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Approfondimenti: Contributo alla discussione e quesiti sul CDR. Di Francesco Magno



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Approfondimenti » 21/11/2006

Contributo alla discussione e quesiti sul CDR. Di Francesco Magno

Sull’utilizzo del CDR è in atto una vivace dialettica che di positivo ha, sostanzialmente, la presa di coscienza di cosa sia realmente il “combustibile derivato da rifiuti” e che questo potrebbe, chi sa quando, essere prodotto da un impianto, guarda caso progettato, realizzato e collaudato dal Comune di Brindisi e fermo, comunque, da circa tre anni, con spese di gestione del fermo a carico della Cittadinanza.

Volendo stendere un velo sulle effimere ed estive dichiarazioni del Presidente della Provincia, brillan-temente coadiuvato da consulenti superpagati e poco esperti che, nel dichiarare di avere “un asso nella manica”, sarebbe stato in grado di risolvere contemporaneamente i problemi connessi a: riduzione dei quantitativi di carbone nella centrale di Cerano, utilizzo del CDR e conferimento di lavoro stabile ai tanti ex non occupati, appare rilevante, invece, la presa di coscienza delle Popolazioni poste a Sud di Brindisi circa i rischi connessi con la combustione del CDR nella centrale di Cerano.
Non desidero entrare nel merito degli aspetti di ordine chimico-fisico e sanitario ma, oggettivamente devo rilevare che la combustione di plastiche pesanti (PVC in particolare), ove non avvenga con modalità e tecniche particolari, produce diossine, furani ed altri derivati del cloro.
La composizione del CDR, porta ad individuare un contenuto di “plastiche”, dell’ordine del 25-30%, suddivise fra “pesanti” e “leggere”; la ulteriore suddivisione porta a definire un quantitativo di plastiche “pesanti” pari a circa quello delle “leggere”; le plastiche “pesanti”, sono essenzialmente costituite da PVC e come tali costituiscono polimeri clorurati.
In definitiva, in un CDR medio, il quantitativo di plastiche “pesanti” è di circa il 12,5-15% che, ove portate in combustione in un impianto come quello di Cerano, che ha un sistema di abbattimento delle emissioni gassose a “filtri elettrostatici” che, in linea di massima, hanno un rendimento medio dell’ordine dell’80-85 %, il 15-20 % di quanto portato in combustione lo ritroveremmo come immessi in atmosfera.
In definitiva, fatte 100 le tonnellate di CDR portate in combustione, di queste 12,5-15 sarebbero costituite da “plastiche pesanti clorurate” e 1,6 a 3 tonn. sarebbero immesse in atmosfera come gas inquinanti clorurati (diossine, furani, ecc.).

Ritengo che altre considerazioni non vadano aggiunte e che la mia opinione è fortemente negativa circa l’utilizzo del CDR in una centrale come quella di Cerano, sostanzialmente difforme da un temovalorizzatore a “letto fluido” munito di captatori a “filtri a manica” ad alto rendimento (95-98%), ecc.

La mia opinione non conta nulla ma, nell’esercizio corrente del porre domande all’Assessore regionale all’Ambiente, dott. Losappio, anche io intendo esercitarmi, pur sapendo che, non essendo parte politica, non avrò alcuna risposta.
All’Assessore regionale chiederei, cosa intende fare del CDR prodotto e/o che si produrrà in Puglia, nel momento in cui l’interesse dei produttori di energia, verso il CDR verrà a mancare?

L’immediata prospettiva, sancita dagli articoli 40 e 41 del recente “Schema di decreto legislativo concernente "ulteriori modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale" (12 ottobre 2006)” secondo cui il CDR ed il CDT-Q (di qualità) saranno classificati come “rifiuti speciali” e, come tali, non beneficeranno più del regime di incentivazione per le fonti di energia rinnovabile, quale interesse potranno avere i produttori di energia a portare in combustione un “rifiuto” che ha un potere calorifico inferiore al carbone e/o al metano e che non avrà benefici economici dallo Stato?
Ho la necessità di dire con estrema chiarezza che l’unico interesse dei produttori di energia nel bruciare il CDR sta nel colmare la quota del 2% che hanno in obbligo, nel rispetto degli accordi di Kioto; infatti per gli accordi sottoscritti, i produttori di energia hanno l’obbligo, per non incorrere in forti sanzioni, di portare in combustione almeno il 2% di “combustibili ecologici” e, quindi, rivenienti da fonti di energia rinnovabile, come è ancora oggi il CDR.
Lo “schema di decreto”, diventerà a giorni un decreto legislativo e, come tale, sancirà la fine del CDR come combustibile ecologico e ciò, a mio avviso, a totale garanzia della salute pubblica.
Inoltre la classificazione del CDR come “rifiuto speciale”, non porterà più alcun interesse a produttori di energia che intendono utilizzare tecnologie innovative (isotermica, a disgregazione molecolare, ecc.) e che non avranno più l’ausilio del “certificato verde” da fonte rinnovabile che, sostanzialmente, costituisce l’incentivo al maggiore utile economico.
Quale interesse, ancora, potranno avere i produttori di energia a bruciare CDR e/o CDR-Q, nel momento in cui questo, prima di poter essere portato in combustione avrà la necessità di essere granulato, comminutato fino a pochi millimetri, per poter essere iniettato nei bruciatori, fatto salvo che gli interventi di riduzione a granulometria certa comportano investimenti ?

I produttori di energia, avrebbero più l’interesse a pagare il CDR o pretenderebbero di essere pagati, con ulteriore aggravio della tariffa dei rifiuti a danno dei Cittadini?
In un quadro normativo così complesso, per la componente politica regionale, ritengo che sia veramente difficile individuare prospettive di utilizzo adeguato del CDR prodotto; per il resto mi auguro di aver fornito un minimo di ulteriore contributo alla discussione in atto.
Certo di non aver alcuna risposta dalla componente politica, nello scusarmi per la disorganicità di alcuni concetti, ringrazio per l’ospitalità e porgo distinti saluti.

prof. dott. Francesco Magno


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