Home | Le notizie | Lo sport | I canali | Le tue foto | Brindisi Links | E-mail |

.Le news di Brundisium.net
.Lo sport: calcio, basket, volley

.I canali di Brundisium.net:

...· Approfondimenti
...· Appuntamenti
...· Arte
...· Beauty & Wellness
...· Brindisi vista da...
...· Cinema
...· Economia
...· Formazione e Lavoro
...· Frequently Asked Questions
...· Isola di G. Sciarra
...· Le tue foto
...· Libri
...· Musica
...· Personaggi
...· Poesia
...· Pubblica utilità
...· Salute
...· Scompartimento
...· Stelle e Strisce
...· Teatro
...· Università
...· Viaggi
...· Video

Brundisium.net
.Ti dico la mia
.Saluti
.La bacheca del calcio
.Il tabellone del basket
.Il muro del volley
.Baci e carezze
.Alma Mater
.La Chat di Brundisium.net
.Indice del sito
.Invia le tue foto
Brundisium.net
Approfondimenti: Matvejević, il pensatore mediterraneo. Di Roberto Romeo



Ultime pagine I canali Ricerca

Approfondimenti » 25/02/2007

Matvejević, il pensatore mediterraneo. Di Roberto Romeo

“Colui che scrive un breviario deve essere molto cauto per evitare la tentazione di farne un vangelo”: con semplice obiettività Predrag Matvejević riversa la sua “poetica curiosità” in un libro che è un po’ midrash e cronaca di un viaggio, un po’ portolano e messale di preghiere.
Con il suo imprevedibile Breviario Mediterraneo, approdato recentemente all’ottava edizione per la Garzanti, il professor Matvejević sarà ospite d’onore di “Questo non è il Mediterraneo. Forum di esperienze, linguaggi e pratiche di culture meridiane”, in programma a Brindisi il 26 e 27 febbraio.

Saggista, poeta, studioso e letterato del mare, docente di Slavistica, cosmopolita, partigiano delle convivenze multietniche, viaggiatore delle terre tra Gibilterra e Mar Nero, sembra che sia lui, da solo, la Jugoslavia, l’Unione Europea e l’Altra Europa, e perfino l’intero Mediterraneo, con le sue due rive fino al Mar di Marmara. L’uomo orchestra. Un uomo solo dentro, ma con un universo amico e compassionevole fuori di sé. Il Mediterraneo con la sua natura. Le onde, per esempio, “hanno un ruolo importante nella drammaturgia del mare, negli spettacoli, negli avvenimenti”, basta fare caso alla varietà di denominazioni con cui sono indicate. I suoni delle onde, “rumore o voce – si domanda – sussurri o mugghi, sciacquio o sciabordio?”.
I venti, un tempo “le divinità del Mediterraneo”, che ne segnano il destino: “il Mediterraneo nasce, cambia e talvolta muore con i suoi venti, umili o prepotenti”; le correnti marine; la spuma: “quando la bora la solleva e la disperde nell’aria il sole talvolta ne tinge l’apparenza con i colori dell’arcobaleno. Quest’attimo è forse il più solenne nel suo destino effimero”. E ancora la natura delle nuvole, le albe e i crepuscoli, le piogge, i fari, il mare come luogo della mente prima di tutto, da divorare nella sua profondità e nella sua bellezza. Tutto in un attimo sospeso in una grande tensione di forza e di leggerezze.

Ma il Mediterraneo è anche la passione di vita di Matvejević che ad esso ha dedicato e dedica un impegno quotidiano senza esitare a denunciare pericoli, ritardi, errori, manchevolezze. Quel Mare Nostrum salpato da “doppio emigrato” perché figlio di padre russo esulato nel 1920, nel quale “esiste una grandissima identità dell’essere e una scarsa identità del fare”. Due emisferi, due tensioni, due sponde di un anfiteatro di civiltà che riporta alle scene il rapporto Europa-Mediterraneo. E Matvejević non usa mezzi toni con le istituzioni europee quando guardano al Mediterraneo da un campo esclusivamente continentale: rimprovera di aver cancellato, nei propri formati istituzionali, il ruolo di quello che è stato “amnios originario dell’umanità e culla della civiltà, la forma greca che nasce perfetta dal mare, la grande prova dell’anima, il grembo della storia”. Una scarsa attenzione, una visione spesso falsata dal “continentalismo” anche dei paesi europei che sul Mediterraneo si affacciano.
La sua riva settentrionale è in ritardo rispetto al Nord Europa, e altrettanto la riva meridionale rispetto a quella europea. Tanto a Nord quanto a Sud, l’insieme del bacino si lega con difficoltà al continente.
Un “insieme” tale solo per una sedimentata (storicizzata) identità dell’essere. “L’Unione Europea si compiva, fino a qualche anno fa, senza tenerne conto: nasceva un’Europa separata dal suo alveo originale.
Come se una persona si potesse formare dopo averla privata della sua infanzia. La retrospettiva continua a fare di meglio della prospettiva e il mare stesso finisce per assomigliare sempre più a un’interminabile spessa frontiera che si snoda tra alture e anse da Levante a Ponente per steccare l’Europa dall’Africa e dall’Asia minore”. L’Unione Europea ha privilegiato per anni il rapporto con un’altra Europa, quella dei paesi orientali, creando dispersioni di processo e finanziarie a scapito del dialogo euromediterraneo, ridotto alle integrazioni di satelliti come Malta e Cipro tra le ultime dieci matricole europee.

“Al forum di Brindisi porto soprattutto la mia delusione per il fallimento della conferenza di Barcellona, di cui mi sento in parte responsabile perché alcune formulazioni del protocollo (Partenariato Euromediterraneo) provengono dai miei testi”.
Il processo di Barcellona, avviato nel 1995 su un’ampia base negoziale, si proponeva di trasformare il Mediterraneo, attraverso scadenze programmate, nella più grande area di libero scambio del globo passando da un partenariato negli affari sociali e umani, promuovendo l’intesa tra le culture e lo scambio tra le società civili (migrazioni, dialogo tra le culture e le civiltà, integrazione dei giovani).
E invece le due sponde del Mare Bianco rimangono criticamente distanti, sprovviste tra l’altro di quelle reti di trasporto interoperabili tra Unione Europea e partners mediterranei, e tra partners stessi. “La sindrome di Barcellona è nella mancata integrazione commerciale Sud-Sud. Ma anche nelle implosioni avvenute in certi paesi arabi come la stessa Algeria, paesi nei quali i regimi continuano a non evolvere, a non fare passi avanti. E poi nelle difficoltà legate alle possibilità di comunicazione, divenute più critiche dopo l’11 settembre: mi è capitato di invitare un collega di una università tunisina, e ha dovuto aspettare dei mesi prima di ottenere un visto, cosa che non gli ha permesso di partecipare al convegno. E infine, ma non per ultimo, nei problemi del terrorismo internazionale”.

Brindisi rappresenta lo spartiacque. Tante convenzioni firmate, tantissime conferenze hanno disatteso senza gloria ogni affidamento. I termini di scambio e di solidarietà, di coesione e di partenariato chiedono di essere sottoposti a un esame critico. Senza più dilazioni. “Sono felice di partecipare a un forum che si svolge sulle rive dell’Adriatico. E’ il mio mare, innanzi al quale ho trascorso gran parte della mia infanzia. Brindisi è una città in cui sono già stato e che ammiro per il suo straordinario portato di storia e di civiltà. E’ punto di arrivo di un antico selciato che partiva da Roma per volgere ai Balcani attraverso un porto naturalmente sicuro. Una via che meriterebbe di essere rinnovata e riproposta.
E’ l’occasione per mettere al vaglio limiti e meriti del vertice di Barcellona per capire come sia possibile riformare o riannodare un processo di avvicinamento. Un’altra parte del mio intervento si occuperà della cd. ‘seconda globalizzazione’, ossia di quel fenomeno di ricambio dell’economia che avanza sotto l’impulso dilagante di paesi come India, Cina e Russia seguendo la storica via della seta.
Ancora un’itinera di antiche civiltà che oggi ci troviamo a dover ridisegnare. Da qui parlerò dei porti del Mediterraneo, delle urgenze infrastrutturali emerse nelle vie di snodo e di traffico, dell’attuale incapacità di accogliere i frutti di questa trasformazione geoeconomica. I porti del Mediterraneo, quelli del versante adriatico in particolare, svolgono una duplice funzione vitale in quanto non sono semplici crocevia di merci ma anche formidabili portatori di relazione, accolgono idee e culture in un sistema aperto e innervato”.

L’incontro di Brindisi vuole essere il passo di sbarco dalla buona retorica del processo di Barcellona, l’incipit di un percorso condiviso, analogo a quello che l’Unione Europea ha già sperimentato con i paesi dell’Est, che porti all’integrazione di alcune piazzeforti della sponda Sud. Come si sta facendo con la Turchia (nello scacchiere dell’Unione a partire, salvo imprevisti, dal 2011). “Al momento l’adesione da parte dei paesi rivieraschi rimane un’utopia, a differenza di quanto sta accadendo con la Turchia. Occorre tuttavia non abbandonare una seria riflessione.
Esistono materie sulle quali possono essere coinvolti rappresentanti del mondo arabo, e con un po’ di buona volontà è possibile muovere passi concreti verso più direzioni e sciogliere annose questioni. La Commissione Europea, sotto la presidenza di Romano Prodi, ha visto l’istituzione della Fondazione Euromediterranea Anna Lindh per il Dialogo tra le Culture, un progetto fortemente voluto dall’Italia (la Fondazione ha però sede ad Alessandria d’Egitto) che collega in una sorta di rete numerose piccole associazioni italiane e spagnole. Questa rete di fondazioni deve essere un modo per continuare a riflettere, a mantenere in qualche forma vivo il dialogo mediterraneo. Per evitare quella che, al momento, sembra solo una disfatta totale”.

Roberto Romeo

Predrag Matvejević è nato a Mostar nel 1932: padre russo, madre croata della Bosnia-Erzegovina. Professore all'Università di Zagabria e poi alla Sorbona a Parigi, insegna attualmente letterature slave all'Università La Sapienza di Roma e nel 1999 ha tenuto lezioni all'Università di Lovanio. Nel 1987 ha scritto in serbocroato Breviario Mediterraneo, già alla ottava edizione italiana Garzanti, tradotto in più di venti lingue.
Vive tra Parigi e l'Italia. Dopo la "caduta del muro", si è opposto a tutte le moderne "democrature", ossia i nuovi regimi instauratisi in alcuni paesi dell'Est che si dichiarano formalmente democratici senza che la società presenti una struttura effettivamente democratica.
Nel gennaio 2000 Predrag ha ricevuto un incarico dall'Alto Commisariato dell'Onu per i territori della ex-Jugoslavia. Nel novembre 2005 è stato condannato da un tribunale di Zagabria a cinque mesi di carcere per aver scritto I Nostri Talebani, in un giornale di Zagabria, un articolo nel quale denunciava i nazionalisti che avevano contribuito alle guerre nella ex-Jugoslavia.


Ultime pagine I canali Ricerca

Rassegna stampa
Brundisium Tv
Sfondi per il desktop
Fiamma - La sala giochi
Brindisi Links


Chi siamo | Contattaci | Credits | Note per gli utenti | Indice del sito | | Brundisium.net in home page