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Stelle e Strisce: New Orleans, un anno dopo



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Stelle e Strisce » 27/08/2006

New Orleans, un anno dopo


E’ passato un anno e un carnevale celebrato tra le macerie. Un “Mardi Gras” o martedi grasso di cui la città è sempre andata fiera e che è riuscito a rivivere solo mesi dopo la tragedia, quando ancora venivano alla luce corpi in avanzato stato di decomposizione.

Le immagini di New Orleans, dello stadio dove avevano trovato rifugio molti cittadini, della città completamente devastata, del colpevole ritardo degli aiuti rivivono oggi attraverso un documentario girato da Spike Lee.

Quattro ore in cui si rivive la tragedia e si va oltre, interrogandosi sulle cause con i commenti fatti dai sopravvissuti. La questione razziale tocca ovviamente tutto il film. Una città nera e povera lasciata in balia delle acque potrebbe essere la conclusione più facile, ma Spike Lee, pur lasciando parlare chi fino ad oggi ha gridato al complotto, ritenendo il governo stesso responsabile per l’abbattimento degli argini (un episodio verificatosi effettivamente negli anni 60, ma in un contesto diverso), non si lascia facilmente blandire.

Lascia le supposizioni più fantasiose sul campo, ma ricerca la verità dei fatti che non è comunque meno drammatica. Gli argini erano stati costruiti male, per una città che è per oltre tre metri al di sotto del livello del mare. Non erano profondi abbastanza. E la violenta forza dell’uragano Katrina, gli ha spazzati via come se fossero di marzapane.
Il problema era anche noto, ma nessuno in questi anni aveva fatto niente. Niente per una città e per uno Stato, la Luisiana, tra i più poveri dell’America. Ricco di risorse naturali come i giacimenti nel golfo, che però trovandosi un po troppo distanti dalla costa, vengono tassati a livello federale e non dallo Stato della Luisiana.

Povertà e cattiva gestione prima e anche dopo. Il direttore generale della FEMA, l’organismo che dovrebbe organizzare gli aiuti in casi catastrofici come questo ( un pò come la nostra protezione civile), Mike Brown ( poi dimessosi) che non sa neanche cosa fare e lo dice quasi apertamente: la sua è una carriera da portaborse non da ingegnere.

Il Presidente in vacanza, il segretario di Stato Condoleeza Rice a fare shopping, mentre migliaia di persone a New Orleans si ritrovano senza acqua, elettricità, cibo per oltre 5 giorni, ammassate come pecore in un stadio per meta scoperchiato dall’uragano.

Sembra l’Africa , invece è la ricca America.
I commenti razzisti non mancano. Tra tutti quello di Barbara Bush, madre dell’attuale presidente degli Stati Uniti ed ex First Lady. In un’intervista dichiara candidamente: questa gente stava comunque messa male, l’uragano è stato quasi una fortuna per molti di loro.
O l’accanimento di molti giornalisti contro gli episodi di saccheggio conseguenti allo stato di abbandono e di anarchia. Nessuno giustifica e non lo fa certo neanche Spike Lee, ma cosa ci si puo aspettare in una situazione in cui la gente rimane per giorni a contatto dei cadaveri dei propri parenti galleggianti nell’acqua?

Dopo giorni viene inviato (finalmente?!) l’esercito con un generale che impartisce ordini per ristabilire l’ordine. Ma alla confusione si aggiunge confusione. La gente viene caricata forzatamente sugli autobus ed inviata in diverse parti dell’America, finendo cosi con lo smembrare diverse famiglie. Madre a Houston, Texas, figlio di 10 anni a Miami, Florida.
Mi ricorda un episodio simile: l’arrivo degli albanesi a Brindisi.

Anche in quel caso la protezione civile e l’esercito furono latitanti per almeno tre giorni. La gente ammassata nelle scuole e poi inviata in diverse parti d’Italia da un esercito che riesce solo ad impartire ordini.

Anche in quel caso i giornalisti avevano condannato la nostra città definendola insensibile, davanti a questa sciagura. “ La gente di Brindisi lancia i vestiti dalla finestra per evitare il contatto con gli albanesi”. L’episodio effettivamente verificatosi, riprendeva mia nonna, all’epoca ottantenne, che tentava nella sua maniera più semplice di aiutare come poteva.
Per dover di cronaca, tra gli indumenti c’era anche un vestito nuovissimo di mio zio.

Gabriele D'Errico
Denver - Usa

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