Approfondimenti » 05/05/2006
Il prof. Magno sul previsto prelievo di sabbia dal litorale brindisino
Constato, anche con un pò di noia, che ciclicamente i problemi di Brindisi si ripetono senza che quasi mai si dia tempestiva risoluzione agli stessi, pur individuandosi quasi sempre “vincitori” impettiti.
Non sono solito ritornare sugli argomenti trattati e se lo faccio per il problema della sabbia, è solo per addurre argomentazioni nuove rispetto a quanto letto negli ultimi giorni.
Nell’agosto nel 2005 ho rimesso una mia nota agli organi di stampa e per conoscenza ai Parlamentari, esprimendo considerazioni sia tecniche che “politiche” sull’assurda volontà di asportare 150-200.000 mc. di sabbia da un “bacino” individuato a largo di Punta Penna.
Registro che, pur con Conferenze di Servizi effettuate a settembre ed ottobre del 2005, nulla è cambiato rispetto alla preesistente volontà della Regione Puglia e del Comune di Lecce di “soccorrere” l’agonizzante litorale di S. Cataldo con un ripascimento di sabbia proveniente dal litorale di Brindisi.
Le domande che vengono sono tante ed immediate, fra le quali:
- da settembre ad oggi cosa hanno fatto gli Enti locali ed in particolare il Comune di Brindisi e l’Assessorato all’Urbanistica ed alla Tutela del Territorio per la risoluzione del problema?
- la partecipazione alle richiamate Conferenze di servizi hanno prodotto posizioni garantiste nei confronti della tutela del territorio ed in particolare, nel qual caso, della tutela della dinamica della fascia costiera a nord di Brindisi?
- le esperienze effettuate dal Comune di Brindisi relativamente al progetto di risanamento della costa, effettuato dallo scrivente e dalla Ripartizione Assetto del territorio del Comune, sono state riportate nell’ambito delle Conferenze di Servizi?
In questa vicenda due aspetti appaiono in tutta lo loro rilevanza: il primo è relativo all’assordate silenzio del Comune di Brindisi ed il secondo è la totale ignoranza dei gravi fenomeni che interessano il litorale posto a nord di Brindisi.
Il silenzio del Comune è cosa grave in quanto le condizioni di collassamento del litorale posto a nord di Punta Penna è del tutto noto sia per quanto riportato dai progettisti e collaboratori del Piano delle Coste che, per aver lo stesso Comune e con altra amministrazione, attivato procedure di acquisizione di finanziamenti per la difesa di alcuni tratti di costa posti a Sud di Brindisi.
Il Comune ben sapeva, infatti, che la Regione Puglia, nell’emanare le Direttive relative all’accesso ai Finanziamenti POR per la Misura 1.3 - 2a , ( interventi per la difesa del suolo) individua la zona in erosione e, quindi, possibile di intervento migliorativo, solo quella posta a SUD di Punta Penna.
Lo sapeva tanto bene al punto da essere costretto, con la mia consulenza, a predisporre progetti di salvaguardia della costa destinati esclusivamente a tratti di litorale posto a Sud di Punta Penne ed in particolare, nella zona delle saline, ove in realtà, la condizione di arretramento della linea di costa è ben inferiore rispetto a quanto si verifica nella porzione di territorio posto fra Punta Penne e Torre Guaceto.
Mi sarei aspettato una forte azione politica che modificasse la previsione errata del POR e riconoscesse al tratto di costa a nord quella valenza nella criticità ambientale che è sotto gli occhi di tutti.
Non avendo fatto alcunché per far riconoscere lo stato di precarietà e di collassamento dell’equilibrio idrodinamico e morfologico esistente nella nostra costa a nord, è evidente che chiunque, politicamente motivato, può permettersi di preventivare interventi di prelievo di sabbia da mare, motivandolo con la necessità del ripristino di condizioni di fruibilità costiera in altre porzioni del territorio regionale, ove l’arretramento della linea di costa è sancito da riconoscimenti regionali.
E’ evidente che quel Dirigente della Regione che ha rilasciato l’autorizzazione al prelievo di sabbia dall’area costiera di Punta Penne, non ha mai verificato la reale criticità ambientale esistente nel litorale a nord di Brindisi e che ha portato negli ultimi decenni ad una forte perdita di spiaggia, con relativa riduzione di fruibilità da parte della popolazione sulle spiagge più frequentate di Lido Risorgimento, S. Anna, Palm Beach, S. Lucia, Apani, ecc.
Quindi ignoranza tecnica nella conoscenza della reale situazione che da decenni l’area costiera di Brindisi subisce per una concomitanza di fenomeni sia naturali che antropici e che hanno portato ad una riduzione media di circa 0,3-0,5 m. di spiaggia x anno.
Come è pensabile asportare sabbia dal mare prospiciente il litorale di Brindisi Nord se la stessa sabbia accumulata a largo è prodotta dalla continua erosione e dal collassamento della morfologia costiera?
Può farsi una trasfusione di sangue da un soggetto collassato per deperimento organico?
L’esempio è assolutamente calzante; asportate 150-200.000 mc. di sabbia al largo di Punta Penna e nel giro di pochissimi anni saremo costretti ad attivare la Protezione Civile per la salvaguardia delle infrastrutture esistenti a pochi metri dalla linea di costa.
L’asporto, mediante l’utilizzo di sorbone, di una tale quantità di sabbia produce, sinteticamente:
1. il naturale ripristino della massa volumica asportata; ciò avviene mediante azioni di maggiore erosione ed asporto del materiale litoraneo con deposito dello stesso nei volumi precedentemente occupati;
2. la modifica delle condizioni naturali delle microcorrenti costiere che condizionano le modalità di asporto, trasporto e deposito delle componenti inorganiche in sospensione;
3. l’eradicazione della biocenosi, con danni irreversibili sulla flora e sulla fauna esistente anche nella immediata prossimità del sito di prelievo;
4. torbidità delle acque per la sospensione delle particelle limose ed argillose sottili e presumibili estensioni all’area di costa.
In definitiva, appare semplice e del tutto naturale preventivare un forte aggravio delle attuali azioni di erosione costiera con ulteriore perdita di bagnasciuga e riduzione della fruibilità costiera da parte della Cittadinanza.
È inutile programmare e progettare nuovi insediamenti turistici sulla costa se poi l’elemento cardine, che è la spiaggia, non esiste.
Il buonismo che mi caratterizza mi porta ad escludere ogni ridicolo riferimento a localismi territoriali ed ancor più, a non individuare alcuna connessione logica e politica fra l’idea del Grande Salento ed il prelievo di sabbia dal litorale.
Il Sindaco di Lecce, sono convinto, che ove avesse avuto una reale cognizione dello stato agonizzante del litorale posto a nord di Brindisi, non si sarebbe avventurata nell’affermare che il rifiuto all’asportazione della sabbia “smentisce l’intesa sul Grande Salento”; se sono questi i presupposti di un accordo che vuole avere ben altre proiezioni è allora preferibile che noi brindisini si resti solo Messapici.
In quanto ad aspetti più tecnici, devo ribadire che fra il litorale di Brindisi e quello delle marine di Lecce esistono tali e tante differenze morfologiche, litologiche, di genesi, che portano a definire aree totalmente difformi.
I fenomeni naturali ed antropici che le due aree costiere subiscono hanno una sostanziale differenza genetica e sono molto più significativi ed evidenti quelli fra Punta Penna e Torre Guaceto che non quelli evidenziati nel Comune di Lecce.
Fra i due litorali vi è una sola componente comune: il fenomeno dello “eustatismo positivo”, cioè l’innalzamento medio del livello del mare; per il resto per il litorale brindisino sussistono due concause che amplificano l’arretramento della linea di costa e la perdita media di circa 0,3-0,5 m/anno di arenile.
Uno di questi è il naturale abbassamento ( bradisismo negativo) del litorale brindisino dovuto al consolidamento delle argille che, invece non sono presenti sul litorale leccese. Tale consolidamento delle argille, poste anche a soli 4-5 m. di profondità rispetto all’attuale piano di campagna e nella zona di Apani -Torre Guaceto, è amplificato dai carichi indotti dalle costruzioni abitative realizzate in prossimità della costa.
Altro fenomeno che incide fortemente nel processo di abbassamento della costa e, quindi sull’avanzamento dell’erosione, è il prelievo di acque dalla falda profonda e superficiale; tale fenomeno di emungimento di acque, pur esistendo anche nel litorale leccese, non ha ripercussioni sull’abbassamento della linea di costa in quanto la geologia del leccese è costituita da “rocce” incomprimibili.
Basta una semplice osservazione dei fronti del litorale, posto fra Punta Penne e Torre Guaceto, per rendersi conto che questi sono costituiti da sabbie, limi e lastroni arenacei (unità “panchina”), poggianti sulle sottostanti argille grigie, che si rinvengono in affioramento poco a nord di Apani, a differenza dei litorali leccesi che sono caratterizzati esclusivamente dalle calcareniti, note come “pietra leccese”.
Fra le due aree costiere esistono, quindi, sostanziali difformità, sia dal punto di vista geologico, che dal punto di vista della dinamica del litorale; tali differenze hanno una logica ripercussione anche nei sedimenti marini che vengono a depositarsi dopo l’asportazione dalla linea di costa.
Appare quindi assurda l’assunzione letta, secondo la quale il “bacino” ideale della sabbia per S. Cataldo è stato individuato a largo di Punta Penne ; tale assunzione è assurda ed improvvisata perché:
a. l’origine e la composizione della sabbia di Punta Penne, riveniente da sabbie arenacee, è sostanzialmente diversa dalle sabbie calcaree-marnose derivanti dal disfacimento della “pietra leccese”; è evidente che le sabbie si formano dalle azioni di disfacimento dei litorali e, se i litorali sono geologicamente diversi, altrettanto diverse saranno le sabbie prodotte e trasportate a largo dalle correnti;
b. la profondità di prelievo ( sorbonamento) non possono essere, per aspetti tecnici, superiori a 8-10 m.; tale profondità, nella dinamica dei movimenti costieri, è talmente irrisoria che porta ad una modifica il movimento delle masse d’acqua (onde) in movimento verticale e ad una riduzione dell’attrito sul fondo , con relativo aumento della forza di erosione sulla linea di costa.
c. asportare, quindi, 200.000 mc. di sabbia da un basso fondale significa, sostanzialmente, annullare l’azione frenante di tale sabbia sull’energia dell’onda ed ampliare notevolmente l’azione erosiva delle onde sulla linea di costa;
d. asportare quella sabbia significherebbe, in definitiva, modificare notevolmente l’idrodinamica del fondo marino e della costa, amplificando notevolmente i fenomeni di erosione areale della linea di costa, con un aumento dell’attuale perdita media annua di bagnasciuga.
Come è pensabile, quindi, che si sia possibile realizzare un tale enorme asporto di sabbia dal fondo marino senza aver previsto un “modello predittivo matematico” che valuti le condizioni ambientali marine quo ante, intermedie e ex post, principi questi sanciti, inderogabilmente, dalla Comunità Europea e necessari per ogni finanziamento a componente di contributo comunitario.
Non aver poi rimesso agli Enti locali territoriali lo studio di Impatto Ambientale, per la conoscenza che ho della normativa vigente, costituisce motivo di opposizione al progetto; il prelievo, infatti, avviene in aree ove le azioni di condizionamento fisico e biologico si hanno su un territorio, quello di Brindisi, che nulla ha a che vedere con i “pennelli” di S. Cataldo.
Appare inoltre evidente, come affermato precedentemente, che la classazione granulometrica e la diversa natura della sabbia escludono ogni connessione mineralogica fra le nostre sabbie e quelle di S. Cataldo; l’azione più semplice che è individuabile è quella di sorbonare le sabbie poste a largo di S. Cataldo e riportarle a riva, senza creare difformità granulometriche e composizionali.
Ma col tempo il mare le asporterà !!
Non è possibile avere nella stessa famiglia la botte piena e la moglie ubriaca!!!
Non mi resta che attendere gli eventi, anche se sento di ribadire la necessità di una forte azione politica nei confronti della Regione perché il territorio costiero posto fra Punta Penne e Torre Guaceto, a causa della particolare esposizione ai venti ed alle correnti dominanti e dell’altrettanto particolare composizione geologica e morfologica costiera, sia riconosciuto come litorale in forte arretramento e con sempre maggiore perdita di fruibilità.
Prof. Francesco Magno
Docente a contratto di Diritto dell’Ambiente
Facoltà di Ingegneria Gestionale
Università di Lecce
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