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Approfondimenti: Partito democratico: cercasi idee disperatamente. Di Nicola Bellanova



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Approfondimenti » 16/05/2007

Partito democratico: cercasi idee disperatamente. Di Nicola Bellanova

Un grosso recipiente da riempire con dei contenuti ancora non del tutto chiari: ecco come vedo questo “tranquillo” parto della nuova formazione politica di CENTRO - SINISTRA (col trattino, si badi bene)…
Se l’intento è quello di scopiazzare pari pari l’esperienza dell’omologo Partito Democratico americano, allora l’impatto sarà traumatico.
Il nostro Paese, la nostra storia e cultura politologica, vissuta per decenni su un bipolarismo ideologico prima e pseudobipolare poi, non è pronto per accogliere una forza politica che rappresenta la sintesi di una o più anime sino a qualche anno fa inconciliabili.
La navigazione è tortuosa e di non facile mappatura e, senza una bussola programmatica, il rischio di paurosi naufragi non sembra campato in aria.
In questo processo riformatore, indubbiamente la Margherita, per storia e tradizione, sembra trovarsi più a suo agio rispetto all’elefantiaca e ideologizzata macchina burocratica appannaggio del Pci-Pds-Ds.
A nulla valgono le rassicurazioni di Fassino, Veltroni e Rutelli: la svolta “filoamericana” in atto nel maggior partito della sinistra italiana non è e non sarà accettata a cuor leggero dai tanti militanti della Quercia, cresciuti alla luce del “Sol dell’avvenire”.
Mentre all’interno del partito di Rutelli convergono anime ed esperienze diverse, che sotto il simbolo del fiore primaverile hanno trovato una sintesi spontanea tale da superare steccati idealistici oramai vetusti, la riottosità di questo passaggio che, al di là dei dati congressuali, non risiede nella “forma mentis” di chi per anni si è sentito protetto dalla “longa manus” di falce e martello, costituisce un ostacolo non di poco conto.
Il principio della delega congressuale, vero fulcro della democrazia rappresentativa, sembra volgere ad una felice conclusione della vicenda, anche se gli spifferi minacciosi provenienti dalla base sono da considerare con la dovuta attenzione...
Lo snodo cruciale è proprio questo. Al di là dei facili entusiasmi e delle enunciazioni programmatiche, tuttavia le riserve permangono eccome; i verdetti dei congressi servono soltanto a tracciare un primo sommario bilancio, ma la “prova del nove” (semmai ci sarà e quando ci sarà) la stabilirà perentoriamente e senza appello il responso delle urne.
Le elezioni sono il succo della politica: nel segreto della cabina, tessere di partito e accordi di apparato lasciano il posto alla ragione e alla passione, sentimenti che spesso (come tante tornate elettorali confermano) consentono di cambiare in corsa esiti apparentemente già scontati. Anche perché, questo è un dato di fatto, le tesi di Fassino non è che abbiano poi raccolto percentuali “bulgare”, tutt’altro…
Detto ciò, basterà vedere quanti semplici ed anonimi iscritti e non seguiranno il Correntone Mussi, per non dire delle prossime scadenze elettorali, primo vero banco di prova per questa nuova “costituente democratica”.
Il problema non è la collocazione nell’ambito del Pse, bensì l’ appeal che una (al momento improba) sintesi di contenuti e di nomenklatura possa avere in una larga fetta di elettorato che una volta si dichiarava “moderato”, “di centro”, “di sinistra” e “di centrosinistra”.
Una prima sommaria analisi “anagrafico-settoriale” sembrerebbe dar ragione al trio Veltroni-Fassino-Rutelli, tesi alla catalizzazione del voto degli “under40″.
Tuttavia, le riserve permangono. Come ogni novità, il Partito Democratico rischia di barcamenarsi tra veti incrociati, steccati ideologici e beghe di cortile. Allora i rimedi per evitare questa deriva ingloriosa sono due: o si rompono i ponti col passato e rinunciare ad essere “partito” nel senso classico del termine (avvicinandosi in tal modo a Forza Italia ed a quel modello di spersonalizzazione burocratica sul modello statunitense sposato in primis da Veltroni), oppure giocare la sfida sui contenuti e sui programmi; dotandosi quindi di un assetto meno snello e rischiando in tal modo di bruciare l’effetto novità, col pericolo concreto di perdere ulteriori pezzi lungo il tortuoso cammino.
Si sente dire in giro che il PD non sarà un nuovo partito ma un “partito nuovo”, che il prossimo 14 ottobre sarà la festa della nuova formazione politica… Ma francamente, senza contenuti e manifesti d’intenti, il panettone sarà dura da mangiare… Vengano signori, la partita è ancora apertissima…

NICOLA BELLANOVA
Pubblicato su “Il Corriere di Toscana” - ed. Lucca


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