Stelle e Strisce » 30/08/2005

Jimi Hendrix

Una meteora nel mondo della musica che ha lasciato un’impronta indelebile bruciando la sua carriera tra le corde della chitarra elettrica.
Senza una vera educazione musicale e con una storia familiare pietosa, fatta di miseria, alcolismo e abbandono, Jimi Hendrix si esercita alla chitarra.
Per sfuggire alla miseria, inizia una carriera nei corpi speciali dell’esercito (lui che qualche anno dopo inventerà l’inno americano “piangente” riempiendo di significati una generazione di un Paese troppo patriottico e sempre in guerra) e si congederà finalmente qualche anno dopo dichiarandosi falsamente omosessuale.
La chitarra, la sua vera passione, diventa il suo lavoro.
Viene presto riconosciuto come un talento naturale, ma non c’è posto per lui nell’America degli anni 60’ dove i neri suonano un unico tipo di musica: quella per i neri.
La sua chitarra invece è cosi innovativa che sconfina nel blasfemo non trovando spazio, se non per pochi attimi, nelle bands dei big del momento ( Otis Redding e Little Richard).
Poi fortunatamente qualcuno lo sente suonare “ Hei Joe” e versa l’intero contenuto del bicchiere sui pantaloni.
Chris Chandler, bassista degli Animals e produttore, non ci pensa due volte. Jimi Hendrix deve fare fortuna all’estero prima di poter arrivare in America con i suoi accordi rivoluzionari.
Nel 1966 l’ Inghilterra è la culla della nuova musica. I talenti di allora e di oggi fanno la fila per sentirlo suonare e per suonare con lui. John Lennon, Eric Clapton, Paul Mc Cartney, Jimmy Page restano ammaliati da questo fenomeno. Si può senza dubbio dire che molti di loro cambieranno il modo di impugnare la chitarra elettrica e di stridere le corde fino a farle parlare o piangere, esprimendo non più solo suoni ma sentimenti.
Jimi Hendrix parte per un tour che finira solo qualche anno dopo, quando avrà raggiunto all’età di 27 anni una fama senza precedenti e la difficolta a vivere serenamente questa gloria come tanti prima e dopo di lui.
Si rifugia in abusi di ogni genere: alcohol, droghe e pare anche tanto sesso, per poi finire schiacciato e morire soffocato nel proprio vomito dopo un abuso di sonniferi.
Una sua nuova biografia ricostruisce il personaggio e la sua storia. Room Full of Mirrors ( by Charles r. Cross) parte dalla sua infanzia nel ghetto di Seattle, dove Jimi cresce allo stato brado senza l’aiuto di una famiglia, per finire nella stessa Seattle, anni dopo all’apice della sua carriera, quando dopo un concerto, rivisita la sua casa nel ghetto e l’ospedale dove la madre mori quando Jimi aveva solo 15 anni.
Cerca invano una lapide con il nome della madre inciso per riallacciare i ricordi di una vita troppo intesamente vissuta, per ritrovare un senso, una continuità, nei ricordi.
Ma le sue memorie fanno a pugni con quella realtà.
Si ritrova perso e solitario e l’unico rifugio è dimenticare, vivendo la vita come una perenne giostra.
Muore qualche mese dopo quella visita nella sua città. Pare che sapesse in qualche modo che il suo giro di giostra stava per terminare. Si confida, rilascia interviste dai toni oscuri che presagiscono la fine.
Qualcuno ipotizza il suicidio, ma molto probabilmente è stato solo un giro più veloce degli altri, che ha bruciato la sua vita come il fuoco che bruciava le sue chitarre alla fine di ogni concerto.

Gabriele D'Errico
Denver - Usa

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