Approfondimenti » 20/04/2005
"Volevo un Papa nero" di D. Bresolin
Ricordo l’emozione, quel tardo pomeriggio di ottobre del 1978, di quel nome e di quel cognome strani pronunciati con l’habemus papam.
Ero in casa, davanti al televisore ancora in bianco e nero, e quando il commentatore televisivo annunciò con voce ferma: “è polacco!” sentii un brivido.
Il sorriso di Papa Luciani mi aveva contagiato, di Paolo VI ricordo ancora oggi la voce e quel suo venire in soccorso all’amico Aldo Moro nei terribili giorni da marzo a maggio di quel 1978, di Papa Giovanni mi emoziona ancora quella frase della “carezza ai bambini”.
A 19 anni ero per la prima volta testimone dell’elezione di un Papa. Il sorriso di Papa Wojtila fu anch’esso contagioso. Una voce potente, bellissima, con una gestualità poco formale e molto diretta. Un Papa che parlava anche con il silenzio dello sguardo.
Ieri ho avvertito una emozione fortissima quando la radio ha annunciato la fumata bianca. E da una chiesa vicina, qualche minuto dopo, il suono delle campane a festa.
Il volto di Papa Wojtila mi si è presentato agli occhi. Il suo volto sofferente, la sua voce che conservo dentro gelosamente anche se stanca ma sempre fiera, e gli ho detto, nel silenzio, “Papa, chissà chi avranno messo a continuare tutto quello che hai fatto.”
Poi, da povero essere umano, mi sono distratto.
Avevo pensato, in questi ultimi giorni, che potesse esserci un Papa nero.
Un uomo testimone di quella terra violentemente bella e violentemente sempre violata.
Un Papa nero davanti al quale anche i potenti si sarebbero inginocchiati e al quale avrebbero baciato la mano.
Un Papa nero con quella pelle così diversa dalla mia.
Un Papa figlio del fiume, figlio di quelle mamme che si stringono i bambini al seno anche quando sono stremate dalla fame.
Un Papa fratello di quegli uomini che attraversano un mare lontano per cercare lavoro.
Un Papa padre di quei bambini con i fucili in mano.
Un Papa di quell’Africa alla quale si guarda spesso con disprezzo, pur essendo oggi la terra più vera.
Volevo un Papa nero, con gli occhi brillanti di fede. La stessa luce che il Papa bianco regalava ad ogni singolo individuo del mondo.
Volevo un Papa nero che baciasse e abbracciasse i bambini con la stessa splendida semplicità che solo l’amore vero può interpretare.
Volevo un Papa nero.. Ma lo Spirito Santo ha scelto, anche velocemente, un Papa che parla come i nazisti nei film, che saluta il popolo di Dio muovendo le braccia come Pippo Baudo a Sanremo. Un Papa un po’ troppo diverso dal Papa nero che sognavo.
Forse lo Spirito Santo non ci considera ancora tutti pronti per questo. Quel raggio di sole che ha invaso Piazza San Pietro durante l’habemus papam era un bel segnale di luce. Forse è una luce che questo Papa non è ancora libero di donarci.
Dario Bresolin
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