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Approfondimenti: Onofrio Cretì: pace, pace, pace



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Approfondimenti » 20/02/2003

Onofrio Cretì: pace, pace, pace

In questo momento così drammatico per l’umanità, sento il dovere inderogabile di unire la mia voce a quella di coloro che da ogni latitudine intendono manifestare una ferma opposizione nei confronti di una guerra preventiva che purtroppo pare inevitabile.
Si tratta dell’ennesimo conflitto che si accanisce contro un popolo, quello iracheno, che ha sofferto sulla propria pelle decenni di guerre, stermini e di embarghi che hanno prodotto, tutti assieme, milioni di vittime innocenti.
Peraltro, come è ampiamente noto, le cosiddette azioni di polizia internazionale e le sanzioni non hanno minato il potere del dittatore Saddam Hussein che, è rimasto fermo per tutti questi anni al suo posto di comando, libero finanche di reprimere nel sangue le opposizioni interne, le minoranze etniche e religiose senza che le grandi potenze facessero nulla di concreto per evitare i massacri, ma si sono ripercosse sulle popolazioni del paese arabo, decimate dalla fame, dagli stenti e dalle malattie, oltre che dalle bombe e dalle pallottole.
E proprio ora che la resistenza del popolo iracheno è allo stremo, siamo alla vigilia di una nuova ecatombe annunciata.
La posizione del governo italiano dinanzi a questa drammatica situazione è a dir poco sconcertante: dopo settimane di ambiguità, reticenze e continue oscillazioni ha riconosciuto come legittima una guerra dichiarata unilateralmente dagli USA senza l’autorizzazione delle Nazioni Unite, unico consesso competente a deliberare eventualmente l’uso della forza.
La nostra Carta Costituzionale vieta inequivocabile il ricorso alla guerra preventiva e, in ogni caso, il governo doveva convocare con la massima urgenza il Parlamento nell’ipotesi di eventuale coinvolgimento a qualsiasi titolo del nostro Paese nel conflitto. Lo ha fatto solo tardivamente, giusto dopo che l’amministrazione USA ha reso di pubblico dominio che l’esecutivo guidato da Berlusconi è assieme a quello spagnolo ed inglese tra quei governi che condividono ed approvano tout court la linea della Casa Bianca
Un incalcolabile danno è stato arrecato alla credibilità e alla reale unità dell’Europa dalla condotta intrisa di acritico e servile filoamericanismo tenuta dai premier Blair, Aznar e Berlusconi. I tre sono rimasti sinora insensibili, quasi sordi alle innumerevoli ed autorevoli voci di dissenso che si sono levate nei loro rispettivi paesi ed in tutto il mondo, nonché alla posizione saggia espressa dai governanti di Francia e Germania.
Ma ora non è più tempo di equivoci: e’ giunto il momento che il governo Berlusconi esponga agli italiani la sua posizione nei riguardi del conflitto in Iraq, senza equivoci e messe misure e assumendosi tutte le responsabilità che la gravità della situazione richiede.
Gli italiani hanno già dimostrato ampiamente ed in varie forme la loro evidentissima avversione a questa scelta nefasta.
Senza precedenti è stata la partecipazione alle quotidiane manifestazioni per la pace.
Il movimento che si oppone al conflitto all’Iraq è eterogeneo e variegato come nessun movimento pacifista è mai stato.
In prima linea la Chiesa cattolica ed il Pontefice. C’è da auspicare che le dure parole di monito che il Papa ha espresso nei confronti di chi, abbandonando la via della politica e della diplomazia proprio quando questa stava conseguendo i primi risultati, considera la guerra inevitabile e necessaria, sortiscano, anche in estremis, gli effetti che molti auspicano.
In queste ore di febbrile, drammatica attesa è necessario che chi non condivide il ricorso alla forza militare in Iraq manifesti il suo dissenso con rinnovato vigore ed in tutte le forme lecite.Si devono moltiplicare la manifestazioni e le iniziative per la pace, in modo che emerga in modo chiaro la volontà degli italiani, che come le tante bandiere arcobaleno che spuntano dai balconi in tutto il Paese testimoniano, è quella di trovare con gli strumenti del diritto internazionale e della diplomazia una soluzione pacifica alla controversia in esame.
Nella mia veste di segretario provinciale dei DS di Brindisi non posso che sollecitare tutte le strutture e gli organismi del mio partito, nonché i partiti, le organizzazioni ed i movimenti democratici a creare le condizioni affinché sia espressa una forte ed inequivocabile risposta di dissenso all’attacco armato al popolo iracheno oramai imminente.
Io personalmente dico: PACE, PACE, PACE!

Onofrio Cretì
Segretario provinciale dei Democratici di Sinistra di Brindisi


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