Stelle e Strisce » 16/08/2005
Il Potere Nero
Sono passati 40 anni da quando il presidente degli Stati Uniti Lyndon Johnson firmò il Voting Rights Act, la legge sui diritti di voto della popolazione di colore. Il diritto di voto in realtà era stato già riconosciuto in un emendamento alla costituzione del 1870, ma per decenni i neri che tentavano di votare venivano sistematicamente derisi e boicottati con le più pretestuose scuse, fino ai casi più estremi di linciaggio.
Con questo atto formale ogni attività atta ad impedire o ostacolare il voto del cittadino di colore viene duramente perseguito.
In questi 40 anni la presenza dei politici neri all’interno dei vari parlamenti è cresciuta esponenzialmente e molti di loro sono riusciti ad ottenere posizioni di rilievo.
Il congresso ha un 10% di deputati di colore mentre nel Senato americano c’è un solo rappresentante nero su 100 senatori.
Il voto nero è da decenni appannaggio del partito democratico, ma non è sempre stato cosi.
All’inizio infatti i neri sostenevano il partito repubblicano del Presidente Lincoln, che aboli la schiavitù e la segregazione raziale, mentre i democratici in quegli anni sostenevano gli agricoltori del Sud che ovviamente erano contrari ad elargire diritti a questa minoranza.
Poi le cose cambiano negli anni 60, il partito Democratico sposa il movimento per i diritti civili mentre i Repubblicani appoggiano i movimenti razisti del Sud e da questo momento in poi il voto nero confluisce quasi completamente nel primo.
Se si considera che la percentuale della popolazione nera degli Stati Uniti è del 13% e che gli ultimi due capi del Dipartimento di Stato americano sono entrambi di colore ( Colin Powell e Condoleeza Rice), non sembra che vi siano più barriere alla rappresentanza nera nella politica americana.
Non solo. Nell’america di oggi non sono più i neri a fare i lavori più umili, come accadeva un tempo. I messicani insieme ai nuovi immigrati stanno ricoprendo tutte queste posizioni con la speranza di poter dal basso raggiungere uno status migliore.
Eppure nonostante le percentuali e le personalità che si distinguono quotidianamente nella società americana, i neri oggi si sentono ancora ghettizzati e discriminati. La popolazione carceraria americana è a prevalenza nera: e questo è un dato inconfutabile. Alcuni episodi di pestaggio da parte di poliziotti bianchi verso cittadini neri causarono negli anni 80’ diverse contestazioni in alcuni casi e veri e propri moti di rivolta in altri.
Le peggiori scuole americane sono nei quartieri abitati dai neri.
I neri che riescono ad emergere vengono accusati dagli altri neri di “agire come i bianchi”.
Il razzismo oggi in America è considerato una bestemmia, ma la ghettizzazione non è ancora finita e questo anche per colpa della stessa popolazione di colore che ha fatto del proprio status un’identità. Questa identità invece di aiutarli li danneggia.
Il ghetto è aperto. Spetta al cittadino nero uscire e dimostrare che lo stereotipo è ormai parte di una storia passata.
Gabriele D'Errico
Denver - Usa
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