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Stelle e Strisce: Thailandia anno zero



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Stelle e Strisce » 28/09/2006

Thailandia anno zero

Le immagini del re sono ad ogni angolo di strada. In ogni casa, in ogni ufficio. Prima della proiezione di un film con Bruce Willis, sullo schermo del cinema scorrono le immagini della famiglia reale, al suono dell’inno nazionale.

Non sorprende quindi che il giorno dopo il colpo di stato meno cruento della storia della Thailandia, il generale responsabile in prima persona abbia fatto riferimento al re dicendo che “ il potere militare non collideva con gli interessi della nazione e della monarchia”.

Ha aggiunto inoltre che presto sarebbero state indette nuove elezioni ed una nuova costituzione. Riportare l’ordine era l’intento dei militari, dopo che da più parti e per lunghi mesi si erano levate le proteste seguite alle accuse di corruzione del popolarissimo primo ministro Thaksin Shinawatra.

Thaksin è un ricco imprenditore nel campo delle telecomunicazioni ( per questo è stato paragonato al nostro Berlusconi). Successivamente alla crisi economica degli anni 90 che aveva colpito pesantemente la Thailandia come altri paesi del sud-est asiatico, era passato alla ribalta per aver fondato dal nulla un partito il Thai Rak Thai ( i Thailandesi amano la Thailandia) vincendo le elezioni per ben due volte ( anche in questo caso il parallelismo con Forza Italia).

Da subito popolarissimo tra le masse per la sue politiche in favore delle zone rurali più povere, per la sua lotta contro il narcotraffico e contro la minoranza musulmana nel sud del Paese. In tutti questi casi ha usato il pugno duro, senza guardare né a destra nè a sinistra, toccando interessi molto grandi.
Sicuramente Thaksin non è uno stinco di santo e le accuse di corruzione mossegli sono probabilmente fondate. Prima di diventare un ricco imprenditore era stato colonnello della polizia (diversamente dal nostro Berlusconi che faceva il cantante sulle navi da crociera) posizione che permette ad una persona scaltra e senza troppi scrupoli di scalare la scala sociale rapidamente in un Paese come la Thailandia. Ma le accuse arrivano probabilmente più dalla popolazione cittadina che da quella rurale. Più dalle classi benestanti, che dal popolo minuto.

Molti commentatori stranieri fanno notare come le elezioni che erano state fissate per Novembre ( adesso annullate dal colpo di Stato militare) sarebbero potute diventare il terzo successo consecutivo per il primo ministro deposto. Pur vendendo il suo impero mediatico ad una società di Singapore completamente esentasse ( fanno notare i detrattori), in questi anni era riuscito a piazzare uomini a lui vicini in tutte le posizioni più importanti.
Thaksin si sentiva probabilmente ancora troppo forte da poter essere rimosso così su due piedi, da decidere di lasciare il paese per partecipare ai lavori dell’ ONU a New York. La sua assenza è stata fatale e probabilmente ci penserà due volte prima di rimettere piede in patria date le accuse pendenti a suo carico.

Ma da questa ingarbugliata storia c’è un unico vero sconfitto, la costituzione, e nessun vero vincitore.
La Costituzione, che è stata appena cancellata, risaliva al 1997. Dalla fine della monarchia assoluta nel 1932 era stata sostituita per ben 15 volte. Finalmente la Thailandia sembrava aver imboccato, se pur a stento una via democratica, che il colpo militare sembra cancellare nuovamente. E’ questo è ancor più grave se si pensa agli altri Paesi del sud-est asiatico come l’Indonesia ( Paese che nelle riforme democratiche è quasi coetaneo della Thailandia) o come il Myanmar ( Birmania) dove i militari, nonostante le promesse della prima ora, detengono il potere da ben 18 anni, o le Filippine con una fragilissima democrazia.
La presenza dei militari è sempre un passo indietro nella storia.

Gabriele D'Errico
Denver - Usa

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