Salute » 24/10/2005
Aviaria: un po' di chiarezza su rischi e rimedi
Dal Prof. Maurizio Portaluri, brindisino, direttore della Ausl Bat 1 riceviamo, e pubblichiamo volentieri, un appello del dott. Michelangiolo Bolognini sui rischi e rimedi della pandemia Influenzale.
L'influenza nell'uomo è una malattia che tutti conosciamo, di solito un po'
fastidiosa, di breve durata, pericolosa solo per anziani o per persone che
già hanno altri problemi di salute.
L'agente che causa questa malattia, è un piccolissimo parassita (in un
millimetro ce ne potrebbero stare in fila oltre 50.000), il virus
influenzale.
Ci sono molte decine di tipi diversi di virus influenzali e normalmente
colpiscono solo la propria specie di riferimento: quelli degli uccelli gli
uccelli, quelli dei maiali i maiali, quelli umani l'uomo.
Alcune volte però le cose vanno diversamente, ed il virus, cambiando un po'
il suo aspetto, riesce a passare da specie a specie, per esempio dagli
uccelli all'uomo, se la cosa si ferma qui il problema resta limitato solo a
chi si è ammalato, il problema vero viene fuori quando questo tipo di virus
che già è riuscito a passare da specie a specie, con una ulteriore piccola
trasformazione riesce a passare da uomo a uomo, per via aerea, così come
avviene per i normali virus influenzali, in questi casi il contagio è
praticamente inevitabile: con uno starnuto o un colpo di tosse si può
arrivare a contagiare fino a 10 metri di distanza (per questo tipo di
contagio non ci sono forme di contenimento efficace se non gli scafandri
ermetici e l'autorespiratore).
Quando tutte queste cose avvengono allora scoppia una epidemia a livello
mondiale: la pandemia.
Questo tipo di epidemia a differenza delle normali epidemie di influenza, ha
caratteristiche di pericolosità nettamente superiori.
Si conoscono fino ad ora, relativamente bene, solo le tre ultime pandemie
influenzali: quella del 1918 che ha causato oltre 40 Milioni di morti,
quella del 1957 che ha causato 4 Milioni di morti, quella del 1968 che ha
causato 2 Milioni di morti.
La prossima pandemia potrebbe essere relativamente benigna (tipo quella del
1968), come pure assai più pericolosa (tipo quella del 1918, o anche
peggiore).
Riguardo alla pandemia del 1918 alcuni hanno affermato che il gran numero di
morti fosse dovuto anche, o soprattutto, alle ristrettezze alimentari
legate alla prima guerra mondiale, purtroppo questo non è vero, le
percentuali dei morti negli Stati Uniti, che non ebbe penurie alimentari, o
in Svizzera, anche se inferiori, furono pur sempre assai elevate (in Italia
ci furono oltre 500.000 morti, negli Stati Uniti 650.000).
Il maggior numero dei morti nel 1918 si ebbe negli Stati Uniti, almeno nelle
aree urbane, nelle prime due settimane dalla comparsa della pandemia e
riguardavano soprattutto persone giovani, dai 15 ai 40 anni ed in buona
salute, per questa estrema rapidità di comparsa, l'utilizzo di specifici
vaccini testati ed efficaci, quand'anche ce ne fossero, nel caso di una
pandemia con caratteristiche simili a quella del 1918, rischia di essere
un'arma spuntata.
Venendo alla situazione attuale, ottobre 2005, il contagio tra uccelli ed
uomo è rimasto abbastanza limitato, con solo pochi casi di trasmissione
ulteriore da uomo a uomo. L'alta letalità (percentuale fra numero di morti
rispetto al numero dei malati) che, per il momento, è di circa il 60%, aiuta
a contenere l'epidemia, il problema su questo versante è che nel caso della
ulteriore modificazione del virus, nel passaggio da uomo a uomo la letalità
può diminuire anche di molto, ad esempio può passare dal 50 al 5%, ed è in
questo caso che l'epidemia umana, la pandemia, diventa assai più probabile.
Un altro aspetto preoccupante, rispetto al passato, è che non si è riusciti
a contenere l'epidemia negli uccelli, a differenza del 1997 dove un'analoga
epidemia dei polli riuscì ad essere confinata alla sola Hong Kong . Lo
scenario, nel caso di una nuova pandemia con la letalità intorno al 5%, con
gli stili di vita attuali, ampia mobilità e quindi ampia possibilità di
contagio generalizzato, è assai allarmante, si può arrivare in Italia ad
avere più di 2 milioni di morti oltre che un prevedibile collasso sociale.
Eppure la quasi totalità di questi possibili morti è evitabile.
A differenza delle pandemie precedenti abbiamo farmaci antivirali ben
testati ed efficaci, utilizzabili sia a scopo preventivo sia nelle
primissime fasi della malattia, le resistenze ai farmaci di ultima
generazione sono al momento assolutamente trascurabili.
Peccato però che per l'attuale sistema di brevettabilità questi farmaci non
sono disponibili: è assolutamente non credibile che la sola Roche, che
produce il farmaco più noto, il Tamiflu, possa produrre in tempi ragionevoli
decine di milioni o addirittura miliardi di dosi, nel concreto la poca
produzione viene aggiottata e resa disponibile solo per infime minoranze, il
Financial Times del 15 ottobre riferiva l'esistenza, in tutta Europa, di un
massimo di dieci milioni di dosi.
Lo Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) quest'anno ha consigliato i
paesi europei di fare una scorta di farmaci antivirali che possa coprire
almeno l'80% della popolazione inizialmente affetta.
Quando, ad un incontro organizzato dall'OMS che si è tenuto quest'anno, il
Sud Africa e la Thailandia , hanno richiesto la possibilità di produrre il
Tamiflu senza brevetto, almeno per il terzo mondo, la Francia e gli Stati
Uniti hanno unito le loro forze per proteggere l'attuale monopolio della
Roche su questo farmaco, come ha denunciato l'attivista Statunitense Mike
Davis.
Di fatto però il farmaco è indisponibile in Europa così come in Africa.
Invece di aumentare la produzione utilizzando le numerose industrie
farmaceutiche presenti in Europa, che ha la maggiore capacità mondiale di
produzione di farmaci, e magari utilizzare anche le industrie farmaceutiche
pubbliche (in Italia l'Istituto Farmaceutico Militare di Firenze), i governi
europei decretano la scarsità e il razionamento, negando anche la
possibilità di acquisto con ricetta medica, tutto questo, si badi bene,
esclusivamente per tutelare la sacralità dei brevetti farmaceutici.
L'unica
positiva eccezione è stata quella dell'industria farmaceutica indiana
Cipla, che già produce fuori brevetto, i farmaci anti - AIDS, e che ha
iniziato a produrre anche il Tamiflu.
Alcune considerazioni finali sulla efficace campagna di disinformazione
messa in campo per non evidenziare il problema centrale del blocco della
produzione causato dal vincolo dei brevetti.
In questa campagna si sono distinti sia i tecnici, sia i giornalisti.
I tecnici, baroni universitari, funzionari pubblici, ed inossidabili
farmacologi, hanno confuso vaccini con farmaci, si sono inventati per gli
antivirali di ultima generazione drammatiche controindicazioni (che sono, ad
esempio, enormemente inferiori a qualsiasi farmaco anti - AIDS), o hanno
teorizzato il razionamento dei farmaci da parte dello stato, che
evidentemente deciderà chi far vivere o meno.
Per i giornalisti la cosa è altrettanto grave, si è arrivati alla vera e
propria notizia falsa, come il negare l'efficacia dei farmaci antivirali,
alcuni poi, in un eccesso di lettura complottista, hanno visto la minaccia
di pandemia, come la montatura delle multinazionali del farmaco, dando
evidentemente per scontata la assoluta la sacralità dei brevetti.
Alla quasi totalità della classe giormalistica italiana è sfuggito il fatto
che la centralità del problema non è la necessità di vendere il prodotto sul
mercato, ma quello di produrlo e renderlo disponibile.
L'unica lodevole accezione è stata quella di Federico Rampini, che durante
una trasmissione televisiva, trasmessa, purtroppo, nella tarda serata del 19
ottobre, ha svelato con molta semplicità la vera natura del problema: il
brevetto della Roche, facendo gelare i sorrisi, che volevano essere
rassicuranti, degli esperti convenuti.
Diventa quindi indispensabile ed urgente proporre l'apertura di una campagna
per rendere disponibili tutti i farmaci che possono essere utili a
contrastare una eventuale pandemia, annullando la validità di qualsiasi
brevetto, e questo per tutti gli esseri umani, in Europa, in Africa come nel
resto del Mondo.
Invito tutti coloro che leggono questo appello, se lo condividono, a
sottoscriverlo ed a diffonderlo.
Michelangiolo Bolognini, medico igienista
già responsabile di strutture sanitarie pubbliche toscane
|