Approfondimenti » 11/02/2007
La gioia di vivere il calcio. Di Don Antonio Randino
Si è detto e scritto molto in questi giorni sulla morte del poliziotto Filippo Raciti, in seguito agli incidenti che hanno avuto come protagonisti i tifosi più facinorosi del Catania, i quali hanno sfogato la loro rabbia sulle forze dell’ordine. In tanti ci siamo chiesti se è possibile uno sport più pulito, inoltre se è ipotizzabile recuperare un clima di festa negli stadi dove le famiglie possano divertirsi senza il timore di incappare in una qualsiasi brutta avventura.
Certamente siamo ancora lontani da questo e il tutto resta un obiettivo da raggiungere.
Lo speriamo!
Il governo ha varato delle leggi per tutelare la sicurezza negli stadi, ma ci dobbiamo chiedere se questa è l’unica via da percorrere o se invece bisogna sondare altri terreni, per esempio cambiare il modo di vedere il calcio.
È un problema complesso che non può risolversi in poche battute, in quanto gli interessi economici che gravitano intorno al fenomeno sportivo sono tanti, non solo, questi prendono addirittura il sopravvento sulla stessa vita dell’uomo. Il valore assoluto della vita infatti cede facilmente il passo allo strapotere del business che ruota intorno al calcio, non è la prima volta che muore qualcuno ma non sono stati mai presi drastici provvedimenti.
Da un paio di anni faccio parte della “ Selecao Internazionale Sacerdoti calcio ”, associazione NO PROFIT che partecipa ad eventi e partite di calcio a scopo benefico in tutta Italia. Il nostro slogan?
Non ci crederete mai:
“Undici calciatori che giocano….da Dio”
Sono simpaticamente noto come don Antonio il “ Cassano delle Puglie”, ma da definire ancora se indisciplinato oppure calcisticamente bravo come il giocatore barese. Lascio a voi l’intuizione!
La nostra Selecao vanta la presenza di molti sacerdoti, alcuni provenienti persino da altri paesi. Ci lega la comune passione per il calcio che diventa per noi uno strumento per educare ai valori importanti della vita; come la solidarietà, l’amicizia, la pace, impegnandoci alla costruzione di una società più umana e cristiana.
Raccogliamo fondi per realizzare progetti umanitari e venire così incontro alle esigenze di chi si trova nel bisogno.
In sostanza pratichiamo lo sport in modo bello e genuino, come luogo di incontro e di condivisione in netto contrasto con gli episodi di violenza che avvengono spesso sui campi da gioco e sugli spalti. Insomma uno sport a servizio dell’uomo.
Non è corretto sostenere che il calcio vada abolito o giocato a porte chiuse, sarebbe un grave errore. Bisogna piuttosto convincersi che il calcio, vissuto sia da protagonista che da spettatore, è un gioco, un momento distensivo, una occasione per ritrovarsi con parenti, amici e fare nuove conoscenze.
Proprio come diceva il servo di Dio Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo internazionale degli sportivi:
“Lo sport è gioia di vivere, gioco, festa, e come tale va valorizzato e forse riscattato, oggi, dagli eccessi del tecnicismo e del professionismo mediante il recupero della sua gratuità, della sua capacità di stringere vincoli di amicizia, di favorire il dialogo e l’apertura gli uni verso gli altri, come espressione della ricchezza dell’essere ben più valida ed apprezzabile dell’avere, e quindi ben al di sopra delle dure leggi della produzione e del consumo, e di ogni altra considerazione puramente utilitaristica ed edonistica della vita”
DON ANTONIO RANDINO
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