Viaggi » 08/04/2005
Edimburgo, Febbraio 2005: Road Book – Appunti di viaggio
Tramonto sulle highlands
e nel bagaglio leggero
tracce d’inchiostro
Giorno 1 – ore 14.21
“Soffia impetuoso il vento gelido delle Highlands e s’ode lamentoso il canto delle cornamuse”…
Così il mio compagno di viaggio avrebbe dato l’incipit al suo resoconto del viaggio, facendo riecheggiare dalle sue pagine le oramai mitiche telecronache da Murrafield del buon Paolo Rosi.
Ma io non sono né Giovanni, né Lele, né Rosi…. quindi …
…E così…
ci risiamo…ci ritroviamo questo 25 febbraio 2005 in un desolatissimo aeroporto londinese con la felpa della Nazionale a tifare Italia, a sognare una vittoria in trasferta, la prima, dal nostro ingresso al 6 nazioni.
Un saluto al volo agli amici rimasti a Brindisi da una postazione internet , poi…
ci fiondiamo in un Pub artificiosamente ricreato nell’aerestazione di Stansted, dove cominciamo a respirare rugby, a mangiare rugby, a bere rugby … l’avventura ha inizio.
Strana cosa questa del Rugby.
Il non averlo praticato eppure sentirlo nel sangue, ricordare le sfide Inghilterra Scozia o Galles Francia della fine degli anni ’70, in bianco e nero, e poi con i colori sbiaditi del primo TV Color GBC , l’appassionato racconto di Rosi nel salotto di casa, con mio padre nel ruolo di mentore …
“strano gioco, il più grande difficile e bel gioco di squadra mai ideato, un gioco collettivo che “ dice il saggio Lele -nostro - somiglia metaforicamente alla guerra combattuta con armi non distruttive, forza abilità esperienza allenamento impegno affiatamento sfida coraggio, che mira a umiliare e sopraffare l’avversario” salvo poi bere una pinta insieme…in pace.
Strana…
Strana la passione per un gioco vissuto solo intorno ai 20 anni (Bari, università, 1972)
La nazionale a più di 40 (Italia Argentina – Stadio Flaminio 2002)
Molti dicono che rugbisti si nasce, e forse è così…
Io, pur non avendo avuto la possibilità di giocarlo – se non a sprazzi e mai seriamente – probabilmente … rugbista … lo sono dalla nascita.
Un po’ per la stazza fisica, un po’ per la cocciutaggine, per la devozione al sacrificio istintiva e naturale, per la convinzione che la fatica …paga e appaga, per la propensione innata ad amare gli integratori al luppolo…
Ormai siamo pronti per l’imbarco… Edimburgo trema…arriviamo!
Giorno 1 – ore 18.10
Neve sulle Highlands.
Neve… tanta, tantissima, talmente tanta che su questo volo EasyJet EZY 239, il dolce tepore del riscaldamento non lo avverti, la neve mette i brividi comunque.
Fortunatamente a Edimburgo c’è “solo” il vento gelido, penetrante, che avvertiamo nella corsa dall’aereoporto all’albergo, il BestWestern Edimburgh City Hotel…
Ma avvertiamo anche sprazzi di visioni neogotiche:
castelli fatati, luci avvolte in una foschia misteriosa, fantasmi notturni, sagome ammantate nella nebbia…
In albergo … una gran bella “stonsa” (per dirla alla “Ispettore Clusò’’), talmente grande che si potrebbe organizzare una mischia al centro!
Giorno 1 – ore 00.20
Cena al ristorante indiano dopo una attenta analisi dei pubblici esercizi della zona da parte del solerte e documentatissimo Giovanni.
…andiamo a letto non dopo una ennesima Guinness allo storico Bennet’s Bar (since 1839!)… e poi al Caledonian Pub – posto deputato all’incontro con il resto dei compagni di avventura Pierluigi Jerry & Co. – a poi ancora al Gran Crue Pub…
ma è il Bennet’s quello che fa più impressione.
Decisamente centrale, un’opera d’arte nel suo genere, una vera e propria “Cattedrale”.
Un posto per gente che fa sul serio, uno di quei posti dove nessuno si scandalizza per una camicia macchiata a patto che chi la indossa abbia i pound (o la VISA…) in tasca per pagarsi da bere.
Un locale con le sue regole ed i suoi rituali (la ritualità di questi scozzesi è disarmante!) dove gli affezionati entrano sapendo che al banco gli stanno già riempiendo il boccale con la sua marca preferita…
BASTA, ora a nanna. Domani è il gran giorno.
Ore sfrangiate
Nella stoffa dei sogni…
Una strana euforia
Giorno 2 – The day of the match…
…il giorno che segnerà una “tragedia nazionale” per la nazione Scozzese, come mormoravano non senza vergogna ieri sera al Bennet’s Bar.
Colazione al ristorante dell’Hotel e poi via verso il rendez vouz con Pierluigi al Grassmarket.
Tempo infame in questa città, sole inesistente, grigio implacabile stampato su tutto, vento freddo, pioggerellina lancinante.
La raffinatezza architettonica delle costruzioni stride con la… “realtà” del luogo fatto di cemento scuro, vialoni senza alberi, scura…quasi nerissima, una copertina da romanzo noir…
Eppure viva…piena di ragazzi festanti …
La discrasia cromatica tra le facciate dei negozi al piano terra ed il grigiore del resto dei palazzi sovrastanti è scioccante.
L’impressione non è quello di una città da cartolina.
E’ un posto vero, crudo e affascinante, sicuramente non ricco, ma con una povertà dignitosa e … anglosassone!
Attraversiamo una zona verde – meadows – e sullo skyline di fronte a me’ vedo stagliarsi la sagoma scura e imponente del castello.
Una bandiera sventola solitaria sui bastioni nella pioggia che cade finissima e continua.
Superiamo il ponte di Gerge IV, che consente a turisti e normali pedoni di scavalcare l’area di Grassmarket a distanza di sicurezza da barboni e derelitti, poveri dell’ultim’ora, disperati senza rifugio.
Pochi turisti comunque… qualche maglia azzurra… sono le 10.30 ma Edimburgo pare ancora addormentata – sarà l’assenza del sole? – come ha fatto per secoli.
Percorriamo le viuzze acciottolate per salire al Castello, ci inerpichiamo sulle tortuose scale dei caseggiati della Old Town, dove si nascondono i fantasmi, quelli dell’età dei lumi…
…ma non è così … non c’è nessun pericolo… ormai è mattina… qualunque spirito timoroso di Dio se ne sta rincantucciato nel letto.
E così tra una Birra e un Wiskey …e un’altra birra ancora… (la giornata è lunga!) ci dirigiamo verso Princess Street.
Da lì Taxi… ci siamo quasi…
Stop d’obbligo al Murrayfield Hotel, ovvero un Pub antistante il mitico stadio, luogo d’incontro per l’ultima bevuta prepartita.
Sullo sfondo il Murrayfield Stadium in tutta la sua grandezza.
Dopo due Guinness decidiamo: ENTRIAMO NEL TEMPIO !
… e c’è tutto… il Vento, le cornamuse e il mito … come da copione!
Non c’è tempo… squadre in campo, inni, via, SI PARTE!
2° minuto:
gli spettatori intonano per la prima volta Flowers of Scotland …
22° minuto:
pare quasi che siamo bloccati…abbiamo paura, paura ad avanzare, paura di segnare…
40°
De Marigny… Orchera … giochiamo praticamente in 9 !
Primo tempo dignitoso… si spera …
Fine partita … e abbiamo perso… come dei polli…. È stato un secondo tempo vergognoso per qualità e quantità di gioco.
Ci hanno massacrato senza entrare quasi mai nella nostra 22…
Ed i piazzati… i loro tutti dentro … i nostri tutti fuori!
Perdiamo… e male… sapendo di aver potuto vincere … e questo fa ancora più male.
Si cerca di annegare la beffa al Pub. Ma non è facile… col rugby ci riconcilia una meravigliosa partita tra Galles e Francia.
Noi mai ……eh?
Cena al ristorante turco Narghilè, ma il morale è a pezzi…e la gastronomia “esotica” non basta.
Sono distrutto, stanco, affranto e amareggiato.
Vado a letto mentre gli altri si preparano alla “notte brava”…
Sconfitti dal mito… e dai fantasmi… il fantasma spaventoso di una nostra vittoria!
Ma bisogna saper perdere.
Lingue diverse
Sulle pagine bianche
Spazi di se…
Giorno 3 – ore 10.30
Giovanni al mattino mi racconta della sua serata per i Pub scozzesi, degli incontro con i nostri eroi – Masi, Lo Cicero - , dei loro “grazie per essere venuti sin qui”…, della riservatezza di alcuni, della goliardia di altri…
Ma non sono invidioso, meglio così, mi piace immaginare i nostri guerrieri azzurri nella nebbia di Edimburgo a dannarsi l’anima per aver perso… con i fantasmi…
Avrei dovuto gridar loro che i loro ritmi agonistici sono lenti… imprecisi…prevedibili…mai cattivi…
Meglio così…
Mi rimane comunque una certezza su questa città:
abbiamo avuto troppo poco tempo per “viverla”…
troppo poco… solo flash:
- il rapporto degli scozzesi con il freddo delle highlands…
sembra quasi che la esorcizzino indossando T-shirts alle 3 di notte con -5° di temperatura e
il vento che ti schiaffeggia;
- lo strano vincolo degli scottish con l’alcool, che riescono a evocare anche alle 4 di pomeriggio…(pub pieni!)… a bere con gli italiani che sono "brava gente, gentili, educati, non vomitano, non fanno risse…" (commento dei clienti del CaledonianPub!);
- la dignità anglosassone di vivere “semplicemente” … la nuova povertà dei paesi (ex) ricchi…. Non ci sono locali dal lusso sfrenato, Ferrari o Limousine per le strade ( ci sono solo i “Risciò” a pedali simbolo dei paesi del terzo mondo e che dall’India e Thailandia stanno ormai scomparendo…), nessun negozio d’alta moda… E’ una città decadente, una città pret-a-porté…
- un’ultima nota caratteristica : Edimburgo è la meta preferita per le feste di nubilato delle promesse spose del regno Unito. I motivi li ignoro. Sarà la gradevolezza dei Pub, il fatto che sia più “economica” di altre, per la facilità di stringere “rapporti umani” tra i ragazzi, per i locali notturni, per la “assatanata” fauna maschile, la possibilità di vivere senza inibizioni una notte di follia lontano dalla propria vita… che se sei qui sei fuori dal mondo… chissà…. Un fatto rimane: centinaia di pinte di addio per le grigie vie di Edimburgo.
Poco tempo per vivere questa città…
Troppo poco…
Solo il tempo di farsela sfuggire di mano…
dagli occhi…
dal cuore…
Solo il tempo di perderla…
Come la nostra partita!
Ringrazio l’Haiku
per i versetti poetici quotidiani
nati dalla casualità di un piccolo motore dell’immaginazione.
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