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Approfondimenti: CCIAA, Porto in crisi: riappropriamoci del suo destino



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Approfondimenti » 17/01/2005

CCIAA, Porto in crisi: riappropriamoci del suo destino

Una lettura dei dati statistici del 2004 riguardanti il porto di Brindisi, elaborati dall’Avvisatore marittimo, consente di stabilire che la crisi in atto ormai da tempo appare inarrestabile.
Tale fenomeno è evidente, in particolare, per quanto riguarda il traffico di passeggeri, visto che nell’anno appena trascorso sono transitati dal porto brindisino soltanto 544.403 passeggeri, con un arretramento record del 20,5% (-140.783) rispetto al 2003 (685.186) che già aveva rappresentato il punto più basso dell’ultimo decennio. In pochi anni, insomma, il milione di passeggeri si è allontanato sempre di più, dimezzandosi letteralmente, ed oggi Brindisi svolge un ruolo decisamente residuale rispetto ad altri scali dell’Adriatico e, più in generale, del Mediterraneo.
I traghetti che toccano il porto di Brindisi dalle decine/giorno degli anni passati sono passati alle poche unità e alla stagionalità di questi ultimi anni, con una qualità di servizi offerti sempre meno appetibile per i turisti in transito, che privilegiano ormai altri porti adriatici (Ancona e Bari, in particolare).
Per quanto riguarda il traffico merci e la logistica, stante il fallimento dell’iniziativa imprenditoriale collegata alla Brindisi Terminal Italia, continua a risultare poco significativo, seppure in crescita, il dato che si riferisce alla movimentazione di containers e trailers, frutto unicamente dello sforzo produttivo di alcuni operatori locali.
L’unico elemento significativo di aumento esponenziale riguarda la movimentazione dei combustibili, ormai giunta ad otto milioni di tonnellate/annue, e, in specie, di carbone, con 7.358.512 tonnellate/annue, con un aumento del 31,7% rispetto all’anno 2003.
L’andamento ormai consolidatosi negli ultimi anni ci consegna il ruolo del porto di Brindisi sempre più asservito al traffico combustibili e sempre meno in grado di avere un futuro di struttura polifunzionale, in cui possano coesistere traffici diversificati.
Proprio partendo da questi elementi statistici è oggi necessario tracciare con onestà un bilancio del porto di Brindisi dal riconoscimento di sede di Autorità Portuale, a seguito del varo delle legge 84 del 1994, ad oggi. Uno strumento, quello degli enti di gestione dei porti, che per altre realtà meridionali come Napoli e Salerno e – per quanto riguarda la Puglia – Bari e Taranto, ha rappresentato una occasione straordinaria di esaltazione di specificità, nonché di crescita sia in termini infrastrutturali che di volume di traffici, nonché di ricchezza per il territorio e di occupati. Per Brindisi, invece, pur in presenza di condizioni naturali di straordinaria attrattività e funzionalità, una lunga serie di errori, di carenze e vuoti gestionali ed una sostanziale incapacità ad inserirsi utilmente nei circuiti che regolano il mercato trasportistico nazionale ed internazionale, hanno determinato condizioni di arretramento e quindi un forte ridimensionamento strategico delle sue aspettative.
Del resto, i segnali del declino erano già stati raccolti dalla Camera di Commercio durante la “campagna di ascolto” realizzata lo scorso anno, durante la quale gli stessi operatori portuali evidenziarono carenze e inefficienze, ma soprattutto la totale assenza di una strategia di sviluppo del porto e la progressiva mortificazione delle sue potenzialità.
“Il destino del porto di Brindisi, che per troppi anni è stato delegato ad una gestione quasi in solitudine dell’autorità portuale, merita e reclama con urgenza un rinnovato impegno delle istituzioni locali. La Camera di Commercio rivolge un appello ad una forte iniziativa unitaria con il Comune e la Provincia affinché il territorio, per il tramite delle sue istituzioni più rappresentative, con il pieno coinvolgimento degli operatori economici e delle forze sociali, si possa riappropriare del destino della più importante infrastruttura del provinciale e se ne scongiuri il declino.”


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