Isola di G. Sciarra » 20/07/2005
Lng tra immagine e sostanza
Si sa che una buona immagine fa molto e la Brindisi LNG (British Gas) si “agita” per raggiungere tale scopo.
Per dimostrare la propria serietà e responsabilità in campo ambientale la Brindisi British Gas (LNG) esordì a Brindisi con una mostra fotografica nel settore naturalistico-ambientale, bellissimi scatti d’autore, foto di una natura incontaminata nella altrettanto bella cornice del Castello di terra e successivamente presso il ben restaurato Palazzo Festa.
Era il primo approccio, la British Gas (Brindisi LNG) voleva apparire evidentemente come rispettosa della natura. Seguì, per l’impianto che voleva costruire (il rigassificatore), un iter iperaccellerato di autorizzazioni che fu dalla stessa British Gas (Brindisi LNG) portato ad esempio in un convegno.
Poi più nulla, la strada sembrava spianata senza alcun ostacolo.
Oggi, invece che la coscienza popolare ha preso maggiore consapevolezza di questi temi coinvolgendo le istituzioni, gli affari per la Brindisi LNG (British Gas) si sono complicati, ed eqque quà – come direbbe il mitico Pappagone, la Brindisi LNG (British Gas) affida l’incarico al Politecnico di Torino e all’Università di Lecce per avviare il processo necessario per far fregiare della certificazione EMAS l’impianto di rigassificazione a Brindisi.
Un’iniziativa senz’altro lodevole, in considerazione soprattutto della non obbligatorietà di munirsi di tale certificazione e, infatti, a tal proposito il presidente della LNG, lo spagnolo Armando Henriques, ha sottolineato il grande senso di responsabilità della sua società che aspira addirittura ad essere d’esempio per ogni futura infrastruttura del territorio brindisino.
Mamma mia! Speriamo proprio di evitare tali esempi per il futuro. Eh già, perché la LNG, predica bene e razzola male.
Comprendiamo che in questo mondo conta più l’immagine della sostanza e che pertanto secondo codesta filosofia occorre imporre mediaticamente un’immagine rassicurante.
Ma se la Brindisi LNG (British Gas) ha realmente questo “elevato senso di responsabilità ambientale” ci spieghi, allora, perché ha evitato proprio il primo passo cui ormai, per norme europee, si sottopongono proprio tutti: la Valutazione d’Impatto Ambientale, che serve a stabilire se un progetto può essere inserito in una determinata realtà.
Alla luce di ciò, quindi, la LNG fa solo propaganda spicciola o, peggio, s’illude di turlupinarci.
Una piccola parentesi.
Fanno riflettere le considerazioni in tema di sicurezza di questi impianti di rigassificazione apparse sul sito dell’Enel (http:\\magazine.enel.it - \boiler\articolisett\articolisett0008.asp).
Il giornalista intitola l’articolo, datato 12 luglio 2005, “Gas naturale liquido, ma con cautela” e parte dal disastro avvenuto in Algeria dove l’esplosione di un impianto di gas naturale liquido causò la morte di 30 (trenta) operai e fu di una violenza tale che rase al suolo lo stesso impianto, il calore prodotto dall’incidente fu avvertito sino alle coste americane, dall’Alabama alla California.
Nel rappresentare le due diverse opinioni riguardo la pericolosità di questi impianti il giornalista conclude l’articolo citando la considerazione del sindaco di una città americana dove si vorrebbe installare un rigassificatore: “E’ un’idea da folli” commenta il sindaco Lambert “vogliono che la nostra città si accolli un pericolo che nessun americano correrebbe, sapendo che esistono delle alternative”.
Quest’articolo, qual’ora ve ne fosse ancora bisogno, fa sembrare molto meno peregrine le motivazioni del no al rigassificatore e suscita molta perplessità se si considera che è scritto sul webmagazine dell’Enel società che sino a pochi giorni fa deteneva il 50% della azioni della Brindisi LNG.
Chiusa la parentesi è bene, comunque, che la società inglese, ed altri che vorrebbero speculare sul territorio, si convincano che i brindisini da qualche tempo si recano in palestra per rinforzare gli addominali, per non essere più il “ventre molle” della società, cosa che qualcuno vorrebbe che fossimo ancora.
Dispiacerà ma dopo quasi mezzo secolo di una politica industriale malamente imposta, e non condivisa, con risultati poco soddisfacenti, forse è giunto il momento di riscrivere la storia di questo territorio, senza rinnegare né fare tabula rasa del passato ma cominciando disegnare un futuro diverso. Questo è nel nostro diritto, è nel diritto di ogni cittadino.
Giorgio Sciarra
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