garanzie e non vengono minimamente valutati elementi fondamentali quali la fattibilità dell'investimento e la bontà dell'idea imprenditoriale.
Un giovane che abbia una buona idea imprenditoriale, ma nessuna GARANZIA, non avrà mai la possibilità di accedere a finanziamenti bancari in forma privata, se non attraverso complicatissimi ed interminabili sistemi statali, legge 488 ecc...
Certo è che la partita che si è inprocinto di giocare è delicatissima, eliminare alcuni fondamentali diritti dei lavoratori guadagnati con decenni di lotta sindacale, porterà ad uno scontro fra le parti sociali durissimo.
Provare per 4 anni si è detto, ma cosa significa? forse che non si è sicuri di ciò che si stà facendo? o vogliamo fare una prova sulla pelle dei giovani meridionali?... perchè di questo si parla, provare sulle nostre teste ciò che dovrebbe essere esteso a tutti i lavoratori di OGNI PARTE D'ITALIA.
Ma come si può dare fiducia a quegli imprenditori che già sfruttano i giovani, non dichiarandoli e tenendoli a lavorare da ultra-precari a nero?
Forse il presidente Berlusconi non conosce la straordinaria flessibilità dei giovani lavoratori del sud, che lavorano anche per 200 euro al mese, più di 8 ore al giorno, senza che gli venga riconosciuto alcuno straordinario.
TU SI, TU NO, questo è già realtà, se un lavoratore non accetta di lavorare a queste condizioni, TANTE GRAZIE ED AVANTI UN ALTRO, di gente bisognosa di lavorare, il sud ne è strapieno.
Ma questa non è flessibilità, ma schiavismo, sfruttamento e la sensazione è che l'abolizione dell'art. 18 possa 'REGOLARIZZARE' tutto ciò.
Non venite a parlarci di flessibilità, non venite a parlarci di mobilità, la nostra storia è costellata di uomini e donne partite con le valigie di cartone in cerca di fortuna, lontani migliaia di kilometri dalla terra natia.
Noi gente del sud, non abbiamo bisogno che qualcuno ci venga a parlare di elasticità nel mondo del lavoro, perchè spesso, molto spesso, abbiamo subito e subiamo uno stato opprimente che non lascia spazio alla libera imprenditorialità.
Non abbiamo bisogno di imprenditori che dal nord vengano al sud, a colonizzare, siamo noi, anche noi, che abbiamo creato quella fantastica realtà imprenditoriale che si chiama NORD, basterebbe rendere più agevole, come negli USA, l'accesso al credito bancario.
Ma più che parlare di flessibilità sarebbe più utile continuare ad incentivare maggiormante l'occupazione stabile attraverso le agevolazioni fiscali per l'inserimento nelle aziende dei giovani, tramite la copertura di parte dei contributi a carico delle aziende.
Ma la libertà di licenziare in stile americano, può andar bene per quel paese, che certamente non può paragonarsi alla realtà italiana, tantomeno a quella del sud dove si vuole cominciare la SPERIMENTAZIONE.
La mentalità è diversa, i tempi sono troppo lunghi, e si gioca con le pelle di giovani italiani, già trascurati ed abbandonati da uno stato, troppo assente, colpevolmente latitante.
Non si riesce a capire, se siamo noi italiani ad essere un passo avanti, o gli USA un passo indietro, riguardo i diritti dei lavoratori, ma io non mi fiderei di un popolo che adotta ancora la pena di morte, che autorizza con troppa facilità il possesso personale di armi. Non mi pare siano tanto avanti in tema di civiltà... ma una cosa è certa: OCCORRE FARE QUALCOSA NEL MONDO DEL LAVORO, MA SICURAMENTE, SI E' PARTITI CON IL PIEDE SBAGLIATO.
Poco male, basta capirlo, basta tornare indietro per sedersi ad un tavolo per confrontarsi con tutte le parti sociali.
Ricordo la dichiarazione programmatica del II governo Berlusconi: "Vogliamo cambiare l'Italia. Lo faremo pacificamente, nell'ordine, nel libero dibattito democratico, guardando ai valori fondamentali della persona scolpiti nella Costituzione della nostra Repubblica, nel rispetto intransigente dei diritti civili di ciascuno, ma lo faremo."
CARO PRESIDENTE BERLUSCONI SI RICORDI DELLE PAROLE DI ROBERTO BENIGNI, FACCIA IN MODO CHE OGNI ITALIANO SI SENTA FIERO DI ESSERE ITALIANO, PERCHE' NON TUTTI GLI ITALIANI SONO ULTRA-MILIARDARI COME LEI...
NOI NON DIMENTICHIAMO LE PAROLE DETTE, LEI HA GIA' PRESO IN GIRO GLI ITALIANI, SOPRATTUTTO I MERIDIONALI, DICENDO CHE MAI E POI MAI SI SAREBBE RISEDUTO AD UN TAVOLO CON UMBERTO BOSSI... MA QUESTA E' POLITICA... ORA RISOLVIAMO IL PROBLEMA VERO DEL LAVORO NEL SUD, IN FIN DEI CONTI LEI HA FIRMATO UN CONTRATTO CON TUTTI GLI ITALIANI, STIA ATTENTO A CANCELLARE L'ART. 18, PERCHE'........
.......... GLI ITALIANI POTREBBERO LICENZIARLA IN TRONCO !

Scrapolla


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