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Approfondimenti: La dura vita dei pendolare. Di Claudia Lisi



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Approfondimenti » 02/03/2006

La dura vita dei pendolare. Di Claudia Lisi

Stamattina, 1 marzo 2006, dalle ore 7,30 gli studenti pendolari a Latiano hanno bloccato per un paio d’ore circa i binari della stazione perché sul il treno –formato da un solo vagone per centinaia di persone- non c’erano posti a sufficienza e,anzi, era impossibile anche solo provare a salire.
Solo con l’intervento della polizia e della prefettura i dimostranti, quasi tutti minorenni, sono stati imbarcati su due carrozze fatte arrivare d’urgenza dal deposito mezzi di Brindisi. Il problema resta irrisolto e fonte di enormi disagi per studenti e lavoratori per i quali l’uso quotidiano del treno è indispensabile.

Per andare e tornare dal lavoro uso il treno, linea regionale Brindisi-Taranto. Quella usata anche da centinaia di ragazzi che frequentano la scuola a Francavilla. Sono moltissimi, ogni mattina salgono a sciami sul treno e arrivati a Francavilla si riversano vocianti nel sottopasso della stazione.
Si portano dietro zaini più o meno enormi, pieni di libri, vocabolari e chissà quante altre cose, un universo coloratissimo e rumoroso che senti discutere tra i sedili e i corridoi di Catullo e di equazioni, dell’interrogazione di filosofia e delle assemblee di classe, un occhio a eventuali professori infiltrati su quel popolosissimo vagone e un occhio magari a copiare il compito dal compagno più bravo.
Noi sporadici “grandi” sprofondati e soffocati nei sedili azzurri delle FS questi ragazzi a volte li guardiamo con sospetto, il loro look ci lascia perplessi e vorremmo ricondurli a più sagge scelte nella cura della loro immagine. Ci sembrano a volte terribilmente lontani. Eppure, almeno per il nostro essere pendolari, ci troviamo a condividere lo stesso disagio, gli stessi pensieri.

Questa mattina, come tante altre mattine, è arrivato nella stazione di Latiano, intorno alle 7,30, il regionale Brindisi-Taranto. Un solo vagone già colmo di passeggeri.
I ragazzi cominciato a salire, ma è impossibile, veramente, mettere piede nel vagone. Qualcuno protesta, molti si aggregano. - Paghiamo l’abbonamento mensile: almeno un posto a sedere lo vogliamo! Come facciamo ad andare a scuola? Questo è l’unico treno che passa… basta, blocchiamo i binari! Non si può andare avanti così!- Questo è quello che ripetutamente si ode in giro.
Un gruppo si dispone sul binario, chiedono altri vagoni, chiedono di parlare con chi ha l’autorità di decidere la composizione del treno. Anche noi adulti scendiamo dal treno, ci mescoliamo ai ragazzi, condividiamo la loro indignazione, preoccupati noi della giornata di lavoro già compromessa, loro che rivendicano il diritto a raggiungere la scuola. Sono le 8,00, arriva la polizia.
Ci dicono che siamo passibili di denuncia per interruzione di pubblico servizio!
Ci viene da ridere: a nostro avviso è Trenitalia ad aver interrotto un pubblico servizio perché non offre un numero di posti adeguato al numero degli abbonamenti emessi ed impedisce a studenti e lavoratori di raggiungere la scuola o il posto di lavoro. Questi ragazzi dai vestiti variopinti e con le giubbe cortissime solidarizzano con noi, si scusano per averci procurato un disagio, ma non sanno più, ci dicono, come farsi ascoltare.

La storia è vecchia, già l’anno scorso c’erano stati proteste, articoli sui giornali, incontri col sindaco, incontri con i senatori Gaglione e Curto: tutti a promettere che la situazione si sarebbe presto risolta, e per una settimana è stato così, con i treni regionali formati da 4 carrozze. Poi 4 carrozze all’andata e 1 o 2 al ritorno. Ora di nuovo 1 all’andata e 1, talvolta 2 al ritorno. I poliziotti chiedono nomi, documenti, insistono che peggioriamo soltanto la situazione e suggeriscono di organizzare (noi!) un tavolo con i presidi, i sindaci, il prefetto, Trenitalia. Che non è una brutta cosa, ma è lunga e delle parole, ormai, non si fida più nessuno.
Arriva qualcuno dalla prefettura.. ci fanno liberare i binari e verso le 9,00 arrivano due carrozze che stavano nel deposito mezzi di Brindisi: così si può continuare il viaggio! Ma i ragazzi non ne vogliono sapere, anche se alla fine ci salgono su questi gano aggiunti misericordiosamente stamattina.

Non si tratta del contentino di una mattina, non si tratta di aver fatto ritardare il treno e di entrare magari alla seconda ora: si tratta della necessità di affrontare in modo organico il problema del trasporto pubblico. Da una parte si incentiva all’uso del treno e dei pullman, dall’altra si tolgono carrozze e bus. Si fanno campagne per ridurre l’inquinamento con l’uso di mezzi collettivi e si riesce solo a far pagare il biglietto, ma non ad offrire il servizio. Si accusano i pendolari di interruzione di pubblico servizio, ma non si chiede a Trenitalia di rispondere del furto commesso facendo pagare per un servizio che non intende erogare. Forse questo non si chiama furto in termine giuridico, ma moralmente noi percepiamo così l’essere defraudati di un qualcosa che crediamo di possedere.
Il discorso si allarga, sullo sfondo di una stazione che da i brividi al solo vederla, sbarrata, abbandonata, piena di macerie e cartacce: solo qualche frase d’amore sui muri a riportare un filo di speranza. Sorgono tra i binari discorsi su diritti e doveri, sul trasporto pubblico e “democratico”, accessibile a tutti. Sui mezzi che ha il mercato per calpestare impunemente, spesso, i diritti di chi, con i suoi consumi lo sostiene. Questi ragazzi, che a noi grandi sembrano sempre pronti a marinare, scioperare, fare vacanza ecc., stamattina hanno gridato forte la loro voglia di studiare, di essere rispettati come persone e come cittadini.
Abbiamo tentato di contattare dei giornalisti, dal mezzo dei binari affollati, ma le redazioni sono sempre occupate e forse la giornata di oggi passerà senza che si riesca a far pervenire a qualcuno anche un semplice comunicato stampa.

Forse domani i vagoni saranno di nuovo quattro e forse anche dopodomani: per quanto tempo? Una settimana, come l’anno scorso?

A quando il prossimo tentativo di blocco dei binari?
Quando i politici, che dovrebbero tutelare i diritti dei cittadini, si decideranno ad affontare il problema?
Perché, se per un’azienda privata noi pendolari, lavoratori o studenti, siamo evidentemente poco produttivi, per la comunità il trasporto ferroviario resta un diritto, un bene pubblico che permette l’esplicazione di altri diritti: insomma, una elementare questione di democrazia.

Claudia Lisi
settore scuola e formazione circolo hydra brindisi


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