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Approfondimenti: Il Saluto dell'uomo. Di Claudio Bonaccorsi



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Approfondimenti » 24/02/2006

Il Saluto dell'uomo. Di Claudio Bonaccorsi

"Eccomi qua
sono venuto a vedere
lo strano effetto che fa
la mia faccia nei vostri occhi ..."

Francesco De Gregori, "La valigia dell'attore"


Brindisi carissima,
mi tocca rifare ancora una volta la valigia.

Ci sono abituato, ma mi dispiace davvero; perché ho 39 anni e mi sono sposato da poco e, soprattutto, perché qui sto veramente bene e mi sento amato.

Certo, anche criticato, ma se alcuni appassionati che si sono riavvicinati al Brindisi Basket grazie al nostro grande scorso campionato non mi sopporta, il grande affetto che ho sentito fin dal primo giorno, e che continuo a percepire chiaramente dalla stragrande maggioranza delle persone, mi rende leggeri anche i commenti più pesanti.

Ma, anche se qui sto bene, anzi benissimo, vado via. Rinuncio al mio contratto.

Ho firmato una liberatoria alla società, senza prendere un euro e dunque rinunciando ad un discreto gruzzolo, che poi sarebbe il frutto del mio lavoro. Anche in questo sono stato originale, rispetto al 99% delle transazioni. Avrei potuto restare a spese della società, avrei avuto diritto di allenarmi anche se mi volevano negare questo diritto, avrei passato le mie giornate insieme ai tanti amici. Avrei, in ultima analisi, potuto fare un tira e molla per pretendere qualche soldo di “buonuscita”.

Invece niente. In 23 anni di carriera non ho mai rubato lo stipendio né elemosinato alcunché. Ho sempre voluto il pallone in mano, ho sempre pagato in prima persona, non mi sono mai nascosto. E ho intenzione di continuare a vivere così. A testa alta, anche pagando per colpe non mie. Nessun problema, mi sento ancora forte abbastanza.

Vado via perché non mi sento un pensionato del basket e perché ritengo profondamente ingiusto per la squadra e la città che io stia a casa, pagato dalla società per non fare niente. Non è il mio stile.

Vado via e spero che il mio sacrificio (perché andarmene mi costa grande sacrificio, da un punto di vista affettivo) possa servire alla squadra, affinché possa dare a Brindisi il massimo delle soddisfazioni possibili in questa stagione e i più luminosi traguardi per il futuro. La città e i suoi splendidi tifosi lo meritano, ed è a loro che rivolgo il mio pensiero.

Me ne vado, quindi, portando dentro i sorrisi di tante persone contente dopo aver visto giocare la nostra squadra e la sensazione di aver dato a Brindisi momenti di gioia, ricevendo in cambio il massimo in termini di affetto e calore umano.

Cosa farò? Valuterò in questi giorni le proposte che mi sono giunte. Cercherò di chiudere questa stagione al meglio per poi ricominciare ancora una volta. Senza nascondermi e senza cercare colpevoli e capri espiatori che paghino al mio posto se le cose non vanno. Andrò avanti mettendoci sempre faccia e cuore, come ho sempre fatto.

Dove giocherò? Non lo so ancora, ma diciamo che finché ho passione e voglia di regalare emozioni ricevendo emozioni continuerò. Ho giocato oltre 500 gare in Serie A e mi posso permettere di dire che, oggi, non è un problema di categoria.

Mi sono chiesto spesso, in questi giorni tristissimi, se devo rimproverarmi di aver risposto ad un signore che a Cento ci ha insultato per tutta la partita, invece di fregarmene, visto che tutto è nato da quel fatto.

Per qualcuno ci sono cascato come un pollo, servendo un assist fuori dal campo davvero succulento.

Io invece non mi rimprovero nulla, anzi so che lo rifarei. Perché io ero il Capitano del Brindisi e perché sono così: schietto, sincero e leale. E guai a chi intacca la mia dignità di uomo e la mia integrità e a chi, nascosto dal ruolo, offende me e la squadra.

Ho giocato oltre 500 gare in A e centinaia di gare in B e posso dire che mai un dirigente ha platealmente insultato per tutta la gara i propri giocatori e mai, per un battibecco fra un giocatore (il Capitano) e un dirigente, è stato emesso un provvedimento come quello adottato nei miei confronti. Mai.

Perciò una sola cosa mi ha ferito in tutta la mia permanenza a Brindisi: il modo in cui si è tentato di mettermi alla porta

Se la Società voleva cambiare guida tecnica e riteneva il mio impiego incompatibile con la figura di coach Tony Trullo, bastava dirmelo. La mia carriera parla chiaro: non sono mai stato abituato a stare in Paradiso a dispetto dei Santi.

Invece sono stato trattato malissimo, come se fossi stato io ad insultare qualcuno per primo, come fossi stato il più sfaticato e infido dei giocatori. E questo non lo accetto, anche se devo per forza prenderne atto.

Il battibecco c'è stato di sabato, io mi sarei sposato il martedì successivo e tutti lo sapevano. Mi aspettavo un po' più di rispetto e, soprattutto, mi aspettavo che qualcuno avesse anche chiesto la mia versione dei fatti.

E mi aspettavo, soprattutto, che il Patron, Massimo Ferrarese, che ringrazio per avermi voluto a Brindisi, avesse almeno risposto alle mie telefonate dopo il fatto o, almeno, alle mie richieste di colloquio. Il suo silenzio è la ferita incancellabile che mi porto dentro.

Ho lasciato scrivere e dire a tutti la loro opinione, perché di opinioni e non di verità si trattava, ho sentito giudizi sull’atleta e sull’uomo, ho accettato provvedimenti e illazioni ingenerose, ho assistito a comportamenti di gente che per guardare la pagliuzza nel mio occhio ha dimenticato la trave nel suo. Ora è giunto il momento per me di dire la mia, non alla ricerca di approvazione, ma solo per rivendicare il diritto al rispetto e alla dignità di uomo che va sempre e comunque preservata.

Ognuno di noi ha la sua scala di valori. Non giudico quella altrui, ma la mia vede al primo posta la famiglia e la mia integrità di uomo.

Ho sempre fatto della schiettezza la mia arma contro il mondo, pagando in prima persona per ogni mia scelta e parola, non mi sono mai celato dietro scuse o alibi, non ho mai cercato padrini o protettori. Sono sicuro di una cosa, chi è bravo nel suo lavoro non ne ha bisogno; sono sempre andato avanti nel bene o nel male a testa alta, perché conscio di avere agito solo a fin di bene ed impegnandomi al 100% al di là del risultato.

Facendo un bilancio, sono felice che la mia vita sportiva sia stata questa. Io non riesco a fare il gregario, non sono uno che demanda ad altri. Io penso ed agisco in prima persona.

Sono entrato al PalaElio per la mia prima gara con la maglia del Brindisi Basket che c'erano forse mille persone. Me ne vado che sono quattromila. Non mi sento sconfitto. Anzi, ho vinto insieme a tutta Brindisi. Ho vinto per Brindisi. Ho vinto anche per quelli che sembrano essersene dimenticati.

Alcuni usano le parole, io preferisco i fatti. La concretezza di ciò che è fatto rimane. Le chiacchiere e i pettegolezzi danneggiano le persone e non aggiungono e non costruiscono nulla per nessuno.

In bocca al lupo, Brindisi carissima. A te e ai tuoi splendidi tifosi, che non ringrazierò mai abbastanza. Me ne vado, ma vi porto nel cuore.

Claudio "Bomba" Bonaccorsi #6


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