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Isola di G. Sciarra: Tre buone ragioni... per dire No



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Isola di G. Sciarra » 24/07/2005

Tre buone ragioni... per dire No

• Fiat publicitas tua. Macheronicamente parodiamo una frase latina ben più autorevole per ribadire che la pubblicità è l’anima del commercio, quindi del denaro, quindi sia fatta la volontà della pubblicità o meglio degli inserzionisti.
Mediaticamente questo momento di forte opposizione al rigassificatore lo paragono a quello subito precedente alla firma delle convenzioni Enel del 1996. In quel momento particolare, come in questo, calò drasticamente il silenzio su chi contestava l’Enel, non esistevano più se non molto marginalmente. Ora si sta vivendo un analogo periodo: la British Gas mette in campo la sua potenza economica per “comunicare”. In un territorio povero come il nostro, dove non vi è molta propensione a fare pubblicità sulla carta stampata o sulle tv locali, va da sé che quei rari casi sono tenuti in gran considerazione.
La Brindisi LNG alias British Gas oltre che a sfornare freneticamente comunicati stampa per illustrare iniziative e incontri incomincia a comprare mezze (per ora) pagine di quotidiani locali.
Con questa pubblicità vuole informare i brindisini di aver tre buone ragioni per costruire il terminal gnl (gas naturale liquido): sicurezza, sviluppo e ambiente, e fortunatamente ne omette una quarta: l’occupazione.
La Brindisi LNG alias British Gas non tiene in conto che noi abbiamo illustrate molte più di tre ragioni per non volere quest’impianto, ma si sa gli inglesi sono ostinati, soprattutto quando devono imporre violenze e soprusi fuori dal loro regno.
Per quando riguarda la prima ragione, la sicurezza, rimando tutti, nuovamente, a leggere l’articolo comparso il 12 luglio scorso sul sito dell’Enel (http://magazine.enel.it/boiler/articolisett/articolisett0008.asp) dove la sicurezza di quest’impianti non è una cosa tanto certa quanto piace affermare alla LNG. Sulla seconda ragione, lo sviluppo, beh mi sembra logico che non devono essere loro a scegliercelo né ad imporcelo, lasciateci quest’autonomia, lasciateci il piacere di farci del male da soli; e per finire la terza ragione, l’ambiente, e con questa si rischia di arrivare alle comiche. Ma chi si erge a paladino dell’ambiente, proprio loro che vogliono fare una colmata di 25 ettari di mare, e che intendono piazzare un mega impianto a “rischio d’incidente rilevante” vicino un area ad elevato rischio ambientale che attende di essere bonificata come previsto dal piano di risanamento ambientale. Loro, che – tra l’altro - per giustificare il versamento in mare di acqua fredda hanno avuto la faccia tosta di assicurare che serve per bilanciare l’acqua calda versata in mare dalle centrali elettriche. Per favore, lascino stare l’ambiente, non è per loro, l’unica merito al riguardo è l’allestimento di una bella mostra naturalistica.

• Mr. Robottom (chissà perché, mi viene spontaneo chiamarlo Mr. Robocop) si è detto meravigliato dei continui riferimenti al fatto che non si siano sottoposti alla Valutazione d’Impatto Ambientale adducendo a giustificazione che la legge per la semplificazione degli amministrativi lo avrebbe consentito.
La sua meraviglia ci meraviglia, poiché non è l’innocente stupore di un pargolo ma l’esternazione di uno scafato dirigente. Non scendo in inopportuni commenti di una legge (ad hoc) iniqua e con qualche dubbio sulla sua costituzionalità.
Ma mi chiedo, perché mai la British Gas di fronte alla amletica scelta di sottoporsi alla normale procedura del VIA o di fruire della legge sulla semplificazione (ex art. 8 L. 34/00) non ci pensò due volte e imboccò la strada più conveniente, quella che le offriva una norma che malignamente si potrebbe dire fatta apposta. La British Gas fu tanto compiaciuta e soddisfatta della scorciatoia offertagli da questa legge che in occasione della “Giornata della Semplificazione” svoltasi a Roma il 16 giugno 2004, il dottor Gianni Bonati, vice presidente della British Gas Italia tenne una relazione dal titolo “l’art. 8 e il caso Brindisi”.
Eravamo evidentemente visti come un caso, come al solito non positivo per noi.
Va detto, per completezza d’informazione, che una cosa è il VIA, altro affare è uno Studio d’impatto ambientale (SIA) (cui fa riferimento Robottop), studio che solitamente si affida ad un esperta e prestigiosa società che è difficile possa deludere il committente.
Alla luce di ciò c’è da sciogliere un dubbio, perché scegliere la strada più semplice e non quella del Via che avrebbe potuto stabilire se quel progetto poteva o non essere inserito in una realtà come la nostra già ampiamente martoriata?
Se non si compiuta una scelta responsabile come quella, che avrebbe avuto conseguenze concrete, perché darsi da fare per ottenere la non obbligatoria certificazione Emas?
Si può ravvisare in questo comportamento quell’elevato senso di responsabilità ambientale tanto vantato o la precisa volontà di fregiarsi di inutili medaglie di cartone?
Con questo non voglio affermare che la certificazione Emas lo sia, ma c’è molto fumo e poco arrosto.

• Devo essere sincero. E credo anche di essere serenamente obiettivo.
In una situazione che vede tutto un territorio (dalle istituzioni all’associazionismo e alla società civile in genere) scendere in piazza per dire un no secco, e ampiamente motivato, ad un impianto che pregiudicherebbe irrimediabilmente le agognate prospettive, mi sarei aspettato tutto tranne che vedere un rappresentante istituzionale del governo, quale il sottosegretario alla giustizia on. Luigi Vitali promuovere, sponsorizzare ed essere partecipe attivo e convinto di un incontro con il ministro delle Attività Produttive on. Claudio Scajola.
Incontro non legittimato dalla presenza delle istituzioni, che può avere come risultato solo quello di mettere in discussione l’autorevolezza politica delle istituzioni.
Credo che un uomo di governo, al di là delle proprie legittime convinzioni personali, non debba e non possa commettere azioni smaccatamente partigiane. Dovrebbe semmai rappresentare ai suoi colleghi di governo le ben note istanze e gli interessi che il territorio, attraverso le istituzioni democraticamente elette, intende perseguire. Se non fa questo e perora interessi di parte o di cordata viene meno alle legittime aspettative di chi rappresenta.
In questo momento particolare della storia di Brindisi la UIL e la CISL si sono assunti il compito alquanto arduo e presuntuoso. L’incontro con un ministro della Repubblica, Scajola appunto, non sarà stato organizzato per una conversazione salottiera, ma si saranno trattati argomenti in merito ai quali si sarebbero dovuti prendere impegni e assumere delle responsabilità.
In un incontro del genere, ripeto non legittimato dalla presenza delle istituzioni e neanche da tutto il mondo sindacale, che tipo di impegni e di obblighi si potranno essere presi?
Chi ha offerto garanzie e in nome di chi e per cosa.
Le istituzioni sono gli unici interlocutori di un qualsiasi governo che si rispetti, poi sta a queste tenere in debita considerazione i sindacati e tutta la società civile. Se il governo sceglie altri interlocutori dovrebbe spiegarne i motivi per evitare supposizioni maligne. Un incontro, inutile prendersi in giro, il cui tema principale sarà stato la costruzione del rigassificatore, con l’immancabile Massimo Ferrarese.
Questo problema ha scatenato divisioni, ha inasprito lo scontro nel mondo sociale e sindacale. Un investimento che offre come prospettiva 40 posti di lavoro e il grande problema di un forte disoccupazione di ritorno che dovrà essere soddisfatta con qualche altra fregatura, non può essere la causa di gravi conflitti sociali. E lasciamo stare la fantomatica catena del freddo, al solo pensiero della gran montatura che si sta facendo a tal proposito mi viene un … brivido lungo la schiena.

Giorgio Sciarra


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