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Brindisi vista da...: Vincenzo



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Brindisi vista da... » 22/04/2005

Vincenzo

Sono tornato a Brindisi, come sempre durante le feste. E' nato spontaneo il desiderio di partecipare a questa rubrica.
Ormai sono anni che vivo fuori, che sento la triste malinconia della sua mancanza, che sogno il profumo del mare e i gabbiani che svolazzano sul porto nelle sere estive.
Ma Brindisi è solo un ricordo nostalgico e lontano, perchè viverci molti giorni diventa quasi insopportabile...
Questa città, che amo più di ogni altra, è una gabbia soffocante e vuota, che sprofonda sempre di più nell'incertezza del suo futuro e nell'assenza di un vero presente.
Incapaci di dare anche solo una parvenza di buon governo, i nostri amministratori si sollazzano al sole delle loro ville estive e nei parquet dei loro nuovi uffici, pensando alle prossime campagne elettorali, fatte di squallidi trenini e voti comprati (nelle cabine elettorali si sentono spesso gli scatti dei cellulari, prove inconfutabili di voti venduti, segno supremo di inciviltà).
Far valere i propri diritti, in ogni campo, diventa una chimera.
Perchè io sono di quelli che ancora crede che vivere in una città dove tutto funziona sia ancora un diritto inalienabile.
Io credo ancora che passeggiando per strada debba trovare una via pulita sotto i piedi; che aspettando il bus debba conoscere con esattezza a che ora arriverà.
Vorrei poter guardare negli occhi i nostri politicanti di sempre, e chiedere loro perchè hanno preferito dare il nostro cielo in pasto all'inquinamento esasperato, perchè hanno rovinato il nostro mare, hanno venduto il futuro dei loro figli, per qualche misero posto di lavoro e la promessa eterna che le cose un giorno cambieranno...
Mi chiedo dove siano finiti i ragazzi che riempivano le strade alla sera, quando, dieci anni fa, ero un ragazzetto entusiasta della sua città.
Mi chiedo perchè le associazioni, escludendo qualche ammirevole caso, non abbiano voce nelle scelte di tutti i giorni. E perchè persino la Chiesa, chiusa al suo interno, incapace di guardare ad esperienze nuove, sembri più una congregazione di comari e compari, che una istituzione capace di dare esempio e forti scosse, come succede altrove quando c'è un vescovo coraggioso.
Brindisi, unica provincia a non essere mai riuscita ad avere la visita del Papa.
Mi chiedo perchè la gente non entri nei negozi, vuoti e tristi; poi ci entro, sento la scortesia e l'inettitudine di commesse e commercianti, che è del tutto scandalosa, e capisco perchè i pochi acquisti li si fa fuori.
E' questa l'unica ragione, oltre al fatto che la gente non ha un soldo. Non è questione di corsi aperti o chiusi o di parcheggi; quelle lastre bianche, monotone, scopiazzate - come sempre - da realtà vicine che non ci rappresentano, sono il massimo esempio dei sepolcri imbiancati con i quali, per anni, si è tenuta soggiogata un'intera città, mostrando cose che mai si erano viste, attirando così consensi e ammirazione, ma che sono costate la nostra salute, i nostri soldi, il nostro futuro.
E' ridicolo pure pensare che ora si possa aprire un polo universitario. Questa città non lo permetterebbe.
Il mondo del lavoro ha bisogno di eccellenza, in tutti i campi, e se non siamo in grado di garantirla - come di fatto è - è inutile pure pensarci. Non sprechiamo altri soldi.
Non sprechiamo le nostre energie su progetti irrealizzabili. Non pensiamo di poter riportare tutti i turisti che fino a qualche anno fa - me lo ricordo bene - affollavano le nostre strade, riempivano i nostri negozi e bivaccavano allegramente sulle nostre aiuole.
Mi viene da ridere leggendo della proposta di dichiarare Brindisi città turistica.
Persino i turchi hanno smesso di venirci (con tutto il rispetto possibile per loro) per le condizioni da terzo mondo con cui li accogliamo.
Chi risponderà mai di tutto questo?
Chi renderà conto del buio fitto calato ormai da molti anni su questo porto dal fascino eterno e meraviglioso?
Poveri noi, che non siamo mai stati capaci di ribellarci, sotto quella rassegnazione indolente e romantica che ci hanno tramandato i nostri eroici nonni.
Cerchiamo solo di non offendere più la nostra città con parole vuote e promesse vane.
Taciamo per un momento, ascoltiamo cosa essa abbia da dire, cosa stia sussurrando a ciascuno di noi...
Lasciamola in pace, almeno per un po', non violiamola più.
Ascoltiamo solo i gabbiani, lungo il mare, e impariamo da loro volare più in alto.

Vincenzo

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