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Isola di G. Sciarra: Sponsorizzazioni e strumentalizzazioni



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Isola di G. Sciarra » 09/03/2006

Sponsorizzazioni e strumentalizzazioni

Ho molto pensato se fosse stato, o meno, il caso di trattare questo argomento, poi ho ritenuto opportuno riflettere ad alta voce perché è un fatto di costume, di etica, di spudoratezza.
Parliamo di sponsorizzazioni sportive.
La cosa ovviamente non mi scandalizza, non sono un’anima bella, so perfettamente che coi tempi attuali è estremamente difficile fare sport senza il lauto contributo di uno sponsor, è difficile soprattutto farlo a certi livelli e riuscire ad ottenere risultati apprezzabili.
Anche l’avvenimento sportivo per eccellenza, le Olimpiadi, si è piegato a tale ineluttabile esigenza e nell’ultima edizione invernale, una famosa bibita americana, ha sponsorizzare anche la “fiaccolata”. Cosa, quest’ultima, che poteva essere evitata, almeno in quella si sarebbe potuto far rimanere intatto lo spirito olimpico, cosa che non è avvenuta tant’è vero che durante l’intervista di una partecipante brindisina questa invece di decantare lo sport, la contentezza di aver partecipato ad un evento unico o cose di questo genere, si vantava, dicendosi fiera, di essere una dipendente della Coca Cola.
Francamente sono rimasto allibito di fronte alla pochezza, alla insensatezza e alla poco dignitosa dichiarazione di questa giovine.

Chiarito che gli sponsor sono utili e che non si vuole demonizzare tale necessario intervento è del tutto evidente che chi mette i soldi vuole raggiungere un risultato, il proprio tornaconto commerciale. L’Opel sponsorizza il Milan con l’intento di vendere più automobili, la Tamoil sponsorizza la signora del calcio italiano, la Juve, sperando che sempre più macchine si fermino ai propri distributori di carburante. Un caso famosissimo di sponsorizzazioni fu costituito dalla Parmalat, antesignana di questi investimenti d’immagine che, dalla formula uno al calcio – con le varie linee dei propri prodotti –, veicolò una immagine vincente e globale. Finiamo qui con gli esempi per arrivare a noi, nella nostra città, alle nostre squadre sportive, spesso dalla storia travagliata ma di una grande tradizione di valori sportivi, con grandi dirigenti e tecnici (Buscicchio, Montanile, Pentassuglia, Oddo ecc.) di indiscussa capacità e dignità, ora per la verità tutto questo è un po’ annacquato.

Enel ed Edipower sono in difficoltà per la firma delle convenzioni, per i loro tornaconti hanno sempre creato gravi tensioni sociali e hanno continuamente maramaldeggiato sul territorio, per questo si può tranquillamente sostenere che non godano di grande simpatia tra i brindisini.
Altrettanto si può dire della Brindisi LNG che nonostante le indicazioni contrarie delle istituzioni locali (Comune, Provincia e Regione) si impuntano a voler costruire il rigassificatore nel porto di Brindisi. Si badi bene, l’unico - tra quelli sinora previsti in Italia - posto all’imboccatura di un porto, a pochissima distanza dal centro abitato; quelli previsti altrove sono tutti off-shore e per ognuno di questi vi è una previsione d’investimento tre volte superiore a quello tanto decantato dalla Brindisi LNG.
Quindi un atteggiamento arrogante e prevaricatorio, di forte imposizione che ha procurato conseguenti disagi e repulse.

Cosa potrebbero fare queste società per riscuotere consensi e carpire simpatie, oltre ad agevolare la nascita di vari compiacenti comitati pro fatti propri?
Procedono alla sponsorizzazione delle squadre sportive locali, a tappeto, non tralasciando alcuno sport. L’Edipower sosterrebbe la squadra di calcio dei Barretta, contitolari dell’omonima ditta di rimorchiatori la cui mole di lavoro, oggi, dipende principalmente dal traffico di navi carboniere e un incremento, in prospettiva, è legato all’ipotesi del traffico delle gasiere, ma questo è il loro lavoro; l’Enel fa brillare il proprio logo sulle magliette della squadra di basket del patron Massimo Ferrarese, pimpante personaggio le cui opinioni sono a tutti arcinote; infine la Brindisi LNG che ha annunciato il proprio “matrimonio” con l’Amatori squadra di volley femminile che milita, ultima in classifica, in serie B1 e con l’Invicta società di basket che opera nel settore giovanile.

Come non pensare che questo non faccia parte di un’unica strategia per captare la buona fede dei tanti brindisini appassionati di sport e suscitare consensi altrimenti difficili da ottenere?
Come non pensare, che dopo i ricatti occupazionali di cui si è stati vittima e dopo le illusioni dei corsi per centinaia di giovani, ora si voglia finire per strumentalizzare anche la passione sportiva dei cittadini?

Giorgio Sciarra

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