Approfondimenti » 18/02/2007
Scritte sui muri e arresti: facce della stessa medaglia. Di Gianluca Nigro
Vi sono dei processi sociali che non possono essere analizzati solo con la sociologia della politica, ma hanno bisogno di essere analizzati e contestualizzati soprattutto in relazione al territorio in cui si svolgono.
Vi è un legame culturale fra le vicende degli arresti di “Antonino & co”, le scritte sui muri della città che inneggiano a farneticanti “compagni”, le manifestazioni contro il rigassificatore e la manifestazione di Vicenza.
Il nesso è la politica, la sua aderenza alla realtà, la sua capacità di parlare con le parole delle persone in carne ed ossa e la sua capacità di risolvere i problemi.
Quando si critica, giustamente, la gestione Antonino della città in pochi riescono a dire e capire che, in quel tempo, che è un altro rispetto a quello che stiamo vivendo, il discorso pubblico parlava alla pancia di questa città, dicendole di avere il modo per risolvere i problemi della fame dei suoi cittadini.
Tutti quelli che parlavano con un simile linguaggio, cercavano di superare lo scoglio della realtà: narcotizzavano i bisogni e tutto si faceva secondo la logica del meno peggio.
La vicenda degli arresti di Antonino ci dice che quando la politica si autonomizza rispetto alla società allora si arriva al cortocircuito sociale e le contraddizioni ed anche il non senso si mostrano in forma evidente.
Le scritte sui muri di Brindisi o le azioni vere o presunte dei nuovi epigoni dello stalinismo (di questo si tratta a mio avviso) rappresentano essenzialmente questo: la politica che diviene autoreferenziale parlando il linguaggio farneticante della violenza. Costoro si combattono non con la repressione, anch’essa figlia della cultura della delega, ma con la costruzione di veri processi democratici ed inclusivi.
Queste due vicende, arresti per rigassificatore e nuovo terrrorismo, sono due facce della stessa medaglia, anche se apparentemente assai diverse e lontane fra di loro.
Le vicende di Genova del 2001 ci hanno mostrato esattamente questo: la repressione dipende molto da chi e come viene messa in atto e, soprattutto, che essa non lobotomizza le menti. Lì si tentò, manu militari, di rompere la crescita di un movimento che metteva nella sua agenda politica i bisogni reali delle persone. Non ci si riuscì, ed oggi ne vediamo, fortunatamente, gli effetti.
Oggi, nel movimento di Vicenza, vediamo che quelle esperienze continuano a produrre senso e mobilitazione.
Le manifestazioni contro il rigassificatore e quelle contro l’allargamento della base di Vicenza,
dicono altro: dicono di comunità intere che affrontano nel modo più “politico” possibile il destino della propria città e della propria esistenza, ancorché declinata in modo collettivo e non privato e riescono a combattere efficacemente tutte le derive violente e politiciste.
Questa è, a mio avviso, la nuova politica, che nella città di Brindisi trova un humus forte anche nei livelli istituzionali.
E’ utile ribadire che, nonostante le resistenze, un cambiamento si sta producendo. Agevoliamolo. I problemi che di cui stiamo parlando sono, in sintesi, legati all’idea di democrazia di cui siamo espressione. Confrontiamoci.
Gianluca Nigro
Segreteria Regionale PRC
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