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Libri: La difficile ricostruzione - Brindisi 1946-1960 di Annamaria Mita



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Libri » 14/11/2007

La difficile ricostruzione - Brindisi 1946-1960 di Annamaria Mita

Gli anni Cinquanta del Novecento furono fondamentali per la storia di Brindisi, furono gli anni della svolta, del passaggio da un’economia prettamente agricola ad una di tipo industriale.

Probabilmente proprio in quel periodo affondano le radici anche dei problemi attuali e se è vero che "la storia non si ripete, se non nella mente di chi non la conosce", come diceva lo scrittore libanese Gibran Khalil, sapere ciò che successe a livello nazionale e locale può essere utile per evitare gli errori del passato e per comprendere (non per giustificare) le scelte che, fatte allora, continuano a condizionare lo sviluppo della città.

E’ la sintesi del lavoro di una giovane ricercatrice brindisina, Annamaria Mita, che ha scandagliato gli archivi del Comune di Brindisi dal 1946 al 1960 e che la Hobos Edizioni ha stampato in elegante veste grafica, inaugurando la collana “Testimonianze di storia”, in distribuzione nelle librerie della città nei prossimi giorni.

Quando e perché si decise che la città doveva diventare un polo industriale?
Quale furono le tappe del percorso che si concluse con l’impianto del Petrolchimico?
Chi furono i protagonisti di quella scelta?
E qual era il contesto politico-economico?

Dopo il secondo conflitto mondiale urgenza degli amministratori brinidisini fu quella di elaborare un modello di sviluppo che potesse dare alla città un’identità nuova, compito non facile viste le condizioni in cui versavano tutti i settori sui quali si era basata l’economia cittadina fino ad allora.
I risultati del conflitto e gli effetti della divisione in blocchi dell’Europa e del mondo che avevano assegnato i paesi dell’altra sponda dell’Adriatico, tradizionalmente considerati partners privilegiati, alla metà del mondo “nemica”, rallentava il recupero di quella vocazione commerciale, che aveva toccato l’apice con la Valigia delle Indie.

Il settore vitivinicolo era in perdita per la concorrenza dei grossi commercianti ed industriali del nord e per l’abitudine di alcuni speculatori di adulterare i vini, che provocavano forte danno per il prodotto brindisino venduto come vino da taglio. Una situazione tesa che, esasperata da questioni politico-sindacali, esplose in tumulti e repressioni poliziesche nelle campagne di Torchiarolo, S. Pietro Vernotico e Sandonaci, dove, nel settembre del 1957 furono uccisi tre manifestanti. Gli stabilimenti naval-meccanci, sorti con lo scoppio della prima guerra mondiale e in piena attività durante la seconda, perse le commesse statali legate alle esigenze belliche, stentavano a trovarne altre.

Anche lo sviluppo del porto non dava i risultati sperati nonostante la creazione del Consorzio (1949) e del Punto Franco (1951). La rivalità con Bari giustificava l’incapacità di trovare soluzioni al problema: i “falsi ed egoisti cugini avvoltoi”, come li definiva un giornalista di una testata locale, monopolizzavano ogni settore e facevano convergere solo sulla loro città le attenzioni e soprattutto i finanziamenti del governo centrale.

Al ceto dirigente, animato dall’aspirazione di dare a Brindisi un ruolo che le restituisse la posizione di prestigio nel contesto nazionale, perso ormai da decenni e spinto dalla necessita di uscire dalla crisi economica, causa prima dell’alto tasso di disoccupazione, vide nella politica dei poli, voluta fortemente anche da molti meridionalisti, l’unica via per risollevare le sorti della città. I politici locali avvertirono l’eccezionalità dell’occasione storica che gli si offriva per rompere definitivamente la secolare condizione di sottosviluppo ma non furono in grado di elaborare un disegno globale di ristrutturazione della società.

La politica urbanistica attuata in quegli anni che portò all’abbattimento della Torre dell’orologio, del Parco della Rimembranza, del Teatro Verdi, della sede del Banco di Napoli in nome di un progresso che considerava inutili i monumenti e i luoghi che facevano l’identità brindisina, dimostra come il desiderio spasmodico di modernità allontanò da un governo sensato della cosa pubblica. Trovare in tale contesto analogie all’attuale situazione di crisi, anche di identità, che la città sta vivendo in questi anni è fin troppo facile e non c’è bisogno di scomodare il signor Gibran Khalil.

La difficile ricostruzione (Brindisi 1946-1960 dagli Archivi Comunali) di Annamaria Mita Hobos Editore Brindisi (in libreria € 15)


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