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Stelle e Strisce: Libertà di espressione



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Stelle e Strisce » 27/02/2006

Libertà di espressione

“Sono in disaccordo con ciò che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto ad esprimere il tuo pensiero”.

Le parole di Voltaire riecheggiano nei giornali, nelle tv, nelle piazze. La libertà di espressione è diritto primo ed assoluto di una democrazia.
Non a caso le dittature esercitano un tale controllo sui mezzi di comunicazione di massa, da renderli cosi asserviti al potere, da risultare completamente inutili, se non nella pura e semplice cronaca quotidiana.

Molte democrazie, come la nostra, vivono questo diritto ancora come una garanzia “data” da questa o quella forza politica, da questo o quel partito.
Il patronato esercitato dai politici direttamente o indirettamente sui i mezzi di comunicazione di massa è una malattia degenerativa, nonostante la molteplicità delle voci presenti e dei sui artefici.
In Danimarca, qualche giorno fà, un quotidiano ha pubblicato una dozzina di vignette raffiguranti Maometto. Sulla base della mera rappresentazione del Profeta, e non di come le vignette lo rappresentavano, sono scoppiate diverse rivolte in diversi paesi arabi. Per la legge islamica rappresentare Maometto è peccato.
Ma per le leggi democratiche di un Paese come la Danimarca, la libertà di stampa è sovrana anche più dei governi, dei politici e delle religioni.

Non a caso il primo ministro danese si è rifiutato di chiedere scusa ai paesi arabi, nonostante le ripercussioni economiche che il Paese potrebbe subire (c’è già in atto un boicottaggio dei prodotti danesi) . Lo hanno fatto in sua vece in maniera maliziosa e del tutto fuori luogo i politici americani e britannici, che hanno qualcosa in più da farsi perdonare dal mondo arabo.

Giornali francesi libertari come Le Monde e Liberation hanno riportato alcune delle vignette incriminate per ribadire con forza il diritto di espressione. Il mondo arabo non è nuovo a lanciare vere e proprie condanne a morte verso coloro che hanno utilizzato il nome di Maometto o di Allah, in forme diverse di espressione, spesso neanche propriamente offensive.
Lo scrittore indiano Salman Rushdie vive da anni sotto la pressante minaccia di morte, dopo la fatwa inflittagli dall’allora leader spirituale iraniano Khomeini, per la pubblicazione del famoso romanzo i Versetti Satanici.

La Cina, che da anni è impegnata in un processo di modernizzazione e di apertura al mercato ed alle sue leggi, mantiene ancora un controllo totale sui mezzi di comunicazione di massa.
E’ sempre stato arbitrariamente esercitato il diritto di bloccare la vendita di giornali stranieri che riportavano articoli sulla Cina, di oscurare emittenti televisive estere nei momenti topici e politicamente poco chiari, oltre ovviamente alla chiusura forzata di qualsiasi giornale nazionale che riportasse critiche al governo.

Negli ultimi anni il diffondersi di internet ha creato non pochi problemi.
Difficile da oscurare la vastita di siti che possono riportare notizie poco edificanti della storia passata e presente della Cina e dei suoi leaders. Cosi il governo cinese si è rivolto direttamente alla fonte. I motori di ricerca stranieri possono operare in Cina solo alla condizione che eliminino dal proprio database parole sconvenienti come Tiananmen, Falun Gong, Dalai Lama.
I vari motori di ricerca come Google e Yahoo, hanno accettato questa imposizione in barba alla liberta’di espressione e secondo la semplice logica di mercato. Ancora una volta il controllo mediatico avviene per assoggettamento e non per coercizione.

Gabriele D'Errico
Denver - Usa

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