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Isola di G. Sciarra: Associazioni



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Isola di G. Sciarra » 18/01/2006

Associazioni

Ahimè, non sarò breve, armatevi di santa pazienza prima di iniziare questa lettura.
Sabato scorso, facendo zapping ho intravisto su Puglia TV l’on. Luigi Vitali. Un po’ per curiosità, un po’ perché non c’era granchè sugli altri canali mi sono soffermato ad ascoltare cosa aveva da dire il sottosegretario alla giustizia del governo in carica. Vado al sodo, dico subito che sono rimasto sbalordito dall’intervista, sopratutto per alcuni suoi passaggi. Era del tutto evidente che questa era volutamente mirata, si voleva mandare un certo tipo di messaggio: a buon intenditore poche parole.
Ma prima di commentarne i contenuti, nella stessa giornata, mettendo a posto le carte, ritagli di giornali e comunicati stampa vari che costituiscono il mio archivio privato, mi sono ritrovato tra le mani un vecchio comunicato del sindaco Giovanni Antonino datato 24 luglio 2001.
Un comunicato che risulta sorprendente soprattutto alla luce di ciò che poi è successo. Sono trascorsi da allora poco più di 5 anni, sembrano invece anni luce, risaliamo al periodo in cui Antonino era ancora fermamente convinto che il rigassificatore era in netto contrasto con lo sviluppo per cui si stava lavorando. Era tanto contrario da essere stato contrariato (scusate il gioco di parole) da Nicola Frugis, l’allora presidente della provincia, che accusava il centro sinistra d’ambiguità riguardo all’impianto di rigassificazione.
Antonino rispondeva che la sua maggioranza (di centrosinistra) già “nel febbraio 2001 ha assunto una posizione chiara, netta e inconfutabile di contrarietà a qualsiasi iniziativa che fosse in contrasto con la valorizzazione turistico-ricettiva del Castello Alfonsino, di Forte a Mare e dell’annesso porticciolo turistico” … “Tornando all’impianto della British Gas, mi auguro che il commissariamento dell’Autorità Portuale (allora c’era Ravedati ndr), preannunciatomi dall’On. Mamola non sia preordinato esclusivamente a consentire l’approvazione del progetto della British Gas senza consentire ai rappresentanti degli enti locali di esprimere la loro posizione in materia.”
Alla fine un’altra stoccata di Antonino “… personalmente ho solamente avuto modo di constatare – come si evince chiaramente dalla carta intestata della società inglese – che il consulente fiscale della British Gas altri non è che l’attuale ministro dell’economia Giulio Tremonti.”
Questo, il famoso paragone con un bar locale per far intendere lo scarso vantaggio in termini di occupazione, e altro ancora esplicitava la netta contrarietà di Antonino al rigassificatore.
Cosa gli abbia fatto cambiare idea in merito lo sa solo lui, fatto sta che la cambiò radicalmente. Un ruolo importante in questo lo ebbe anche il sottosegretario Letta che, a quanto è dato sapere, lo convocò a Roma (per farlo giungere prima nella capitale gli inviò un aereo, pare, della British Gas) per convincerlo a cambiare idea, da quello che si sa uno degli argomenti era lo sblocco dei finanziamenti per Brindisi.
Una forma di ricatto bella e buona, un’azione politicamente disprezzabile e condannabile. Alla luce di tutto ciò si può tranquillamente affermare le autorizzazioni date furono inficiate da qualcosa?

Ritorniamo a bomba, il sottosegretario Luigi Vitali nella lunga intervista (40’ e 19’’) dice che inizialmente il cittadino comune poteva giudicare la situazione relativamente alle autorizzazioni dell’impianto di rigassificazione poco chiara ma “oggi possiamo dire che tutto l’iter è stato regolare, tutte le procedure sono state rispettate, ci siamo tranquillizzati tutti” beato lui solo che è una tranquillità non condivisa da molti, poiché i molti attendono che la magistratura concluda le indagini e, se è tutto a posto, lo dica l’esito di queste.
Eh si, perché il sottosegretario pare ignorare che vi sono indagini in corso, certo non condivide il ricorso alla magistratura poiché questo sottolinea, tra l’altro, il fallimento di una classe politica cieca e sorda a quanto esprime il territorio.

La prima cosa paradossale di quest’intervista è l’affermazione del sottosegretario: “ho appreso dalla stampa (?!) di un fatto nuovo, di una proposta - non m’interessa da chi è stata fatta - per la soluzione del problema rigassificatore”.
Dà tanta valenza a questa proposta che addirittura dichiara l’intenzione di incaricare il coordinatore provinciale di Forza Italia (Marcello Rollo) per convocare il partito affinché questa “soluzione” sia discussa e poi portata in consiglio comunale dove, presumibilmente, vi sarà la resa dei conti con il sindaco Domenico Mennitti, il quale insieme al Presidente della provincia Michele Errico avrebbero approfittato, secondo quanto dichiarato nella citata intervista, di una situazione iniziale, subito dopo le elezioni amministrative, in cui “non c’erano partiti e vi era un clima di paura e di sospetto” per incartare il consenso unanime, dei rispettivi consigli, intorno al no al rigassificatore.
Oggi, secondo Vitali, i partiti ci sono, si stanno riorganizzando, almeno il suo, e quindi la situazione è diversa.
In altre parole Rollo e Vitali si apprestano a sferrare un attacco frontale a Mennitti prima nel partito, poi in Consiglio comunale. Tutto questo perché “affascinati” dalla proposta del “cittadino” Massimo Ferrarese, il quale anche lui in una lunghissima intervista (ormai si sono sottratti al confronto e “concedono” – beati loro - solo lunghi monologhi) si lancia in una serie di affermazioni a dir poco opinabili.
Innanzitutto, asserire che Taranto non ha nulla di diverso da Brindisi non è proprio esatto. L’unico punto in comune, invece, che le due cittadine pugliesi condividono consiste nell’aver subito un’aggressione feroce del proprio territorio e la mortificazione delle rispettive potenzialità; i due porti, anche un inesperto lo rileverebbe, sono molto diversi, con caratteristiche e peculiarità assolutamente non paragonabili.
E si consideri un altro aspetto: se a Taranto non vi è una preclusione in linea di principio nei confronti del rigassificatore, è vero pure che la discussione è solo agli inizi, non si è deciso niente né tanto meno la sua localizzazione, mentre a Brindisi non si è discusso per niente, si è imposto e basta. E poi, si fa una confusione volutamente strumentale: si equivoca una posizione che pregiudizialmente non è contraria ai rigassificatori con una condivisione di questi ovunque siano costruiti anche contro le volontà locali. Ed è volutamente scorretto.

In merito alla proposta di Ferrarese si pongono alcuni interrogativi. Innanzitutto ci si chiede, ha un significato che la presentazione di questa sia stata fatta un paio di giorni dopo le dure affermazioni di Armando Henriques, Amministratore delegato della British Gas Italia? Si vuole rammentare che egli in sostanza ribadiva un rifiuto netto a qualsivoglia spostamento del sito e “minacciava” di portare in Spagna l’investimento. Dopo una chiusura e una minaccia c’è dunque l’idea di Ferrarese, che afferma di aver parlato con la LNG.
Questa proposta non cambia la sostanza del progetto (infatti, il rigassificatore rimane sempre lì) si sposta solo il pennello per l’attracco delle navi al di fuori delle isole Pedagne. Ma c’è da dire che una qualsiasi proposta per essere attendibile e presa in considerazione non può che essere fatta dai diretti interessati: Ferrarese in quale veste parla? Come cittadino comune o come presidente di Confidustria Brindisi, o parla in nome e per conto della Brindisi LNG?
La proposta di Ferrarese si mostra come quel famoso gioco da prestigiatore, il coniglio che esce fuori dal cilindro: fa sicuramente effetto, ma nasconde l’inevitabile trucco. Infatti, si è già detto, non cambia la sostanza delle cose:

1. il rigassificatore (che è un impianto “a rischio di incidente rilevante” come affermato dalla direttiva europea Seveso) rimane ugualmente vicinissimo al centro abitato;
2. L’impianto è, ugualmente, confinante allo stabilimento petrolchimico (riconosciuto sito ad elevato rischio ambientale);
3. E’ adiacente al costruendo deposito di carburanti della Marina Militare (che costituisce indiscutibilmente un obiettivo militare) e di questi tempi è un pericolo da prendere seriamente in considerazione;

Già solo questi aspetti, in normali condizioni intellettuali, avrebbero indotto a non prendere neanche in considerazione il sito di Capobianco, ma qui, a Brindisi, siamo abituati a vederle di tutti i colori, siamo scelti perché incapaci di opporre una seria opposizione.
A riprova di ciò si valuti il perché della differenza di trattamento riservataci: dei tre rigassificatori autorizzati in Italia (senza entrare nel merito dell’iter autorizzativo) due, quello di Livorno e quello Veneto, sono situati in mare aperto, a circa 15 miglia (30 Km.) dalla costa con scarso impatto ambientale e pericoli limitati, mentre a Brindisi intendono farlo in “città”, all’imboccatura del porto. Ma tanto questo povero porto brindisino è, come dice Ferrarese, “un porto vuoto, praticamente uno stagno”, quindi, morto per morto …
Un altro tormentone legato a questo impianto è la tanto strombazzata catena del freddo. Ora per quello che è dato sapere le frigorie prodotte dall’impianto di rigassificazione risultano convenienti da sfruttare a non più di 1,5-2 km. di distanza dalla fonte, quindi in pieno petrolchimico o quasi.
Sarebbe interessante conoscere l’industria alimentare che avrebbe reali interessi a piazzare il proprio stabilimento in un sito altamente inquinato. Sai che bella pubblicità per i propri prodotti? Voi comprereste dei surgelati provenienti da una zona del genere? Questa è una delle considerazioni, l’altra potrebbe essere che con tre centrali elettriche, col più grande polo energetico italiano non si è riusciti a sfruttare il calore prodotto (anche questa era una delle tante cose previste dalle convezioni e mai rispettate) e, purtroppo, disperso; questo a differenza di altre realtà italiane dove con il calore prodotto si riscaldano abitazioni, serre ecc..
Ferrarese termina cercando di sminuire il valore e il ruolo delle associazioni che hanno dato vita al movimento per protestare contro il rigassificatore e l’uso abnorme del carbone, dicendo che qui ogni persona dà vita ad un movimento “100 persone, 100 movimenti, anche lui potrebbe …” dopo un po’ si corregge dicendo che non voleva offendere ma che purtroppo si era fatta una “politica demagogica facendo cadere in trappola molta gente, fortunatamente oggi la gente ha capito”.

Certo, la gente ha capito, ogni giorno che passa capisce sempre di più e prende maggiore coscienza della necessità di cambiare, di non cadere più nelle trappole tese da chi rappresenta interessi che non si conciliano con la volontà del territorio e da quei poteri che hanno tutto da guadagnare tenendo la città legata ad un passato pieno di errori. Del resto tre manifestazioni con migliaia di cittadini vorranno pur dire qualcosa, rappresentano certamente la forte voglia di cambiamento che aleggia in città, volontà raccolta dalle istituzioni Comune, Provincia e Regione.
I cittadini si sono resi conto che un’altra Brindisi è possibile, ed è a portata di mano. Basta, questa volta, non lasciarsela scappare e rompere l’accerchiamento cui sono sottoposte, da parte dei soliti “poteri”, in questi giorni le istituzioni e chi vuol cambiare.

Giorgio Sciarra


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