Approfondimenti » 20/08/2007
Tutte le vie portano... Di Enrico Sierra
Avevo tredici o quattordici anni quando, una volta a letto, cercavo di ripercorrere mentalmente il nome di tutte le vie che portavano dalla Stazione ferroviaria "abbasciu alla marina". Oggi, che di anni ne ho un po' di più e vivo fuori, ricordo solo quelle legate alla mia vita di allora. Percorro la città con i ricordi sfumati del passato, formandomi degli
itinerari attraverso Chiese e Monumenti.
Ricordare fatti, persone, amici e luoghi cari che prima erano
la mia vita, la mia gioventù, rappresenta un tuffo nel passato; parlare di luoghi, negozi e ritrovi che i giovani di oggi probabilmente non conoscono vuol dire risvegliare nel mio cuore emozione ed anche rimpianti.
Ed allora si incomincia.
Parto dalla Stazione Ferroviaria, ed oggi che vedo? Automobili, bus, motorini, il piazzale è intasato e si circola a
mala pena. Ieri c'erano si e no due o tre carrozze che aspettavano i clienti, ed appena facevano il pieno i ragazzini saltavano sulla parte posteriore, della carrozza, prendendo alcune "scuriate," che facevano veramente male.
Cosi' mi ha ricordato un amico brindisino, Teodoro, che
vive a Milano e sente Brindisi sempre vicino al suo cuore.
A sinistra, sul piazzale c'era (e c'è ancora) un bar, dove si
preparava un caffe' che era una vera delizia. Venivano da lontano per sorbirne una tazza che "risuscitava puru li muerti".
A destra ci sono i Bastioni... ma io vado avanti.
A destra oggi c'è un albergo bellissimo ed accogliente. Ieri, al suo posto, c'era la Casa del Balilla, distrutta da un bombardamento la notte del 7 novembre 1941. Prima della
guerra, la Casa del Balilla veniva chiamata la GIL, e tutti noi giovani eravamo balilla, avanguardisti e giovani fascisti.
Dirimpetto, all'angolo con Via Cristoforo Colombo, c'era il negozio di abbiglimento "Giulivo", specializzato nella fornitura di divise militari. Di fronte alla GIL esisteva una Clinica Privata.
Percorrendo Via Indipendenza si raggiungeva il Parco delle
Rimembranze. Oggi è solo un ricordo perche è stato distrutto. Al suo posto vi è la via che porta alla parte superiore di via Lecce ed al Cimitero. Peccato.
A metà della Via abitava l'ing. Roma, proprietario di un albergo al centro e Presidente della squadra calcistica brindisina. Era una persona distinta e gentile. Conosceva la mia famiglia ed era amico di mio padre.
Sulla sinistra della via, si trovava una chiesetta, che credo fosse la Chiesa Greca. Piu' avanti sempre sulla
sinistra abitava il Cav. Ferruccio Poto, Dirigente del Comune, una persona veramente ammodo. Era il padre del mio
caro amico Dott. Vanni, con il quale, negli anni successivi avrei
giocato a pallacanestro.
E così sono arrivato alla Chiesa della Pietà che risveglia in me
ricordi, immagini, senzazioni meravigliose e tanta gioia. E' qui, infatti, che, più di cinquanta anni fa, ho sposato Maria.
Andando ancora avanti, a sinistra, vi è Corso Roma; a destra, dove oggi c'è il Cavalcavia che collega il centro cittadino al Rione Commenda, era tutta campagna. Lì mia madre, con la Commare Maria, andava a raccogliere "li cicurieddi", e, quando pioveva, "li cuzzeddi" (da lessare con aglio, olio ed
origano). Non riempivano , na erano tanto buone.
A sinistra c'era il Liceo Ginnasio Marzolla, e, subito dopo le Case
dei ferrovieri, dove abitavano tanti miei cari amici. E poi il Parco delle Rimembranze, dove all'imbrunire ci incontravamo di sfuggita, con la ragazza, o come si diceva "la zita". Pochi minuti, una carezza, un bacetto e poi via.
Costeggiando il Parco, girando a destra si trovava la Palestra Galliano (che io chiamo Palestra Spiditu Pennetta). C'era un
fontanella dalla quale sgorgava acqua freschissima che ci dissetava prima di entrare dal cancello di ferro.
Andando ancora avanti ci si trovava sulla parte superiore di Porta Lecce, e , guardando giù si percorreva con gli occhi la Via Lecce. Sotto il ponte vi era la Cantina Ponticelli ed ancora avanti vi era una Casa Chiusa; poi un forno, che fu distrutto
dal bombardamento della notte del 7 novembre 1941. In quel forno si cuoceva il pane ma anche pasta, melanzane ed altro nelle "taieddi" portate dai clienti che non avevano la possibilità di cuocerle in casa.
Percorrendo ancora Via Lecce, sulla sinistra, prima di incrociare Corso Roma, si trovava la Cantina Monaco, che fu il ritrovo allegro e spensierato dei profughi giuliani durante il loro
soggiorno a Brindisi.
Andando avanti, dalla parte superiore di Porta Lecce, troviamo
la Chiesa di Cristo, piccolina ma bella, e di fianco l'appartamento del bidello dell'Istituto Commerciale Guglielmo Marconi, che mi ricorda tante amicizia e periodi bellissimi e spensierati. Vicinio all'Istituto
abitava la famiglia di Uccio Miano che ricordo sempre con simpatia: era un ragazzo che faceva girare la testa a tante
fanciulle.
Per andare al porto vi erano due alternative: la prima era
quella di costeggiare il Commerciale e prendere la Via Mattonelle; la seconda, più caratteristica, era
quella di entrare nei vicoletti, con casette basse e bianche che
portavano alla Via Lata.
Appena imboccata Via Lata, a sinistra si trovava la Salumeria
Arigliano, e più su, verso Via Lecce, il venditore di
ghiaccio. Era un piccolo negozio dove le famiglie si approvigionavano di blocchi di giaccio per riempire le
ghiacciaie, mobiletti in legno per la conservazione dei cibi
e delle angurie. Chi non possedeva la ghiacciaia metteva li "muluni sarginischi" nel lavandino e faceva scorrere l'acqua
fresca.
Sulla sinistra della via Lata vi era (e vi è ancora oggi) la
Chiesa di Santa Lucia, con una Cripta che testimonia il
martirio dei Cristiani. In Via Lata non vi erano molti negozi ma
tante case che rimanevano sempre aperte, perche allora si viveva tranquillamente, senza alcuna paura.
Dopo che Via Lata si congiunge con Via Mattonelle, si arriva al
Porto con i giardinetti con la vecchia ed alta palma che fa ombra a chi cerca il fresco nell'afa brindisina.
Sulla facciata della Dogana si trova la Meridiana, e giù, sempre dallo stesso lato della Dogana, vi era un cortile dove
con miofratello e l'amico Ezio Francioso (che ora si trova a Mestre) facevamo interminabili partite a "fuci fuci manue".
Sulla banchina del porto tanta gente era intenta a pescare. D'estate, dalle banchine, partivano i vaporetti e le barche che portavano i villegianti a Sant'Apollinare. Quando c'erano le partite di calcio, il servizio di trasporto era per il Casale dove c'è il Campo Sportivo.
Sono giunto cosi "abbasciu alla marina", dove portano tutte le vie di Brindisi.
Sono arrivato a piedi, percorrendo vie, vicoli della mia città
con il pensiero ed i ricordi dei miei anni di gioventu'. Dalla Stazione "Abbasciu alla Marina". La marina della
mia cara Brindisi.
Enrico Sierra
enricosierra@tiscali.it
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