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Isola di G. Sciarra: Questa è la repubblica delle banane?



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Isola di G. Sciarra » 27/06/2005

Questa è la repubblica delle banane?

Il recente convegno “Città d’acqua – il modello Brindisi” ha sancito che se c’è una seria progettualità, la voglia di mettere in campo delle idee e lavorare su queste, qualcosa può muoversi e intorno a queste si possono raccogliere consensi.
Non che ciò basti, e soprattutto non è sufficiente per debellare le “Cassandre” e quelli che per vocazione “segano” i piedi delle già malandate panchine dove, in fondo, tutti ci sediamo (noi e loro). Ma è innegabile che, ora, di fronte all’espressione di una negazione a qualcosa, prendono sempre più consistenza motivazioni di tutto rispetto che arruolano gli indecisi e nello stesso tempo, per la determinazione con la quale sono portate avanti, cominciano a scoraggiare gli oppositori. Insomma non è un no fine a se stesso, ed è proprio questo fatto che preoccupa chi avversa la linea condivisa dalle istituzioni e dalla maggioranza della cittadinanza.
Nella giornata conclusiva di questo convegno, il Ministro per lo Sviluppo e la Coesione Territoriale Gianfranco Miccichè ed il vice ministro delle Attività Produttive Adolfo Urso, invitati a discutere su tali tematiche, hanno appoggiato e incoraggiato il disegno delle istituzioni locali, lo hanno fatto in maniera esplicita senza tanti giri di parole.
A queste dichiarazioni di sostegno è da aggiungere e non da sottovalutare quanto il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Pietro Lunardi ha scritto al primo cittadino per scusarsi della sua assenza: “ … Brindisi non può, assolutamente, non fare quello che in una sua recente pubblicazione, Lei Sindaco, aveva anticipato: "Brindisi deve identificare la risorsa mare come leva di un progetto di rilancio". Un simile obiettivo – prosegue Lunardi – non solo è condiviso ma sarebbe incomprensibile una strategia, una politica che non riconoscesse a questa realtà territoriale questo oggettivo ruolo. Brindisi e la sua portualità non può perdere questa evoluzione, questo sostanziale cambiamento del teatro economico che caratterizza il Mediterraneo”.
Qualcuno obietterà che, in precedenza, anche un altro esponente del governo, il ministro Altero Matteoli, aveva per ben due volte asserito che bisognava rispettare il volere del territorio, ma in seguito, nella sua ultima venuta a Brindisi, senza porsi tanti problemi si era rimangiato tutto e addirittura nell’ultima puntata della trasmissione “Ambiente Italia” era andato giù duro affermando che se un governo prende degli impegni non può disattenderli e comportarsi come una repubblica delle banane.
Non c’è che dire, Berlusconi docet: a Lui è concesso dire tutto e il contrario dello stesso; non si contraddice, sono gli altri che equivocano.
Ma a tal proposito bisogna fare una semplice considerazione: è l’Italia ad essere una repubblica delle banane o piuttosto non è che qualche politico sia degno di tale esotica repubblica?
La gente essendo grande e vaccinata, sarà sicuramente in grado di rispondere a questo dilemma.
E’ certo che la Casa delle libertà, con tali atteggiamenti di diniego e di imposizione, dimostra di essere non sinonimo di reale libertà ma semmai l’esatto contrario, giacché non è in grado o non vuole garantire la libertà delle autonomie locali impedendone nei fatti progettualità politica e programmatica relegandole ad un ruolo di vassallaggio.
Quindi, abbiamo detto, che l’idea di ciò vogliamo realizzare prende decisamente corpo, facendo intravedere scenari concreti e mettendo a tacere i detrattori che accusavano invece di inseguire sogni velleitari e improbabili. Ma la schiera di chi non vuol cambiare, di chi non vuol ricavare esperienze dagli errori del passato non demorde, e con l’ausilio di un’abile regia continua a seminare dubbi, incertezze e dissidi sociali.
Ma costoro cosa propongono?
Quali soluzioni hanno in serbo?
E’ semplice: inseguire continuamente l’emergenza, in modo che dopo aver affrontato un problema ve ne sia subito pronto un altro.
Ma questo perché?
A chi giova perpetuare un perenne stato di necessità?
Davvero si pensa che la costruzione di un impianto che garantisce a regime (fonte Brindisi LNG) non più di quaranta posti di lavoro possa contribuire a risolvere la precaria situazione del territorio?
Se questo, come è, appare improbabile quali sono, allora, le motivazioni di una così strenua difesa, considerando che in tal modo non si sono difese situazioni ben più importanti e interessanti sotto il profilo occupazionale?
La risposta può essere una sola: gli interessi in ballo sono tanti e se l’impianto, come afferma la LNG, non inquina l’ambiente certamente può inquinare qualche coscienza.
Bisogna affrancarsi, una volta per tutte, da situazioni emergenziali per avere maggiori sicurezze, per oggi e per il futuro, di una reale autonomia delle istituzioni locali, che è l’unica forma che ci garantisca la difesa degli interessi del territorio.

Giorgio Sciarra


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