Approfondimenti » 26/12/2004
La presa di coscienza civile ed ambientale
Senza ombra di dubbio la presa di coscienza civile ed ambientale della popolazione della nostra provincia rappresenta l'evento più rilevante del 2004.
Non che prima non si avesse contezza delle problematiche civili e di quelle relative all'ambiente, anzi...
Ma quest’anno, grazie soprattutto alle due grandi e partecipate manifestazioni anti-rigassificatore, il fenomeno ha assunto una dimensione notevole raggiungendo nuovi strati sociali e politici, incentrando l’attività amministrativa ed assurgendo agli onori della cronaca e del dibattito sui mezzi di comunicazione.
La maggioranza dei cittadini brindisini ha capito (e fatto capire) di essere contraria a continuare a subire imposizioni dall’alto che, lungi dal portare benessere sociale, civile ed economico, hanno prodotto (e promettono di perseverare a produrre) guasti e storture che pregiudicano ogni futura forma alternativa di sviluppo.
Non era facile (nè lo è stato) contaminare una larga fetta della popolazione sulla via dell'indignazione e dell'aperta espressione del sentire comune, ma la costanza di alcuni "peones", la forza della ragione e la valenza delle idee hanno convinto anche i più scettici e vinto la resistenza del "lassafaddìu", modo di dire dietro il quale si nasconde l'indolenza di un popolo abituato a subire dinamiche imposte dall'altrui azione.
Il grosso pare sia stato fatto ma nessuno si illude che, per raggiungere gli scopi prefissi, ci sia molto da fare…
Merita maggiore riflessione, ad esempio, la circostanza che il dibattito e le manifestazioni, così come avviene troppo spesso in questa città, siano stati incentrati esclusivamente sulle emergenze. Soprattutto su quella che sarà la “guerra del 2005”: evitare la costruzione del rigassificatore.
Ma tante e tali sono le questioni che andrebbero affrontate che sarebbe necessario non prescindere da una gestione collettiva delle problematiche. Come non ricordare che altri due accadimenti del 2004, l’incendio all’Alfa Edile e lo strano “black out” del 23 Luglio, pur avendo avuto un forte impatto emotivo, siano ben presto entrati nel dimenticatoio, soppiantati dall’urgenza di “controbattere” alle mosse di Brindisi Lng e dei suoi seguaci?
Al fine di un indispensabile migloramento è da valutare, poi, il cronico "deficit di comunicazione": le manifestazioni ed il dibattito sono rimasti compressi in un ottica cittadina, varcando rare volte i ristretti confini provinciali; scarni ed esigui risultano, infatti, i mezzi e le comunicazioni che hanno diffuso il "caso Brindisi" su scala nazionale.
Il recente articolo “Il rigasificatore, "bomba" su Brindisi”, pubblicato da Liberazione il 23 Dicembre scorso a firma di Cinzia Propato, rappresenta la classica mosca bianca. Ma, a mio giudizio, non rende appieno giustizia alle ragioni del territorio ed è altamente sintomatico delle difficoltà di comunicare quello che, da qualche tempo, accade dalle nostre parti.
Nessuno vuole mettere in dubbio che qualunque attenzione sia sempre meglio del silenzio ma probabilmente, rappresentando una “prima nazionale”, la questione avrebbe meritato un approccio meno preconcetto e la presenza di un minor numero di imperfezioni ed esaltazioni.
Il tenore dell’articolo, infatti, appare fin troppo politico. Come spiegare diversamente a) l’attacco finale a Fitto, b) la “messa in luce”, tra le tante aderenti alle manifestazioni, delle sole associazioni di area “rifondazione”, c) la sottolineatura dello scollamento tra Mennitti e l’esecutivo e d) lo stucchevole riferimento all'”arroganza delle politiche liberiste”?
Attenzione: qui non si discute del fondamento o meno di queste affermazioni ma dell’opportunità di caricare di aspetti politici (o ancora peggio partitici) un dibattito già di per sé intriso di motivazioni, ragioni e coerenza.
Non credo sia campato in aria il rischio che posporre la “presa di coscienza” della cittadinanza alle esigenze della politica spicciola possa mettere a repentaglio qualunque successiva ripresa della questione da altri (e più diffusi) mezzi di comunicazione.
Non sarebbe auspicabile, assieme alla prosecuzione unitaria delle azioni di protesta civile, approntare un strategia condivisa che limiti il “fai da te” e valuti scopi, contenuti, tempi, mezzi e modalità della comunicazione?
Oreste Pinto
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