Approfondimenti » 18/10/2005
"I giovani e la politica". Di Mimmo De Michele
Riceviamo e pubblichiamo un intervento del consigliere comunale di Forza Italia Mimmo De Michele sulla situazione politica cittadina:
“La politica che in questi anni ha governato e caratterizzato il nostro paese, non è stata certamente all’altezza dei problemi che si sono presentati. Tutto ciò chiama sicuramente in causa quella classe dirigente che ha pensato molto di più alla propria poltrona che alle esigenze dei cittadini.
Su questo credo che i partiti e i suoi uomini debbano riflettere in maniera seria perché la maggior parte della responsabilità sono loro. La politica di oggi oramai è completamente cambiata, non si discute più, non si fanno più congressi, non si coinvolgono i giovani, ma si aspetta soltanto l’election day, momento in cui i partiti a base verticistica impongono chi votare senza conoscere nemmeno il candidato. Non esiste più un partito in cui un cittadino può riconoscersi, c’è una forte crisi di valori e di ideali. Tutto questo porta ad un allontanamento e ad una disaffezione dei cittadini e per lo più dei giovani dalla politica.
Crediamo veramente che i partiti e i politici non lo sappiano? Lo sanno molto bene invece, c’è soltanto una verità, che è quella di pensare che i partiti rappresentano per loro una proprietà privata, un giocattolo, un “monopoli” in cui ognuno può partecipare solo sottostando alle loro condizioni. Le convocazioni avvengono solo quando c’è la visita, rara, di qualche politico di vertice in modo da fare numero, ma quando si tratta poi di parlare di cose, fatti e progetti concreti il cerchio si restringe soltanto a poche persone, a pochi intimi. Questo emerge osservando che, i candidati che in ogni tornata elettorale sono scelti, sono sempre gli stessi. I criteri di scelta non si basano sulla capacità e sulla bravura, ma soltanto sul numero di consensi che il candidato garantisce e che possono determinare (almeno in teoria) ad una vittoria sicura. Insomma si considera più la forza dei numeri che la meritocrazia. Forse sarebbe il caso che all’interno dei partiti se ne discutesse con chiarezza e con profondità d’analisi, capire la propria posizione senza cercare alibi per deviare il problema. Sarebbe il caso che noi giovani sollevassimo la questione “visibilità”, cercando di essere critici ma nello stesso tempo propositivi. Non ci dobbiamo rassegnare supinamente a questo sistema, ma, ben consapevoli del proprio ruolo e delle proprie capacità, dobbiamo collaborare per ribaltarlo, con la consapevolezza che alla fine, se sapremo muoverci nel verso giusto, qualcosa potrà cambiare.
Credo che sia anche doveroso da parte di noi giovani sentirci addosso una certa responsabilità perché in ogni caso il nostro futuro dipenderà molto da noi stessi.
Personalmente ritengo che sarebbe molto importante riuscire a creare un valido gruppo di giovani in cui ognuno, nel proprio campo, potesse dare un contributo positivo per la crescita di questa società, all’interno dei singoli partiti ma senza essere da questi condizionati o influenzati; questo perché siamo menti pensanti, non burattini.
Essere alternativi a questa classe dirigente vuol dire sapere agire e pensare nel bene di tutti senza avvantaggiare questa o quella persona, ma soprattutto essere concreti e risolutivi cercando di stare vicino ai bisogni dei cittadini. Purtroppo, questo, ancora oggi, non è stato fatto, e le “scuse” chiamiamole “cause” sono state tante, ma nessuna può giustificare e tollerare la situazione drammatica del nostro paese. La gente ormai si è stancata di questo teatrino politico all’interno del quale si discute di tutto tranne che di cose concrete. D’innanzi a temi centrali come la criminalità, la disoccupazione giovanile e la povertà nessuno si può tirare indietro. Quello che mi domando è: che cosa si è fatto per risolvere questi problemi? Ecco dove deve essere pronta e risolutiva la politica, le altre cose sono tutte chiacchiere. E’offensivo nei confronti dei cittadini in questo momento parlare di partito unico, liste unitarie, movimento autonomo e chi più ne ha più ne metta, queste sono tutte scuse per sfuggire ai problemi quotidiani. Occorre che si faccia chiarezza ai cittadini e chi non è in grado di far fronte a questa realtà, è meglio che se ne vada a casa.
Un fine della politica dovrebbe essere quello appunto di coinvolgere più giovani possibili, per poterci conoscere, vedere e discutere.
In un paese dove identità ed ideologie del passato sembrano essere tramontate, dove è evidente lo scollamento tra società e sistema politico, i giovani sembrano persi, risucchiati forse da quel declino economico che l’Italia sta attraversando.
Bisogna migliorare la classe dirigente, è venuta l’ora di essere soggetto politico nuovo. La classe dirigente di allora, quella che fece la Repubblica, era diversa, oggi è necessario un “progetto di paese”, strategie per il futuro, “altrimenti i figli staranno peggio dei padri”.
Ma per fare questo i nostri dirigenti devono avere capacità di leadership e coraggio. Altrimenti, se iniziano a determinarsi le stesse abitudini di corrente, le fazioni, la diffidenza reciproca, i veti trasversali tipici del partito, il giovanile risulta un giocattolo inutile, superfluo, controproducente.
Dal mio punto di vista è un mezzo, non un fine.
Il giovanile poi sta mancando alla sua funzione più importante: far crescere le coscienze dei giovani in modo critico, aprendo le stanze della politica alle Nuove Generazioni.
Ecco perché, e concludo, o facciamo politica sui contenuti che interessano ai giovani (politiche giovanili, scuola, università, imprenditoria giovanile, disagio giovanile, sport ecc.) producendo dei contenuti e delle proposte da coniugare a tutti i livelli sociali, oppure il giovanile è inutile e dispendioso, e allora sarebbe bene per tutti impiegare il proprio tempo in cose più produttive”.
Avv. Cosimo De Michele
Consigliere comunale FI
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