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Isola di G. Sciarra: La delicatezza delle future convenzioni



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Isola di G. Sciarra » 06/10/2005

La delicatezza delle future convenzioni

Molti archivierebbero volentieri l’argomento rigassificatore. Ed è difficile dar loro torto giacché le lotte per osteggiare la costruzione di quest’impianto hanno visto l’impiego di molte energie. Le forze sane del nostro paese non dovrebbero avere lo scopo di impegnarsi per cercare di impedire vari pericoli incombenti, ma quello più costruttivo ed efficace di realizzare uno sviluppo che non ci faccia ripercorrere gli stessi errori, le stesse emergenze, le stesse illusioni del passato.
Da un po’ sembrava calato uno strano silenzio sulla vicenda “rigassificatore”, l’urgenza con la quale la Brindisi LNG aveva presentato ricorso al TAR di Lecce strideva con la “calma” avuta nell’inoltrare ricorso al Consiglio di Stato.
Vuol dire che questa volta ha ponderato bene le proprie azioni. Segno che non intende mollare l’osso. Proprio per questo, sino a quando non saranno ritirate in maniera definitiva e ufficiale le autorizzazioni concesse, non c’è da abbassare nessuna guardia, non c’è da archiviare un bel nulla.

Piuttosto tale questione non deve far perdere di vista un altro annoso tormentone: le convenzioni Enel & C..
Spessissimo durante l’impegnativo braccio di ferro contro la LNG e i suoi fan, la gente raccomandava di non scordarsi del grave problema legato all’ abnorme uso e traffico di carbone. Ma, in realtà, era un’inutile preoccupazione poiché le lotte e le manifestazioni di piazza contro il rigassificatore erano accompagnate da un documento complesso quanto completo che riguardo al consumo del combustibile fossile era molto chiaro: non solo le emissioni delle centrali dovrebbero restare entro i parametri di legge, ma si chiedeva una netta riduzione del consumo del carbone. E ciò rifacendosi ai punti fondamentali della convenzione del 1996, oltre che agli accordi col Governo (firmati a latere di detta convezione) che, tra l’altro, stabilivano alcuni punti importanti ed indispensabili come “il reimpiego dei lavoratori dell’area”.
Sono ormai decenni che l’Enel (con Cerano recentemente inserita nel “club” delle trenta aziende più inquinanti d'Europa (secondo un’indagine del WWF), blocca la vita sociale e politica di questo territorio per condurre in porto esclusivamente i propri interessi.
Sono decenni che il “carbone” inquina l’ambiente e la società, ed ora si spera che non “inquini” anche lo sport se è vero che l’Edipower si appresta a sponsorizzare la squadra di calcio seguendo l’esempio dell’Enel che comparirà sulle maglie della squadra del presidente dell’Associazione Industriali di Brindisi. Che tempismo! Perché proprio ora? Perché proprio alla vigilia delle trattative per la firma delle convenzioni?
Se si vuole veramente cambiare rotta occorre anche cambiare atteggiamento nei confronti di chi vuole imporre le proprie logiche. Logiche che non coincidono con quelle delle istituzioni e della stragrande maggioranza dei cittadini.
Se l’insediamento dello stabilimento chimico, calato e imposto dall’alto facendo intravedere scenari che non si sono mai realizzati e che, oltretutto, non ha prodotto né il fantomatico indotto né una classe imprenditoriale degna di nota, fu notoriamente definito, già allora, una cattedrale nel deserto, oggi gli attuali insediamenti energetici e quelli che si vorrebbero fare, creerebbero un reale e definitivo deserto, un luogo inospitale per quelle altre realtà industriali più confacenti con le peculiarità e le aspirazioni del territorio.
Si giunse alla firma delle passate convenzioni con sofferenza e dietro la spinta di chi riteneva necessario chiudere una vertenza; firma che avrebbe sbloccato, secondo costoro, la vita politica e imprenditoriale locale. Non fu così, ora si spera che non si ricommetta quell’errore, ed è necessario tenere conto di due aspetti:
1. L’Enel non ha mai rispettato gli accordi sottoscritti;
2. Non si può dare inizio a alcuna trattativa se pregiudizialmente vengono poste delle imposizioni come quella: “il consumo di carbone non si tocca, anzi sicuramente aumenterà”. Un’imposizione che ricorda uno slogan pubblicitario: toccatemi tutto ma non il mio … carbone.
Il partito non solo del carbone ma di chi vuol depredare il territorio è agguerrito e dispone di molto potere. La possibilità di strumentalizzare situazioni critiche, che non mancano, è fin troppo facile, ma soccombere a questa sorta di “assedio”, stavolta significherebbe precludersi ogni possibilità di cambiare, quindi l’esodo dei nostri migliori giovani sarà inarrestabile, privandoci definitivamente delle uniche forze che possono darci un futuro diverso e qualitativamente migliore. Ne vale la pena?

Giorgio Sciarra


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