Approfondimenti » 20/10/2005
Gianluca Nigro in risposta al consigliere De Michele
Sarebbe troppo ovvio fare riferimenti alla diversa collocazione politica del sottoscritto e a quella del consigliere De Michele.
Mi preme però sottolineare che la diversa analisi sulla “questione giovanile” nasce anche altrove, forse in una diversa cultura ed un diverso approccio a questo problema. Intanto mi sembra, e lo dico con tutto il rispetto nei confronti di un uomo che è riuscito a diventare consigliere comunale in così giovane età, mi sembra che nell'analisi del De Michele vi siano una serie di luoghi comuni che, personalmente ,vorrei discutere. Credo che la questione giovanile esista solo a fronte di un assorbimento di logiche paternalistiche e frutto di concezioni eccessivamente familistiche.
Troppo spesso sento fare dei ragionamenti simili a quelli del consigliere De Michele, dove si dice che i Giovani devono avere più spazio. Sinceramente ritengo, anche , come dicevo prima per cultura, che una persona superati i 24-25 anni sia da considerarsi una persona adulta, nel pieno possesso delle sue capacità intellettuali e fisiche e che abbia la possibilità di determinare il proprio futuro e , se in grado, di fare qualunque cosa possa fare un quarantenne o un cinquantenne. Se ciò non avviene è perchè si è figli di un modello giovanilista che riproduce solo ed esclusivamente cultura della delega e della dipendenza. Bisogna operare delle rotture per essere capaci di autodeteminarsi. Questo è, a mio avviso, il nodo sia culturale, e quindi politico che mi diffenzia dal consigliere De Michele: l'autodeterminazione. Con ciò intendo la produzione di pratiche di relazione altre e diverse in cui creo la mia personale modalità di stare nella società. Questo non può arrivare per delega, ma lo devo costruire da solo o con i miei pari.
Quanto agli aspetti politici, devo specificare che l'assenza di “uomini e donne giovani” nelle classi dirigenti è determinata anche dall'assenza quasi totale di due generazioni dalla politica. Ciò ha comportato un mancato ricambio generazionale, ma soprattutto culturale, riproducendo, laddove si manifestava la presenza di un giovane , la stessa cultura di provenienza, cioè quella dei padri e delle madri.
Infine vorrei specificare che anche se il consigliere De Michele non se ne è accorto, in verità le nuove generazioni stanno già peggio dei propri padri, anche perchè il modello politico ed economico della c.d. Modernizzazione ha prodotto in Italia non uno sviluppo, ma un arretramento della società sia dal punto di vista economico che dei costumi. Un impiegato con un solo stipendio 20 anni fa riusciva a fare le vacanze e mandare i figli all'università. Nel 2005 forse riesce a pagare solo le bollette e l'affitto. Discutiamo di questo e di chi sono le responsabilità di queste scelte, senza richiami ad atteggiamenti tipo “volemose bene”.
Vorrei, solo per aggiungere un pizzico di pepe alla discussione, far notare al De Michele che forse ha sbagliato partito e collocazione politica. Vorrei sapere che senso hanno i congressi in un partito come Forza Italia, dove c'è un uomo solo al comando. Da sempre. Nei partiti collocati dall'altra parte vi sono situazioni diverse anche se non idilliache. Il segretario regionale dei DS, per esempio, è un giovane, il segretario regionale del PRC è un giovane. Questo solo a titolo d'esempio e non per giustificare qualcuno, ma per dire che ognuno può “prendersi” gli spazi senza che qualcun'altro li ceda. Bisogna esserne capaci.
Del resto i richiami ai soli aspetti generazionali sono strumenti sbagliati per affrontare questioni di questo tipo. Sempre a titolo di esempio faccio notare che sui temi di cui parla il De Michele, io e lui probabilmente abbiamo visioni politiche completamente opposte: università, politiche sociali, imprenditoria ecc.
Come possiamo fare a metterci d'accordo, solo sulla base di un richiamo generazionale? Mi sembra un pò pochino.
Con stima
Gianluca NIGRO
"I giovani e la politica". L'intervento di Mimmo De Michele
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