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Stelle e Strisce: Gola Profonda



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Stelle e Strisce » 07/06/2005

Gola Profonda

Mark Felt è un uomo di 91 anni con i capelli bianchi e la camicia a scacchi, di moda qualche decennio fa.
Per oltre 30 anni ha nascosto la verita al mondo, semplicemente negando.
Oggi ammette la sua resposabilità. Ammette di aver incontrato segretamente in un garage Bob Woodward e Carl Bernstein, due reporter del Washigton Post, e di aver dato inizio al Watergate, uno dei più grandi scandali della storia statunitense.
Il 17 Giugno 1972 cinque uomini vennero arrestati nella sede centrale del Partito Democratico. All’inizio si pensò ad una banale rapina, ma la vicinanza con le elezioni presidenziali, che avrebbero con molta probabilità riconfermato il presidente in carica Richard Nixon, poneva qualche seria considerazione e faceva sorgere più di qualche dubbio.
I due giornalisti ebbero la fortuna di essere contattati da Mark Felt, all’epoca agente dell’ FBI, che passò loro documenti dettagliati che provavano la resposabilità della stessa Casa Bianca in questo episodio di spionaggio. I cinque infatti non erano ladri comuni, ma agenti segreti con compiti speciali.
L’intento era quello di trovare documenti compromettenti per screditare l’altra parte politica.
La rivelazione diede il via ad un vero e proprio terremoto politico ed istituzionale. Richard Nixon fu costretto a dimettersi onde evitare l’impeachment.
Dal punto di vista istituzionale furono promulgate leggi all’epoca che tutelano ancor oggi gli informatori segreti, le “gole profonde” e gli editori che utilizzano queste fonti, cosi come le leggi in difesa della privacy.
La ragione per cui Mark Felt passò la documentazione compromettente nelle mani della stampa era dovuta al fatto che Richard Nixon in quei giorni stava tentando un colpo di mano per posizionare uomini a lui vicini ai vertici dell’ FBI e rendere l’agenzia più dipendente dal volere della Casa Bianca.
Bob Woodward e Carl Bernstein, i due giornalisti che per primi pubblicarono la storia, divennero degli eroi e furono d’ispirazione per tantissimi colleghi. La libertà d’informazione aveva sconfitto l’uomo più potente d’america. Aveva evidenziato un sistema di spionaggio che aveva fino ad allora colpito diverse istituzioni spesso per screditarle ma anche con l’intento di costruire false accuse (una di queste il Partito Socialista dei Lavoratori).
Da quel momento il giornalismo investigativo diventa la base di ogni testata giornalistica. La fiducia dei cittadini nei confonti dei politici e delle istituzioni crolla definitivamente.
Non esistono più gli intoccabili: tutti possono cadere sotto la scure di un’investigazione giornalistica e vedere i propri illeciti diventare di dominio pubblico.
La frase “ rivelero’ tutto alla stampa” è una delle minacce più ricorrenti nei film dove appaiono uomini potenti in mutande. Nell’America di Bush la libertà di espressione sembra che stia però facendo un passo indietro, per proteggere l’interesse comune di un “Paese in Guerra” ( come ama definire l’America lo stesso Presidente). Eppure anche Richard Nixon era un presidente in guerra....questo non gli consenti comunque di evitare lo scandalo.
Qualche settimana fa l’editore di Newsweek, uno dei settimanali di politica più letti, è stato costretto a ritrattare la storia delle sevizie subite dai detenuti di Guantanamo Bay. Pare che i carcerieri si divertano a gettare nel gabinetto le copie del corano ed ad urinarci sopra davanti agli occhi imploranti dei detenuti. Questo non è solo un umiliante e vergognoso atto di prevaricazione: la stessa detenzione di Guantanamo Bay va contro diversi articoli della convenzione di Ginevra.
Se il più potente Paese del mondo calpesta la convenzione internazionale per eccellenza, cosa potranno fare gli altri Paesi più piccoli che avevano già poco rispetto per essa?
Denunciare gli illeciti riduce il potere dei grandi e rende tutti uguali a testa china di fronte alla legge comune: questa è la base vera della democrazia.

Gabriele D'Errico
Denver - Usa

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