Approfondimenti » 14/06/2005
Da Brindisi parte un monito alla politica del Governo
Se un extraterrestre osservasse Brindisi da una lontana galassia si stupirebbe che in una provincia di oltre 400.000 abitanti si discute da anni di un megaimpianto in grado di offrire occupazione stabile a 40-60 persone.
A Brindisi, invece, si trova assurdo che la questione "rigassificatore" non sia riuscita ad assurgere a problematica nazionale e che, soltanto da poco, abbia lasciato il ristretto ambito cittadino divenendo di portata regionale.
E se a Londra si chiedono come mai un territorio cosi malmesso rifiuti una valanga di sterline, a Roma paventano che un cambio di parere governativo scatenerebbe un'epocale guerra economico-diplomatica con il paese di sua maestà Elisabetta.
Sull'affair rigassificatore fiumi di parole sono stati spesi e mari se ne spenderanno ancora.
Sul No al rigassificatore e, più in generale, sulla pulizia ambientale, Michele Errico ha impostato la sua fortunata competizione elettorale contro il Senatore Curto (che in manifesta contrapposizione con il suo competitor ebbe a dire che ad Enel ed altre aziende che insistono sul nostro territorio avrebbe chiesto in cambio la sponsorizzazione dei team sportivi).
Mennitti, l'uomo del gas -per esplicita recente ammissione del sottosegretario Vitali ("sapeva quali erano le cose da realizzare, sapeva che c'era un percorso consolidato sul rigassificatore")-, subito dopo aver preso pieno possesso delle proprie funzioni, ha voluto far propria la battaglia contro l'insediamento della Brindisi Lng che, fino ad allora, era stata condotta principalmente dall'associazionismo (ambientalista e non) e dai partiti e movimenti di centrosinistra.
Ha sorpreso un po' tutti, il Sindaco; ha spiazzato opposizione e maggioranza, inglesi e brindisini, lavoratori, disoccupati e sindacalisti.
Una posizione forte e talmente radicata nel tempo da non poter essere scalfita nemmeno dal "richiamo" governativo. Casomai a destare scalpore è stata proprio la decisione del Governo di convocare Mennitti a Palazzo Chigi, comunicando al megafono che il rigassificatore s'ha da fare. Chiaro che un'altra telefonata non avrebbe sortito lo stesso effetto mediatico.
L'eco di questo evento, ed il successivo consiglio monotematico, hanno accresciuto la diffusa opinione di una battaglia condotta tra Roma e Brindisi, tra centro e periferia, tra (vecchio) centralismo e (incompiuto) federalismo.
Ma, probabilmente, rappresenta una considerazione riduttiva.
A ben vedere sull'asse Brindisi-Roma rischiano di esplodere tutte le antinomie tra l'attuale governo ed i cittadini/elettori.
"Il ceto medio - scriveva Mennitti su Ideazione (Luglio-Agosto 1998)- è ormai diventato dominante"... "ha maturato coscienza della propria forza e l’ha posta alla base di una scelta politica irreversibile: il cambiamento... "non è solo una categoria di cittadini attenti ai propri interessi, ha spostato in avanti l’orizzonte facendosi carico anche delle esigenze generali della società e riesce ad esprimere importanti "valori". Soprattutto in politica, dove ha rivoluzionato la domanda degli elettori alla classe dirigente, chiamandola a definirsi sul presente, a prospettare idee e progetti per governare le sfide del nostro tempo...".
Sembra scritto per la Brindisi di otto anni dopo ma l'ideologo di Forza Italia non può non aver percepito, oggi, un problema di più ampio calibro: l'attuale dissesto di quel movimento che, nato "come espressione dell’antipolitica" con "i simpatizzanti che si incontravano nei club, strutture aperte alle quali si poteva accedere senza professare fedeltà ideologiche, con lo spirito di rivolgere alla politica domande semplici e precise" (Mennitti - Ideazione Maggio '98), non riesce più a ritrovare l'antico smalto.
Qualcosa vorrà pur dire se l'ex presidente della provincia di Milano lascia Forza Italia dicendo che "nel partito non vedo più la tensione verso il cittadino", se Gianni Baget Bozzo tuona sarcastico "se vai a Forza Italia non trovi nessuno. Sono tutti andati al governo" e se lo stesso Mennitti ammette che "Forza Italia si è posto il problema di governare la libertà. Ma in verità, il tema non lo ha risolto".
L'impressione è che Mennitti sappia bene che il centrodestra (e Forza Italia in particolare) incontra enormi difficoltà ad intercettare le esigenze dei cittadini, a rispondere alle istanze che provengono dal basso. O si cambia o si muore. E lui, uomo di destra, lontano da prossime personali scadenze elettorali che lo costringerebbero all'imbarazzante difesa dell'indifendibile (o, nella migliore delle ipotesi, al cerchiobottismo), intende dare un forte scossone al suo Governo, alla classe dirigente del centrodestra nazionale e locale.
Ed in tal senso va, pure, interpretato l'invito a partecipare al consiglio comunale monotematico sul rigassificatore ad Errico e Vendola. Uomini che, assieme alle coalizioni di appartenenza, hanno saputo parlare alla gente, toccare il cuore delle persone, portare in politica le esigenze di una società che si fida delle istituzioni e confida in risposte in linea con i propri (bi)sogni.
Oreste Pinto
|