Libri » 18/12/2004
Claudio Malagoli: La mano come una colt. Prefazione di Dan Peterson
PREFAZIONE DI DAN PETERSON
Quando penso a Claudio Malagoli, mi viene in mente un giocatore prototipo del futuro. Cioè, per intenderci, non penso ad un giocatore degli anni '70, bensì ad un campione proiettato nel futuro del basket italiano ed Europeo. Proviamo ad immaginarci lui in attività oggi. Avrebbe tuttora le carte in regole per giocare come un 'tre,' cioè, come un'ala piccola: l'altezza, i mezzi fisici, l'atletismo (grande stacco da terra), l'uno contro uno e....il tiro.
Avevo io alla Virtus Bologna, un giocatore di questo tipo: Gianni Bertolotti. Per la verità, Bertolotti, oggi, sarebbe più un "due," una guardia alta, che un "tre." Il motivo è semplice: Claudio Malagoli era più forte fisicamente per contrastare le ali, mentre Gianni Bertolotti, più magro, avrebbe ceduto troppo sul piano del peso e della forza.
Comunque, erano entrambe tiratori devastanti, micidiali, quasi perfetti. Tanto per essere chiari, Gianni Bertolotti soffriva terribilmente Claudio Malagoli: negli scontri diretti, quasi mai era riuscito a marcarlo. Avevano entrambi indossato la maglia azzurra e quindi fra di loro c'era una grande rivalità. Niente da dire sul fatto che Malagoli avesse pure lui i suoi bei problemi nel limitare l'uno contro uno di Bertolotti, dall'altra parte, però, Gianni non era mai in grado di impedire a Claudio di lanciare il suo tiro da fuori 'computerizzato.'
E qui bisogna fermarsi un attimo per parlare di questo tiro....la prima cosa che, certamente, tutti ricordano di questo campione. Aveva un tiro 'figurato', cioè bello da vedere, stilisticamente perfetto, in ogni dettaglio. Generalmente, però, uno che ha un’esecuzione stilisticamente così bella a vedersi, deve fare i conti con un “caricamento”...lento. Non Malagoli! Lui era velocissimo dal recupero del palleggio alla rilascita del tiro. Quindi, un tiro figurato ma anche molto compatto, compattissimo.
Un'altra cosa: Malagoli portava la palla quasi dietro alla testa prima di tirare. Come Mike Sylvester? No, non come Mike che esagerava in questo. Il suo era un movimento che portava la palla sopra la testa....e non solo davanti la fronte della faccia. Così, puntava il gomito in faccia del difensore. Chi va a marcare un tiro già di per sé non marcabile con un gomito puntato dritto in faccia? Nessuno.
Quindi ricapitolando, tiro bello, compatto, immarcabile, micidiale.
La seconda cosa di Malagoli era che lui, spesso, 'prendeva fuoco'. Se faceva un canestro, scattava il pericolo, arrivava subito il secondo, il terzo, il quarto e anche il quinto in fila senza avere neppure il tempo di fiatare. Quindi, il giocatore avversario chiamato a marcare Malagoli, riceveva sempre le solite raccomandazioni dal suo coach: "Non lasciarlo ricevere. Anticiparlo. Non permettere al play di passare la palla a lui. Se lui riceve, è troppo tardi." Sono rari i giocatori che richiedono una tale attenzione al coach avversario.
Ogni tanto, quando sono nostalgico, penso non solo alle mie squadre e ai i miei campioni, ma anche agli avversari: allenatori, squadre e giocatori. Com'è logico, penso a quelli che mi hanno fatto soffrire di più, a quelli che mi hanno causato maggiori problemi. Parliamo dei tiratori? Bob Morse, Domenico Zampolini, Pino Brumatti, Marino Zanatta, Drazen Dalipagic, Wayne Brabender, Rimas Kurtinaitis....vi basta? Hey man, non dimentichiamoci un certo Claudio Malagoli.
"Claudio Malagoli: La mano come una colt"
di Davide Micalich
Costo € 15.00
A Brindisi in vendita presso l’enoteca “Delizie”
Via F. Consiglio, 6 - Tel. 0831 563507
Per informazioni e prenotazioni del libro scrivete a:
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