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Brindisi vista da...: Giorgio Gargasole



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Brindisi vista da... » 03/09/2005

Giorgio Gargasole

L’IMPOVERIMENTO CULTURALE E PROFESSIONALE SONO IL VERO MALE DELLA CITTA’
di Giorgio Gargasole

Per cambiare la città di Brindisi, per renderla diversa da quello che è stato il suo passato anche recente, per liberarla dal ricatto occupazionale, per darle la dignità di territorio moderno e capace di affrontare i propri problemi senza che questi diventino emergenze non servono ricette magiche o miracoli.
I brindisini devono prendere consapevolezza di se stessi ma, soprattutto, cambiare quella mentalità di cittadina di provincia che la lascia, invece, ai margini dell’economia e dello sviluppo.
Cambiare la testa delle persone non è facile ma è importante perchè è l’unica soluzione possibile da adottare per continuare a sopravvivere dove molte cose vanno al contrario di come dovrebbe essere.
Non voglio criticare Brindisi, non lo merita.
In questa città, a mio avviso, quello che non funziona non sono le cose, ma le persone.
Manca la professionalità nella gestione del territorio.
Manca un’ottica intelligente capace di andare oltre e di vedere una soluzione che funzioni nel futuro superando la politica delle “toppe dei pantaloni” che serve a tamponare lo strappo sul sedere ma non certo a ridarti un abito nuovo e pulito.
E questo lo deve fare chi ama davvero Brindisi.
Far valere i propri diritti. Non vendere se stessi.
Il vero male della città "adagiata sul porto" sono le intelligenze che vanno via: i ragazzi che lasciano le proprie case e le famiglie per studiare fuori e restare lontano da una città che che può offrirgli molto poco se non addirittura nulla.
Dopo decenni in cui ad andare via era la manodopera semplice da anni, ormai, dalla città sono sparite intere generazioni di giovani che prima con l’università e poi con il lavoro e la professione hanno trovato un’altra realtà in cui vivere e lavorare lontana centinaia di chilometri da Brindisi.
Questo è il vero male. La città si impoverisce, si dissangua sia sotto il profilo culturale che professionale e chi resta, spesso, non è la parte migliore di quella che dovrebbe essere la nuova intelligenthia con tutti i guai che questo comporta.
L’arretratezza di Brindisi sta in questo. Un fenomeno che come prima diretta conseguenza fa registrare l’assoggettamento della città ai capoluoghi a noi più vicini quali Bari e Lecce: non per niente, queste città, sono entrambi sedi universitarie.
Non si tratta di campanilismo. Anzi. E’ quella voglia di riscatto che deve crescere tra quanti vivono a Brindisi se davvero non si vuole fare della crisi sia politica che economica, sociale, culturale, la caratteristica principale di questa terra.
Alzati Brindisi e cammina prima che sia troppo tardi.

Giorgio Gargasole

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