Brindisi vista da... » 08/02/2005
Giuseppe Di Rienzo
Negli ultimi anni noi brindisini abbiamo assistito ad una serie di avvenimenti che hanno inevitabilmente cambiato la reltà della nostra città. Siamo stati impotenti, senza poter (ma in alcuni casi senza voler) fare niente.
Si nota un’eccessiva tendenza al vittimismo e al piangersi addosso. A mio parere non serve a nulla dire che a Brindisi non c’e’ niente, che quando si è lontani si sente la nostalgia, che noi abbiamo il cuore etc...
Penso sia arrivato il momento di cercare di cambiare la realtà dei fatti, di smetterla di dire che Brindisi sta diventando la città degli anziani e finirla di criticare, criticare e ancora criticare.
Cominciamo a proporre soluzioni fattive e adatte alla nostra situazione.
In fin dei conti l’anima (e il futuro di una città) è costituita dai ragazzi e solo il nostro entusiasmo la nostra voglia di emergere, accompagnata da una condotta politica più”intelligente”, può dare inizio ad un processo di rinnovamento, di rivalutazione e di cambiamento di mentalità del brindisino medio.
L'obiettivo è molto ambizioso (e per questo di ardua realizzabilità) ma il passaggio è fondamentale, anche se richiede tempo.
Ma da qualche parte bisogna pur cominciare.
E’ ASSURDO, e sottolineo ASSURDO, che in tutti questi anni(da 30 anni circa a questa parte) la nostra classe politica non si sia resa conto dell’ importanza che riveste nel tessuto socio-economico di una città, la presenza di un ATENEO UNIVERSITARIO.
Ritengo che sia proprio da qui che occorre ripartire.
I ragazzi brindisini (e intendo Brindisi e provincia) devono poter avere la possibilità di scegliere se studiare a casa o meno e una città come la nostra ha bisogno di un ateneo tutto proprio, anche perché siamo l’unico capoluogo di provincia pugliese sprovvisto in tal senso.
Con l'università si creerebbero tanti posti di lavoro nell'indotto (ad es. addetti alle copisterie, tutor etc), gli studenti fuori sede che sceglierebbero Brindisi per il proprio percorso di studi affitterebbero delle case, vivrebbero anche di sera la città permettendo ai tanti locali cittadini di lavorare di più, in special modo nei periodi invernali.
Tutta l’economia brindisina comincerebbe a "girare". Per avere un idea di cosa potrebbe essere la nostra città con la partenza dell’università, basta guardare a come essa muta nei periodi delle festività e durante l’estate, quando si assiste al ritorno in massa dei tanti ragazzi che per lavoro o per studio sono fuori città!
Con l'ateneo, poi, si verificherebbe quell’innalzamento culturale generale di cui abbiamo tanto bisogno; non riesco a giustificare e a capire il perché di tutte quelle scritte su i muri, per giunta nel salotto buono della città (le piazze e i corsi principali), che non fanno altro che imbruttire la città e dare un immagine pessima del senso civico del brindisino medio.
Adesso Mennitti ed Errico hanno PROMESSO che i tempi sono maturi per la creazione del polo universitario brindisino (che in teoria già esiste... ma solo in teoria) e che già dal prossimo anno accademico partiranno i corsi, alcuni dei quali addirittura sono assenti negli atenei di Bari e Lecce. SARA' VERO?
Altro elemento fondamentale è quello della sfruttamento adeguato delle nostre risorse naturali, e mi riferisco al turismo(la nostra litoranea non ha nulla da invidiare a nessuno), all’aumento del traffico dell’aeroporto e del porto (siamo gente di mare, ogni tanto ce lo dimentichiamo). Si tratta di ribellarsi al torpore degli ultimi anni e cominciare a saper “vendere” meglio la nostra merce, visto che abbiamo tanto ma non riusciamo a far fruttare come si deve le nostre vocazioni e le nostre ricchezze.
Infine vorrei evidenziare come tendiamo ad esaltare troppo i forestieri che magari decidono di investire su Brindisi per interessi propri (e abbiamo l’esempio fresco fresco del nostro caro Salucci, che ha preso in giro quasi un' intera città... e dico quasi... a buon intenditore poche parole), mentre per i brindisini risulta sempre molto difficile essere profeti in patria!
Concludendo dico che, studiando a Parma e avendo visto la realtà di parecchie città italiane, sono convinto che noi siamo in grado di poter cambiare la realtà dei fatti. Ognuno nel proprio piccolo deve cercare di fare il proprio dovere per la propria città, e questo succederà solo quando si arriverà a capire che del miglioramento della qualità della vita, ne beneficeremmo noi abitanti della città!
È un concetto si banale, ma che parecchi ancora non hanno capito!
Giuseppe Di Rienzo
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