Brindisi vista da... » 25/08/2005
Giorgio Sciarra sulle questioni poste da Marco Ingrosso
Le domande e le perplessità di Marco Ingrosso, a mio avviso, non devono “pretendere” una risposta solo dal sindaco ma dalla classe politica tutta, poiché è impensabile che una sola persona possa essere responsabile o artefice delle sfortune o fortune di una città e del suo territorio. Se qui vi sono (e vi sono) delle situazioni scabrose, direi quasi indecenti, queste sono figlie dell’incapacità o del tacito consenso (ognuno scelga i motivi che più gli aggradano) di tutta una serie di personaggi non riconducibili unicamente a questo o a quello ad uno schieramento politico ma ad un misero trasversalismo affaristico.
Giustamente chi ha una giovane età, qual è quella di Ingrosso, fa fatica a comprendere e capire lo sfogo di Luigi Gianfreda che essendo un vecchio spettatore delle vicende locali parte da molto lontano. Ma a che serve prendersela con chi indubbiamente ha commesso degli errori nel lontano passato. Sul finire degli anni ’50 vi era una situazione completamente diversa da quella attuale, allora prefigurare uno sviluppo diverso (quale quello cui oggi tutti noi aneliamo) occorreva possedere delle eccezionali, inimaginabili, doti di lungimiranza. Si era quasi nel dopoguerra, la questione meridionale andava risolta velocemente, bisognava imprimere al paese quella velocità necessaria per uscire dal pantano della miseria (quella vera). Di fronte a queste esigenze si compirono misfatti e soprusi, furono consumate gravi speculazioni, furono inferte profonde ferite al territorio.
Ma nonostante questo Brindisi fu dotata di quelle infrastrutture che lo stesso Ingrosso riconosce di considerevole importanza, e sarebbero state essenziali e sufficienti per procurare un diffuso benessere.
Ma il tempo passa e le crisi che sconvolsero il mondo non risparmiarono di certo Brindisi; il tempo trascorse anche per la classe politica che cambiando non migliora, si può affermare che peggiora sicuramente, ha quanto meno uno scarso senso della cosa pubblica ma ne ha uno spiccato per quella propria. Sino ad arrivare ad una quindicina di anni fa.
Allora toccammo il fondo, ora lo stiamo grattando.
Io me la prendo con la classe politica e imprenditoriale (se così si può chiamare) proprio di quest’ultimo periodo perché se quella precedente ha commesso degli errori, questa li ha perpetuati dolosamente o per incapacità provocando situazioni di crisi e di sfacelo. Ed intende continuare a farlo.
Come si suol dire: “Errare humanum est, perseverare autem diabolicum”.
Come si può pensare che un porto e un aeroporto debbano essere gestiti da una classe politica e manageriale che fa riferimento e dipende da un'altra realtà territoriale: quella barese che è diretta concorrente delle nostre strutture?
Occorre recuperare il tempo perduto e i danni arrecati, il porto e l’aeroporto di Brindisi oggi hanno senso esistere se diverranno il porto e l’aeroporto di tutto il Salento.
Ma questi temi, estremamente importanti, meritano ampi spazi a parte.
Se si vuole cambiare rotta o strada non si può ritardare un più intenso impegno per la crescita culturale della città che rimane l’unico mezzo e l’unica garanzia per acquisire una maggiore consapevolezza delle scelte, a cominciare da quella elettorale.
Se si vuole cambiare rotta o strada occorre farlo con determinazione lasciando al loro destino coloro che s’incaponiscono a difendere strumentalmente posizioni di potere, coloro che si sono “immolati” al ruolo di vassalli di questo o quel potere personalistico, coloro che non hanno intravisto altra scelta se non quella di “svendersi”.
Questa città può ancora riscattarsi, perché ciò si verifichi occorre l’aiuto di tutti. Il percorso è difficile ed è irto di ostacoli dal momento che i poteri forti non intendono mollare la presa, ma non di meno il riscatto è a portata di mano. Basta poco per iniziare un percorso nuovo o rimanere per sempre nell’inferno. Finisco parafrasando Dante: al fin usciremo a riveder le stelle?
Io spero di sì. Almeno per quel che mi riguarda m’impegnerò in tal senso.
Giorgio Sciarra
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Risposta di Luigi Gianfreda
Controrisposta di Marco Ingrosso
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