Isola di G. Sciarra » 06/01/2007
Scoppi, arroganze e polpette avvelenate. Di Giorgio Sciarra
La fine di un anno, si sa, si saluta solitamente in maniera schioppettante ma, tra petardi e mortaretti, vi è sempre qualche incosciente che possedendo un arma la usa impropriamente per festeggiare l’arrivo del nuovo anno.
Anche questa volta, sul finire del fatidico 31, si è usata un arma, certo non per festeggiare, né si può dire che si trattasse del solito incosciente.
L’attentato alla Peritas s.r.l., con gli spari ai serbatoi contenente ammoniaca seppur diluita, non è un fatto usuale, i colpi, pare, sono stati sparati da un arma molto particolare. E se ciò dovesse corrispondere realmente al vero le considerazioni da fare dovrebbero essere alquanto diverse da quelle che si sono fatte e cioè delle strade dissestate, della scarsa illuminazione o del solito racket gestito dalla delinquenza locale, poiché ciò potrebbe risultare riduttivo anche se reale; come irreale sarebbe chiudere anche l’area industriale con cancelli e varchi presidiati da novelli “vopos”.
Ma ritornando all’arma è da considerare che è notoriamente usata da un ben noto tipo di criminalità e di terrorismo.
Questa considerazione potrebbe essere esagerata, potrebbe non essere così ma occorre accertarsene e fugare ogni ragionevole dubbio. Fermo restando la dovuta e ovvia solidarietà agli imprenditori, questi attentanti o intimidazioni potrebbero avere conseguenze gravissime per i lavoratori e per la cittadinanza anche visto la “leggera confusione” seguita al provocato incidente. Per molto tempo si è chiesto a chi di dovere lumi sui piani di sicurezza legati alla zona industriale, che non è un luogo ameno ma ad elevato rischio ambientale.
Nel caso di incidenti rilevanti molto dipende dalla efficacia del piano di emergenza e dall’efficienza, conoscenza e preparazione del personale preposto alla sua applicazione.
Riformuliamo la domanda: esiste un piano di emergenza e di evacuazione aggiornato e efficiente?
Nella nostra aerea industriale non si producono caramelle o limoncello, vi è un alta concentrazione di impianti “rischiosi” e per questo non è assolutamente da folli e non è fare facile “terrorismo” considerare che la situazione non è assolutamente sotto controllo e che aggiungere altri impianti ad alto rischio come ad esempio il rigassificatore che si intende costruire confinante con un progettato (prima del rigassificatore) deposito di carburanti della Marina Militare - quindi un obiettivo militare potenzialmente probabile oggetto di attentati o d’altre azioni - è quanto meno poco intelligente.
Rigassificatore, appunto. Sul finire dell’anno dalla riunione del Consiglio dei Ministri è uscita una notizia positiva per Brindisi, un bel botto di tutt’altra natura: “la riapertura della conferenza dei servizi per valutare in modo pieno ed esaustivo tutti i profili ambientali che la realizzazione dell’impianto comporta. Tale decisione consegue alla presa di posizione della Commissione europea che, nel corso di recenti incontri, ha ribadito la necessità di una unica procedura di VIA sull’impianto e sulle connesse opere portuali, non ritenendo adeguato il procedimento autorizzativo definito dalla legge n. 340 del 2000, che regolava l’autorizzazione alla costruzione di tali impianti.
Nell’ambito della ripresa del procedimento sarà anche effettuata la consultazione delle popolazioni interessate ai sensi della direttiva “Seveso” sugli impianti a rischio”.
Quindi è del tutto evidente e conseguente che l’iter autorizzativo seguito a suo tempo per far ottenere i vari permessi alla British Gas (Brindisi LNG) per la costruzione del rigassificatore non era in linea o era quanto meno carente rispetto alle normative europee. Su questo non ci piove, ormai è una realtà acclarata e riconosciuta.
Quanto chiede l’Unione Europea è esattamente quello che si pretendeva da anni da chi si oppone all’impianto, e da altrettanti anni inspiegabilmente e vergognosamente è stato negato un diritto che oggi è stato riconosciuto dalla Corte di Giustizia Europea. Diritto riconosciuto ormai, ma non dagli Inglesi e dai suoi fedeli supporter, ma purtroppo per loro, anche questa “landa” dell’Italia, come la nazione stessa, non fa parte del Commonwelt – come probabilmente farebbe piacere a Tony Blair – ma dell’Unione Europea e se per questo ci tocca sorbirci una finanziaria che impone lacrime e sangue, sarebbe inammissibile dover assistere poi all’elusione di quelle norme che salvaguardano i diritti fondamentali dei cittadini.
Alla luce di ciò, il continuo richiamo a questioni di Diritto da parte di chi sostiene oltre ogni ragionevolezza gli interessi della Brindisi LNG (British Gas) è davvero fuori posto come è paradossale sostenere, alla maniera degli uomini della locale Confindustria, una tesi strampalata - che se non ha del comico poco ci manca – e cioè che la società inglese non è arrogante bensì vittima di un atteggiamento vessatorio da parte del territorio.
Ma può essere che l’arroganza mostrata dalla società inglese sia poggiata su nulla?
È evidente di no, la sicurezza con la quale i suoi massimi dirigenti parlano e si muovono, e come ripetono a memoria i suoi supporter, lascia intravedere in maniera chiara l’energica azione di pressione che stanno portando avanti ad ogni livello: da quello internazionale a quello locale. Che poi possano aver trovato delle sponde, quello dipende dalla qualità delle loro pressioni; dall’insolenza che mostrano pare di si.
L’ultima ciliegina, giusto per aumentare la confusione e la tensione, è del ministro Bersani che, “sfruguliato” da un intelligente giornalista che gli faceva notare come sulla faccenda del rigassificatore di Brindisi il ministro Pecoraro Scanio lo avesse “battuto”, rispondeva, evidentemente senza riflettere per lavare l’onta e “salvare” l’onore che: “su Brindisi c’è una procedura dell’Unione Europea per infrazione.
Di fronte a questo abbiamo riconvocato la conferenza dei servizi che di per sé non significa una sospensione dei lavori”.
Questa risposta, inopportuna e sconveniente sotto l’aspetto politico, che ha di fatto sollevato illazioni, strumentalizzazioni e, forse, impropri utilizzi, potrebbe anche essere rivelatrice delle reali intenzioni di Bersani, quindi, nel gioco delle ipotesi, autorizzare a pensare che la decisione governativa di aprire la conferenza dei servizi potrebbe anche nascondere la famosa “polpetta avvelenata”. Se così fosse il Governo si assumerebbe una gravissima quanto pesante responsabilità: quella di ignorare le volontà popolari e istituzionali espresse in tutti i modi, tutto ciò per gli interessi di una società inglese e per millantati interessi nazionali ai quali il territorio di Brindisi ha già dato e continua a dare non avendo avuto sinora alcuna riconoscenza di alcun tipo.
Comportamento sicuramente gravissimo al quale nessuno vuol credere per questo è giusto pensare che gli atti amministrativi prodotti dai ministeri per l’apertura della Conferenza dei servizi, con la conseguente e ovvia sospensione dei lavori, siano ineccepibili-inattaccabili-inespugnabili-incofutabili-inoppugnabili come è giusto aspettarsi da un pubblico apparato amministrativo assunto e pagato per fare gli interessi dei cittadini.
Giorgio Sciarra
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