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Approfondimenti: Gli americani a Brindisi. Di Enrico Sierra



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Approfondimenti » 25/01/2007

Gli americani a Brindisi. Di Enrico Sierra

Quando si comincia ad avere una certa età, ogni argomento ci porta a tornare indietro nel tempo ed a ricollegare i fatti di oggi con quelli accaduti tanti anni fa.
Oggi si parla di americani a Vicenza. I commenti, però, varcano i confini della bella città veneta, diventando argomento di conversazione comune. A me, invece, il fatto fa venire alla mente gli Americani che arrivarono a Brindisi alla fine della Seconda Gerra Mondiale.
Pur provenendo da oltre l'oceano, moltissimi di loro erano figli di emigranti italiani ed amavano l'Italia perchè in famiglia si parlava anche in italiano e gli occhi dei loro genitori si accendevano quando si parlava del paese di origine.
Ma non dimentichiamo, però, che negli anni della guerra li avevamo come nemici, e non dimentichiamo anche i vari bombardamenti che avevano portato a Brindisi. Lacrime e lutti. Ma, avevamo di fronte ragazzi, i cui genitori piangevano ogni qual volta l'Italia veniva attaccata.

Ricordando quei tempi, mi viene da pensare anche agli alleati tedeschi che, andando via da Brindisi, ci avevano lasciato solo qualche pezzo di pane nero. Gli americani, invece, ci portarono un modo di vivere più spensierato, libero, consono al loro modo di essere.

Dal pane nero eravamo passati al pane bianco come il latte, soffice e gustoso, al Corned beef, alle minestrine in polvere di piselli (un po' meno saporite), al chewing gum, al cioccolato, alle sigarette Camel, Chesterfield, Marlboro, alla musica tutta swing. La vita riprendeva con ritmo diverso. Dopo aver vissuto di isolamento e preoccupazioni, cominciavamo a gustare un po' di ottimismo.
Non voglio incensare i militari d'oltre Oceano, ma desidero ricordare che i militari americani si sentivano un po' italiani... certamente più vicini a noi brindisini.

Molti giovani di Brindisi lasciarono il loro posto di lavoro, anche statale, per andare al porto a lavorare con gli americani, per imparare la lingua e guadagnare molto di più. Alla partenza degli americani ebbero qualche problema a reinserirsi nella vita lavorativa locale.

Gli americani avevano un cuore grande. Come non pensare che, ogni giorno, utilizzavano la loro sensibilità per risolvere i problemi dei cittadini? La sera, dal porto, partivano camion carichi di generi alimentari vari e sacchi di farina bianca. Alle curve, dopo la salita che va dalle sciabiche alle caserme dove erano alloggiati, i camion rallentavano la corsa in modo che i paesani potevano saltare sul camion e buttare giù i sacchi e gli scatoloni pieni di alimenti.
Questo accadeva perchè l'ultimo camion era senza sentinella. Quando, però, la sentinella era presente, si capiva che il corteo era accompagnato da una jeep con quattro militari a bordo ed era tutto rimandato alla sera successiva.
Era un avviso tacito degli americani? Noi abbiamo pensato sempre di si. Gli americani avevano aiutato i paisa' brindisini, loro amici.

A Piazza Cairoli c'era l'Arena Italia dove la sera, i militari di stanza a Brindisi, andavano a vedere i film in inglese, proiettati esclusivamente per loro. All'ingresso c'era un banchetto dove si vendevano arance succose e prodotti locali, oltre alle solite mandorle, caramelle, biscotti ecc. Ogni sera l'arena era stracolma di militari americani.

I brindisini avevano imparato a fumare le loro sigarette abbandonando le Milit e quelle fatte a mano con le cartine. Le sigarette, comperate di contrabbando, si potevano trovare all'angolo di Via Santa Lucia, dirimpetto ad una delle Pasticcerie piu' famose di Brindisi. Salendo verso Santa Lucia, poi, si trovavano le bancherelle portatili: era il cosi detto mercato nero o borsa nera. Lì era possibile comperare le merci più disparate: zucchero, olio, sapone, caffè. I nostri vecchi potevano bere una vera tazza di caffè anziche l'orzo, tostato e macinato al momento dell'uso.

Insieme agli americani erano arrivati a Brindisi anche i francesi, i marocchini, gli indiani e gli inglesi. I marocchini ed i francesi, volendo imporre le loro ragioni, erano invisi ai brindisini e, di riflesso, agli americani.
Erano soprattutto i francesi a creare confusione: erano spesso ubriachi e mettevano in allarme la polizia locale. I brindisini reagivano ma potevano ben poco contro energumeni abituati a tali situazioni. Ed allora, come nei filmi dei cow- boy, arrivavano i nostri: verso l'imbrunire gli americani scendevano dalle navi per affrontare gli "amiconi francesi". Se ne vedevano delle belle! E come nei film dei cow-boy, i buoni avevano sempre ragione dei cattivi. Almeno finchè entrava in campo la Militar Police americana che caricava tutti sulle jeep. Dopo un bagno purificatore anche i francesi venivano accompagnnati alle loro navi.

Non starò a raccontare i particolari di quando un valido peso massimo brindisino fece volare (nel verso senso della parola) attraverso la porta a vetri del bar un francesino che aveva voluto fare il "galletto" con sua moglie. Come ciliegina sulla torta, il gagarino francese si trovò ad essere impacchettato dalla Militar Police e portato via. Ahi, Ahi!

Comunque c'erano anche momenti di vera distensione, di allegria e di musica: bastava passare per Corso Roma, all'angolo di Via Conserva, per ascoltare un concertino di musicisti locali che suonavano e cantavano ritmi americani come "Begin the begin", "Amado mio", e cosi' via. La gente si fermava ed applaudiva, gli americani seduti, accompagnavano la musica bevendo vino rosso locale.
OK, OK. Good Good!

Ci sarebbero da raccontare tanti e tanti episodi, ma non vorrei tediare i giovani, che quando sentono parlare del passato dicono: "Ma, nonno, ce l'hai raccontato almeno cento volte". Forse hanno ragione ma, a me, fa piacere rivedere e ricordare quei tempi... fanno parte della mia vita.
Penso -e spero - che sulla bocca della gente della mia età spunterà un sorrisetto. Di nostalgia. Sara' l'eta?

ENRICO SIERRA
enricosierra@tiscali.it


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