Musica » 05/01/2007
Radi@zioni: Play list 2006
Questi, senza alcun particolare ordine di merito, sono i migliori dieci lavori pubblicati nel 2006 secondo RADI@zioni.
SPARKLEHORSE “Dreamt For Light Years In The Belly Of A Mountain” (Capitol/EMI, 2006)
Prendendo a prestito il titolo dell’album, magari è un po’ eccessivo parlare di “anni luce” ma, senza dubbio, il periodo intercorso tra il precedente “It’s A Wonderful Life” e quest’ultimo e stato parecchio lungo: cinque anni! Un’eternità per l’industria musicale. Ora che l’attesa è finalmente finita non potevamo astenerci dall’approfondire la questione. Anche perché, pur non presentando novità di rilievo “Dreamt For Light Years…” non è il classico topolino partorito dalla montagna, al contrario rimane un prezioso sfaccettato gioiello, ideale punto d’incontro tra intimismo cantautorale, alternative country, psichedelia e indie-rock.
MOTORPSYCHO “Black Hole/Blank Canvas” (Stickman/Self, 2006)
Un gruppo che da sempre viaggia su percorsi musicali diversificati. Arriva da Trondheim, Norvegia, è in giro fin dai tardi eighties ma per un po’ di anni è rimasto, per così dire, in silenzio. Tra una collaborazione e l’altra, l’ultimo disco dei MOTORPSYCHO risale, infatti, a circa quattro anni fa. Complice del ritardo anche l’abbandono, nello scorso anno, dello storico batterista Gebhardt. Rimasti in due, Bent e Snah quasi per farsi perdonare il lungo silenzio, tornano alla carica addirittura con un doppio CD. Anche se quest’opera è nata in condizioni critiche, il “buco nero” non si è spalancato sotto i piedi dei MOTORPSYCHO, e la “bianca tela” si è riempita di densi e vibranti colori che conservano intatto quell’elettrico splendore che è marchio di fabbrica per la band norvegese. Diciassette canzoni per più di ottanta minuti. Il tutto pensato e realizzato solamente da due musicisti. Un ritorno al passato, dunque, che fotografa lo stato di grazia di una band mossa da una voglia irrefrenabile di lasciarsi andare per godere fino in fondo di ogni nota emessa dai propri amplificatori, naturalmente con il volume a 10.
MASTODON “Blood Mountain” (Relapse/Warner, 2006)
… A questi quattro basta poco per far parlare di se: attaccano gli strumenti all’amplificatore e fanno quello che gli passa per la testa… Del resto vanno presi così come sono: quattro menti diaboliche ma capaci di arricchire come pochi altri, con la classe e l’estro di chi ha un’ampia padronanza dei propri mezzi, quelle sonorità heavy che impazzavano negli 80s. “Leviathan” è il capolavoro che nel 2004 li ha fatti uscire dall’anonimato, una sorta di concept album incentrato sulla storia della grande balena bianca Moby Dick di “melvilliana” memoria. Scelta coraggiosa che, però, ha dato i suoi frutti: copertine per i più importanti magazine musicali, videoclip in heavy rotation e per finire grosse etichette discografiche pronte a tutto pur di avere il combo di Atlanta nel proprio catalogo. A completare il quadro ecco “Blood Mountain”: dodici canzoni dove genio e sregolatezza sono messi al servizio di chi ama la musica e non solo per gli appassionati di sonorità metalliche.
BUILT TO SPILL “You In Reverse” (Warner, 2006)
Cinque album alle spalle in poco più di dieci anni, esclusi live a raccolte di materiale raro per i BUILT TO SPILL, una band che è stata capace di scrivere, in tempi più o meno recenti, pagine importanti dell’indie rock a stelle e strisce assieme a gente come Eels, Sparklehorse e Grandaddy. Ma Doug Martsch non è certamente uno che se la tira, anzi. “You In Reverse” è la sua rivincita dopo la tiepida accoglienza riservata al pur buono “Ancient Melodies Of The Future”, il più recente studio album per i suoi BUILT TO SPILL prima di quest’ultimo. L’obiettivo è centrato questa volta. Si respira un forte senso di libertà in “You In Reverse”, e poi slide guitars, guizzi elettrici e tanta psichedelia fanno il resto.
TV ON THE RADIO “Return To Cookie Mountain” (4AD/Self, 2006)
Chi ha una certa dimestichezza con il rock cosiddetto “alternativo” riesce a fiutare gli album che possono dare piccole ma sistematiche sterzate al corso della musica pop. La sensazione di avere a che fare con un’opera importante è stata comune a tanti addetti ai lavori che hanno ascoltato “Return To Cookie Mountain”. Non lo scopriamo certo adesso che i TV ON THE RADIO siano in grado di manipolare con estrema abilità alcuni codici musicali apparentemente incompatibili tra loro quali il soul, il guitar noise, l’elettronica e certa new wave. L’inoppugnabile prova sta tutta dentro l’esordio “Desperate Youth”. “Return To Cookie Mountain” riesce a fare ancora meglio andando perfino oltre.
THE FIERY FURNACES “Bitter Tea” (Rough Trade/Self, 2006)
THE FIERY FURNACES (letteralmente: la fornace infuocata) sono Matt ed Eleanor Friedberger, fratello e sorella. Originari di Chicago svolgono però la loro attività a New York City. È materiale infuocato quello a cui lavorano, plasmato più che con il calore di una fornace, con l’incredibile creatività delle loro menti. Sconclusionati e bizzarri, eppure dolci e poetici, i due tornano con un nuovo album, assolutamente multicolore e semplicemente spiazzante. “Bitter Tea” è il suo titolo, e conferma quanto di buono già espresso nei tre precedenti lavori firmati THE FIERY FURNACES. Praticamente un vertiginoso viaggio psichedelico pullulante di deviazioni melodiche e di inconsuete variazioni sperimentali. Voci riversate, tastierine giocattolo, beat box, loop e noise che si prendono gioco di chitarre, batteria e pianoforte con l’unico scopo, forse, di destabilizzare i luoghi comuni del più banale pop-rock.
MUDHONEY “Under A Billion Suns” (Sub Pop, 2006)
“Under A Billion Suns”, una storia che, parere personale, narra di uno dei gruppi più sottovalutati degli anni ’90. Ma i MUDHONEY ci sono! Ci sono anche con la testa! Hanno una lucidità spaventosamente impressionante! Non fanno niente di più di quello che è stato già fatto negli ultimi quarant’anni di rock… ma come lo fanno! Hanno attraversato vent’anni di storia musicale dimostrando anche che è possibile rimanere fieramente indipendenti e fedeli alle proprie intenzioni primarie, sviluppando un sound che, partito dal punk ha poi saputo sviscerare numeri di rock rumoroso, distorto e abrasivo. Con quest’album tutto ciò è ribadito e posto al servizio di undici nuove canzoni che, aldilà di una saltuaria presenza di fiati a volte straniante, portano impresso in maniera indelebile un marchio di fabbrica inconfondibile: quello dei MUDHONEY!
WOLFMOTHER “Wolfmother” (Interscope/Universal, 2006)
Arrivano dalla terra dei canguri, sono giovanissimi e si rifanno ai grandi miti di ieri e di ieri l’altro… Diretti come gli Who, mistici come i Led Zeppelin, granitici come i Black Sabbath, ruvidi come i Kyuss e casual come gran parte della generazione post-grunge: sono i WOLFMOTHER, la perfetta incarnazione dell’ultima frontiera del rock, la sintesi contemporanea di atteggiamenti e sonorità che ne hanno fatto la storia. Ma questi tre ragazzi da Sidney hanno un solo desiderio: volare più in alto delle aquile senza perdere mai l’umiltà del sogno. Ci provano con un album che li sta facendo conoscere su tutto il pianeta: suoni vintage ma terribilmente freschi e accattivanti.
GRAHAM COXON “Love Travels At Illegal Speeds” (Capitol/EMI, 2006)
C’era una volta un occhialuto chitarrista di nome GRAHAM COXON nei Blur, quasi una controfigura del maghetto Harry Potter. Grazie a lui la band di Damon Albarn uscì brillantemente dalle secche del brit-pop per tentare l’avventura indie. C’era una volta, perché poi Graham, personalità difficile, schivo ed introverso, è uscito dal gruppo non senza polemiche preferendo rilasciare dischi in solitaria, lontano dalle pressioni del music-biz che hanno invece continuato a circondare i suoi ex compagni. Questo suo sesto album da titolare consolida uno stile più asciutto e diretto rispetto ai suoi precedenti, tra power/punk & brit pop senza fronzoli e ballate barrettiane.
TOOL “10.000 Days” (Volcano/Sony/BMG, 2006)
Undici brani lunghi, frastagliati, che rivelano reminiscenze pinkfloydiane, hard rock che non è solo metal, e progressive che non è assolutamente classicamente scontato. Nelle parole di Maynard James Keenan "i TOOL sono soltanto una scoperta che si rinnova ogni volta che si arriva ad un disco". Non è facile entrare nel loro mondo, soprattutto per chi non è abituato ad alcune delle loro ossessioni, su tutte ci sono il rapporto dialettico tra rumore e fragore, e l’idea dell’arte come qualcosa di sempre e in ogni modo lacerante. Ma i TOOL non vogliono essere disturbanti a tutti i costi. Sono i tempi nei quali viviamo ad esserlo. Nel loro spazio musicale non ci sono grandi luci, ma c’è sicuramente della grande poesia.
Camillo “RADI@zioni” Fasulo
"Radi@zioni… un programma ideato, scritto e realizzato da Camillo Fasulo & Marco Greco con la radio-attiva collaborazione di Angelo De Luca, Fernando Falcolini, Antonio Marra e Angelo Olive, in onda tutti i lunedì e venerdì dalle ore 22 alle 24 sull’emittente radiofonica CICCIO RICCIO di Brindisi – www.ciccioriccio.it".
|