Brindisi vista da... » 02/09/2005
Gabriele
Ciao a tutti,
Anche io in un certo senso sono fuori da Brindisi da
un po’ di tempo… circa due anni e ci ritorno
sporadicamente.
Anche io, tornando a Brindisi e vedendo
la situazione che c’è e che c’è sempre stata, rimango
sempre più allibito, sconcertato. Non parlo di rabbia
(che forse c’è anche nonostante il mio temperamento
abbastanza calmo) ma proprio di sconcerto, di
incomprensione.
Ora penso che perdersi in discussioni lunghe sulle
possibili responsabilità antiche e recenti non abbia
molto senso. Si arriverebbe a dire che è colpa
dell’unità d’Italia che ci ha depredato, delle
politiche assistenzialistiche, di Bari e dei suoi vari
uomini di paglia messi in posizioni strategiche, del
governo, di alcuni irresponsabili, di una classe
politica passata inconsistente e l’elenco sarebbe
ancora lungo.
Non ha neanche molto senso fare il solito e ormai
noiosissimo discorso: “Ci sono le risorse ma non
vengono sfruttate”.
Ora cari signori, penso che sia arrivato il momento di
ammettere ognuno le proprie responsabilità. Chi è ad
esempio che butta le carte per terra? Non sono solo i
politici che prendono le carte e l’immondizia in
generale e si divertono a sporcare la costa, e la
città. Vi assicuro che qui a Gorizia non ho mai visto
UNA carta per terra, in un parco, o in una campagna
circostante. E pure sono andato in lungo e largo,
salito su montagne e stato sulle rive dell’Isonzo.
Si
ragazzi, qui non ho visto MAI una carta per terra (e
figurarsi se ci sono i sacchi della spazzatura…). Ogni
tanto si vedono le cicche di sigarette ma sono rimosse
prontamente dal servizio di pulizia urbano.
Ora immaginate di poter camminare per Brindisi e per i
suoi dintorni e trovare tutto assolutamente pulito.
Non sarebbe già un impatto diverso? Soprattutto per
chi viene da fuori…
Ovviamente questa è una cosa semplicissima ed esorto
tutti quelli che leggeranno questo intervento a
comportarsi di conseguenza. Essenzialmente: “Perché
stare male quando si può stare bene?”… e qui non
servono fondi governativi.
Altro problema fondamentale è il disfattismo.
Caratteristica prettamente italiana ma fondata
assolutamente sul nulla. Da questo punto di vista
Brindisi e forse in genere il sud d’Italia sono una
sorta di cassa di risonanza di questa caratteristica
italiana. Perché dire sempre : “La città fa schifo”,
“La gente non cambia mai” e affermazioni di questo
tipo, impregnate di un fatalismo irreale e inadeguato
nel 2005.
Io sono convinto che “La gente” (questa
espressione che allontana in modo indeterminato il
soggetto del discorso) cambia, che a Brindisi si
possono ottenere in poco tempo e su molti fronti
risultati significativi. L’importante è che ognuno
inizi con il proprio esempio, col proprio
comportamento individuale. Gandhi quando combatteva
per l’indipendenza indiana dall’impero Britannico
diceva : “Prima dobbiamo controllare noi stessi ed
essere in grado di autogovernarci e poi possiamo
chiedere agli inglesi di andare via”.
Quindi suvvia un
po’ più di orgoglio che magari si crea anche un po’ di
quel senso di identità che farebbe tanto bene a questa
città.
Ma ora arriviamo alla nota importante e forse quella
più dolente. Quale è la versa risorsa di Brindisi?
Cosa ha Brindisi in più rispetto a molte altre città?
Vi rispondo subito: noi, i giovani. Sembra una di
quelle cose dette e ridette più e più volte ma è un
fattore, a mio parere, fondamentale. Quello che si
nota qui a Gorizia è che nonostante gli ottimi
servizi, la natura splendida e tante altre cose buone
questa è una città “vecchia”, dove i giovani,
veramente, si contano sulla punta delle dita. Eppure
qui fanno tantissime rappresentazioni, tantissimi
avvenimenti culturali e tanto altro… e molti sono
organizzati dal volontariato.
Concludendo, Brindisi ha ancora una speranza, una
possibilità: i giovani. Ma se gli adulti (con la loro
immobilità, il loro fatalismo e i loro discorsi)
faranno si che in questi anni i loro figli se ne
vadano via, portando fuori dalla loro terra menti,
idee e passioni allora si saranno giocati l’ultima
possibilità. E allora riprendersi sarà veramente dura.
Aggiungo alcune note per non rendere pura filosofia
quello che ho scritto. Cosa costa organizzarsi una
domenica (magari vari gruppi di famiglie) e andare a
pulire alcune zone? E magari cercare di coinvolgere
altra gente? E magari chiedere un’autorizzazione per
fare una mostra in piazza Vittoria delle opere d’arte
dei ragazzi dell’artistico? E se si facesse più volte?
E se proprio tu che stai leggendo inizi a chiamare al
tuo amico e a dire : “Guarda facciamo così”… E se ci
si inizia ad inscrivere ad associazioni politiche? Se
si inizia a leggere il giornale? Se si inizia ad
interessarsi un po’ di politica?
Dai su… non è
difficile e il tempo si trova (invece di rimbambirsi a
vedere 11 tipi che prendono a calci una palla).
Gabriele
20 anni
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