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Approfondimenti: I Servizi Sanitari a San Vito dei Normanni. Di F. Gianfredi



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Approfondimenti » 03/11/2005

I Servizi Sanitari a San Vito dei Normanni. Di F. Gianfredi

I recenti incidenti all’interno della nostra città, l’ultimo dei quali ha visto coinvolti in modo grave due nostri giovanissimi concittadini, pongono ancora una volta l’attenzione della pubblica opinione sull’importanza di un efficiente ed efficace servizio di pronto intervento dell’emergenza/urgenza, quale deve essere quello del “118”.
Tutto ciò si rende maggiormente necessario nella nostra città, per molti anni priva di qualsiasi forma di assistenza sanitaria, fatta eccezione dell’opera preziosa ed insostituibile dei medici di famiglia, dei pediatri e del servizio di Guardia Medica notturna e festiva, garantito, peraltro, da un unico medico, nonostante che il rapporto ottimale previsto dalla legge sia di 1 sanitario ogni 10.000 abitanti.
Da qualche tempo, circa 2 anni, opera nel nostro territorio una postazione mobile del “118”, grazie ad una convenzione che la ASL ha stipulato con la locale Associazione di Volontariato “Fratellanza Popolare”. Questo servizio, operante 24 ore su 24, ha dato prova di efficienza fin dai primi giorni della sua istituzione, grazie anche alla preparazione degli operatori dell’Associazione e ha riscosso pareri positivi unanimi.
Al servizio del “118”, però, non sempre è garantita la presenza del medico durante le 24 ore, in particolare durante le ore notturne. Tale situazione potrebbe comportare, nonostante la indiscussa preparazione degli operatori, dei ritardi nell’intervento medico successivo.
Viviamo in un epoca, in cui le risorse finanziarie a disposizione delle Pubbliche Amministrazioni sono limitate, e non possiamo certamente sposare la tesi demagogica di avere da noi un ospedale o un pronto soccorso, non sostenibile dal punto di vista economico. Possiamo, però, sicuramente chiedere ai nuovi amministratori ASL, e ne abbiamo tutto il diritto come Comunità, che alla postazione mobile del “118” sia garantita sempre e comunque la presenza del medico: è il minimo per venire incontro alle legittime aspettative di una intera città.
Non è l’unica richiesta al nuovo Direttore Generale.
• In primis c’è la necessità, non più procrastinabile, di dotare i servizi sanitari distrettuali di una sede appropriata e degna di un Paese civile ed avanzato, qual’è il nostro.
Questo problema ormai è diventato una interminabile telenovela ed è giunta l’ora di dire basta e di girare pagina.
Noi da sempre abbiamo individuato la Casa Serena come la struttura più idonea, dopo opportuna ristrutturazione ed adeguamento alle norme di sicurezza, ad ospitare tutti i servizi sanitari operanti sul nostro territorio: come il CUP (Centro di prenotazione unico), i Poliambulatori, il consultorio familiare, il centro vaccinale, il presidio della guardia medica, il “118” , le Associazioni di Volontariato (Fratellanza Popolare, l’Arca, l’Avis, ecc.).
• Altrettanto importante è il potenziamento delle attività specialistiche poliambulatoriali: da quando San Vito è stata accorpata al distretto di Brindisi, gradualmente ma inesorabilmente si sono ridotte le figure professionali operanti, come, per esempio, la mancanza del cardiologo, dell’otorino, del chirurgo, dello pneumologo e la soppressione del Centro Prelievi.
Da ciò scaturisce, quindi, la necessità di un potenziamento dei servizi sanitari extraospedalieri territoriali, lungo le linee tracciate dal programma del nuovo governo regionale di centrosinistra, la cosiddetta “rivoluzione gentile” di Niki Vendola.
La società italiana, come e forse più delle altre Nazioni ad avanzato sviluppo economico, è interessata da fenomeni epocali, come l’invecchiamento progressivo della popolazione: infatti circa il 20 % degli italiani supera i 65 anni; inoltre l’aumentata percezione in generale del bene salute e di conseguenza la crescente richiesta di servizi confliggono, come sopra evidenziato, con la disponibilità delle risorse pubbliche sempre inferiori a quelle necessarie e quindi bisogna utilizzarle al meglio e con intelligenza. Per questo il distretto sanitario va riempito di servizi. L’assistenza va deospedalizzata: tutto quello che può essere curato e trattato a domicilio del paziente e sul territorio deve qui trovare risposta adeguata a questi bisogni emergenti, con il coinvolgimento pieno e consapevole della medicina di famiglia e della pediatria di base. Contemporaneamente va potenziata l’assistenza domiciliare integrata (ADI). In questa ottica si inserisce la possibilità, per la gestione delle cronicità (Alzheimer, Parkinson, ecc.)e dell’anziano fragile, di poter realizzare nell’immobile della Casa Serena anche una RSA (Residenza Sanitaria Assistita), richiesta all’unanimità dei consiglieri della passata legislatura amministrativa, presa in seria considerazione dallo stesso direttore generale protempore, ma a tutt’oggi rimasta solo ed esclusivamente una enunciazione teorica.
Ed in ultimo bisogna proporre la possibilità di realizzare, sempre presso la Casa Serena, il cosiddetto Ospedale di Comunità, originale forma di assistenza sanitaria, intermedia tra il territorio e l’ospedale, che si sta diffondendo sempre più non solo nel Centro-Nord, ma anche qui da noi nel Sud. Esso è caratterizzato, in sintesi, da alcune stanze (con relativi posti letto) messe a disposizione da parte della AUSL e gestite dai medici di famiglia, i quali, in piena autonomia, decidono di curare quei pazienti che, per il tipo di patologia, non possono essere trattati al domicilio dello stesso, ma trovare soddisfazione in questa struttura, senza subire il ricovero e quindi il distacco dal proprio contesto familiare e sociale. Il medico di famiglia farà eseguire, in tempi ristretti, tutti quegli accertamenti specialistici e diagnostici messi a disposizione dalla ASL ed eventualmente prescrivere adeguata terapia. Il tutto, dove è stato realizzato, con piena soddisfazione dei pazienti e dei familiari e con un notevole risparmio rispetto al classico ricovero ospedaliero. Infatti è stato dimostrato che un giorno di trattamento nell’ospedale di comunità costa 1/3 rispetto alla degenza ospedaliera.
Queste, a parere nostro, dovrebbero essere le scelte e le linee guida per migliorare i servizi sanitari nel nostro territorio. I primi passi della Giunta Regionale di centrosinistra, vedi l’abolizione del ticket sui farmaci per oltre 2 milioni di pugliesi, ci incoraggiano ad essere ottimisti, anche se non disconosciamo che comunque la strada è lunga ed irta di difficoltà. Per esempio il nuovo piano sanitario nazionale, pur avendo alcuni aspetti positivi, come l’aumento dei fondi per l’assistenza territoriale, investe poco sulla prevenzione (solo il 5 % delle risorse), che invece può dare molto dal punto di vista del ritorno economico e della salute. Altro esempio è l’approvazione della Devolution che potrebbe comportare la disgregazione di un sistema di tutela della salute che, seppure migliorabile, è stato giudicato tra i migliori al mondo dall’OMS.
Bisogna evitare che il federalismo, se non regolamentato ed applicato secondo principi di solidarietà ed equità, possa accrescere anziché ridurre le storiche e gravi differenze e discriminazioni nelle garanzie del diritto della salute, già oggi presenti tra le diverse realtà del Paese. La devolution,in ultima analisi, potrebbe dar luogo al definitivo smembramento dell’unitarietà del SSN, lasciando spazio a 21 sistemi sanitari diversi, senza alcuna garanzia per i cittadini delle diverse regioni di uniformità ed uguaglianza nel diritto alla salute. Per concludere, bisogna ricordare che la spesa pubblica sanitaria in Italia è tra le più basse tra i Paesi dell’Unione Europea: infatti, rappresenta circa il 6 % del PIL contro l’8,6 % della Germania, il 7,9 % della Svezia ed il 7,4 % della Francia e della Danimarca.

Dott. Francesco Gianfredi
Pediatra di Famiglia
Consigliere Provinciale dei D.S.


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