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Approfondimenti: Inchesta sulla crisi del commercio locale. Di Paolo Lonati



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Approfondimenti » 19/05/2005

Inchesta sulla crisi del commercio locale. Di Paolo Lonati

“La città dal punto di vista commerciale, e non solo, è morta e sepolta. Questa amministrazione si preoccupa soltanto di mantenere in piedi una maggioranza numerica e non si occupa dei problemi reali di noi commercianti, come di altri comparti dell’economia locale.
Si preoccupano di rilasciare concessioni per l’apertura di mega centri commerciali, ora anche in città (di fronte all’ospedale ndr), ma non si preoccupano di creare dei parcheggi al centro. È nel dna di chi amministra Brindisi: favorire i forestieri sempre e comunque.
Pensiamo che nel mercato settimanale del quartiere Sant’Elia non c’è un ambulante di Brindisi come, senza andare lontano, basti pensare all’esempio dei pescherecci di stanza nel nostro porto: tutti baresi!
I negozi al centro chiudono al ritmo di uno ogni 45 giorni e il sindaco Mennitti colpevolmente non ha apportato nessun piano di rilancio per il commercio. La soluzione non è rimanere aperti quando arrivano le favolose navi da crociera i cui passeggeri, come è ovvio, vengono accompagnati ad Alberobello od Otranto.
Chiedo personalmente a questo punto l’intervento dell’opposizione e precisamente dell’avvocato Vincenzo Guadalupi in modo da proporre una soluzione perché siamo disperati: tra l’altro sono ripresi gli attentati dinamitardi in piena notte ai danni di noi commercianti. Guadalupi aiutaci!”.
Questo è lo sfogo di Gianluca Cirillo, commerciante del centro cittadino che ha voluto esprimere tutta la propri rabbia e delusione, nonché paura, per una situazione economica molto vicina alla recessione. In effetti in tutta la penisola, dopo gli ultimi sondaggi e dati, si è cominciato a parlare di recessione anche se il premier Berlusconi sdrammatizza.
Questa situazione non può che pesare maggiormente sulle città più piccole, disagiate economicamente e con un alto tasso di disoccupati come Brindisi.
“La questione dei pescherecci – afferma Antonio Carito, imprenditore che opera nel porto e proprietario di un agenzia – è relativa perché Brindisi non è mai stata, chissà per quale motivo, un mercato ittico. Ma bisogna partire col sistemare altre questioni prima di approdare ai mercati ittici.
In primo luogo l’annosa questione della mobilità. I brindisini sono più invogliati ad andare nei centri commerciali posti a dieci chilometri dalla città proprio perché non esiste la possibilità concreta di spostarsi verso la città.
Gli abitanti di Sant’Elia per esempio sono più agevolati a raggiungere l’Auchan che il centro. Bisogna rendere più funzionali i trasporti e magari allargare le strade e adibire le stesse, ove è possibile, di corsie preferenziali per velocizzare il traffico e soprattutto creare dei parcheggi e non toglierli come si è fatto in queste ultime settimane. Bisognerebbe concretamente attuare delle politiche economiche attualmente inesistenti con questa amministrazione. Non bisogna vivere di una politica dell’oggi, ma è necessario programmare e bisogna farlo con progetti che possano dare dei benefici ai cittadini nel breve termine.
L’università come altri progetti ambiziosi non possono esser realizzabili nel breve tempo e per questo che si deve cominciare col rivalutare ciò che possediamo come riqualificare il centro storico e le bellezze storico – artistiche della nostra città e poi godere nel tempo dei benefici di questi altri progetti a ungo termine.
Basta con la politica degli annunci dunque. Abbiamo la fortuna – prosegue Carito - di vivere in una città molto più vivibile della media delle altre realtà pugliesi e italiane e questo ci deve portare a dare un identità a tutti quei cittadini, che sono la maggioranza della popolazione, che vivono in periferia e sono alla ricerca di una città in cui identificarsi economicamente.
Spero che l’amministrazione si accorga che si sta vivendo con le stesse prerogative delle città del terzo mondo, in cui ci si preoccupa maggiormente di far penetrare nel territorio le aziende che al benessere, alla qualità della vita della cittadinanza e di come essa vive. In molti migrano verso Lecce o addirittura Taranto, ma evidentemente ci sarà una spiegazione più che logica.
La nostra ricchezza arriva anche dal porto, ma se l’amministrazione Mennitti non affronterà un discorso diverso con l’Autorità portuale non se ne verrà mai a capo. Infatti, è un monopolio quello che sta attuando l’autorità portuale sull’intera stazione marittima. E l’altro aspetto da risolvere sarà la servitù militare che ormai dura da troppo tempo ed ha privato Brindisi della bellezza di due castelli storici per il patrimonio culturale. La città poi è l’ultima tra quelle di tutta Italia per quanto riguarda le tecnologie e questo deve far riflettere perché questo dato è lo specchio di una città arretrata. Poi se fossi Mennitti – conclude Antonio Carito - chiederei all’Enel, che nel nostro territorio si arricchisce abbondantemente, di istituire a Brindisi il centro studi per la formazione dei propri manager.
In questo modo Brindisi avrebbe un immediato movimento culturale”. Quello che si evince dall’umore dei cittadini e dei commercianti è un atteggiamento pressappochista da parte degli amministratori. L’obiettivo è centrato sulle navi da crociera che dovevano esser un volano vitale di ricchezza, ma la considerazione radicata è quella che le crociere sono solo uno specchio per la allodole.
“Non si può pensare di avere la bacchetta magica – afferma deciso Gianni Anelli, commerciate di via Filomeno Consiglio. Non si può credere che con l’arrivo delle navi da crociera si potesse radicalmente cambiare l’economia cittadina. Per ogni cosa bisogna progettare e pianificare. Nella fatti specie dell’approdo della navi da crociere, bisognava prima prepararsi nell’accogliere i turisti e rivalutare le nostre bellezze storiche, il lungomare e il nostro centro storico. Tutto questo i politici cittadini non l’hanno fatto. Hanno avuto troppa fretta.
C’è poi il problema di fondo che riguarda l’approdo. Infatti, è solo un illusione quella che i turisti che rimangono in città lo fanno per comprare. Bisognava obbligare il tour operator ad inventare un itinerario o un escursione a Brindisi, non in altri luoghi, tra le nostre bellezze e i nostri musei all’aperto. Penso – prosegue l’enologo Gianni Anelli - che le colonne romane sulla scalinata virgiliana se fossero collocate in altra città avrebbero una lista di attesa per le visite lunga almeno 6 mesi, ma questo da noi non succede forse perchè fa parte della nostra mentalità.
Poi dovrebbero arrivare e partire dal porto tutti i traghetti. Infatti, sfogliando tutti i depliants turistici sulla Grecia si parla solo dei porti di Ancona, Venezia e Bari. Dunque non siamo più neanche una città di passaggio come un tempo. Ma c’è un altro problema presente all’interno delle attività commerciali stesse. Bisogna creare delle sinergie tra tutti i commercianti – conclude Anelli - perché se la nave ed i turisti approdano alle 14, è mio interesse e dovere rimanere aperti dalle 13 alle 17, nel consueto orario di riposo, ed invogliare i turisti a comprare secondo delle politiche di marketing che in questa città sono ancora inesistenti”.
La confesercenti dovrebbe tutelare gli esercizi commerciali e proporre un nuovo modello di floridità economica, ma non sempre è così: “Non c’è comunicazione tra l’ente, i commercianti e le istituzioni – dice Gianluca Cirillo. Li si vede solo nel momento del versamento della rata di associazione. L’istituzione del comitato dei commercianti di corso Garibaldi poi è la dimostrazione che la confesercenti non è predisposta alla tutela dei nostri interessi”.
“La confesercenti non esiste – afferma invece Ermanno Mauro, commerciante di Corso Umberto. Se non sei associato non rispondono neanche alle tue domande, anche se non serve a molto.
Ma il problema principale riguarda l’annona che ha creato confusione con la libera apertura delle attività e delle vendite.
Per esempio nel mio negozio potrei anche vendere pesce in abbinamento con intimo e costumi da bagno. Poi la scelta fatta sui negozio che riempiono l’auchan permette di privare di acquirenti il centro cittadino perché l’offerta è la stessa di quella di Brindisi. Ormai sono pochi i negozi che aprono e molte di più sono quelli che chiudono.
Poi naturalmente sarà nostra premura accogliere bene il cittadino o turista perché è anche il nostro atteggiamento e la nostra offerta che non è adeguata, rispetto anche a quella delle altre città limitrofe. La vecchia amministrazione Antonino ha dato a modo suo lavoro alla cittadinanza ed ha fatto di più dell’attuale. Ora siamo costretti a dare lavoro e soldi ai cittadini per gli acquisti e lo facciamo con l’intrusione del rigassificatore, ma in qualche modo dovremo permettere ai giovani di guadagnare.
In ultimo – conclude Mauro -, mi soffermo su un turismo che non esiste perché non siamo ancora predisposti ad ospitare turisti. Non siamo ancora città turistica, prima adeguiamoci e poi attiviamo il turismo.
Ma per farlo non dovremo più sottostare alla servitù del presidente dell’Autorità portuale Luigi Giannini ed alla mercé dei baresi a cui quando conviene dirottano verso il nostro porto le proprie navi(quelle che arriveranno il 29 maggio ndr). Dobbiamo creare un nostro personale entourage turistico e portuale”.

Paolo Lonati


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